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Posts Tagged ‘movimento’

È un neurone il vincitore dell’edizione 2018 del contest Nikon Small World in Motion.
Questo straordinario time lapse di soli 40 secondi è stato realizzato dalla Dr.ssa Elizabeth Haynes dell’Universita del Wisconsin, che ha catturato la sequenza di crescita di un neurone appartenente ad un embrione di pesce zebra (un comune pesciolino d’acqua dolce).
La scena, della durata effettiva di sedici ore, è stata ripresa usando un innovativo metodo di ripresa che ha previsto la creazione di un ambiente di sviluppo dell’embrione in un blocchetto di gel direttamente all’interno di un microscopio.
La giuria del concorso Nikon pare non abbia avuto grossi dubbi ad assegnare il primo posto, sia per il carattere innovativo del processo di realizzazione delle immagini che per le difficoltà tecniche affrontate. E poi è pure un bellissimo bianco e nero.
Che dire… il neurone vince, almeno qui. Magnifico no?

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Chica caliente

Chica caliente – © Copyright 2009 Pega

Forse è la stagione giusta per questo tema e quindi, in questo primo fine settimana di luglio, la tradizionale missione fotografica che ti propongo è dedicata all’energia.
E’ sempre stimolante provare a catturare in una fotografia ciò che va ben oltre l’immagine e nel caso del concetto di energia la questione si amplia non poco.
L’assignment non è vincolante su una forma specifica di questo concetto, puoi dedicarti infatti al calore come al movimento perché l’invito è a cercare di immortalare un’idea più ampia possibile di energia, anche emotiva per esempio.
Può essere una sfida proprio il tentare di racchiudere in un solo fotogramma più aspetti di questo concetto, questa è la missione per il weekend assignment numero 179.
Come al solito è un’occasione (o una scusa) per dedicare qualche momento alla fotografia ed uscire a scattare secondo un compito predeterminato con l’obiettivo stimolare la propria creatività.
Come sempre ti invito poi a condividere qui la foto che avrai realizzato.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Adoro i timelapse, i video fatti con lunghe sequenze di fotogrammi scattati in un intervallo di tempo che spesso è di notevole durata. Sono una specialità in cui alcuni fotografi sono diventati dei veri maestri, tanto che spesso li cito per i loro lavori straordinari realizzati con grande abilità, pazienza ed attrezzature a volte sofisticate.
Ma l’evoluzione è sempre dietro l’angolo e, quasi per caso, mi sono imbattuto in una sorta di novità tecnologica: Plotagraph Pro, un software che trasforma in timelapse anche una singola foto, attraverso un processo di morphing digitale controllabile tramite vettori, che trasforma anche un solo JPG in un’immagine in movimento ricca di quel soffice dinamismo tipico dei timelapse.
Si tratta di un prodotto che potrebbe aprire la strada ad un intero filone tutto nuovo e modificare l’approccio a vari tipi di fotografia, lanciando addirittura un modo diverso di proporre e vedere le immagini.
Come per i cinemagraph, la questione è controversa e sicuramente rigettata dai puristi. Di certo la ricerca di nuove modalità espressive può passare anche attraverso queste forme di evoluzione che, in qualche caso, si rivelano poi dirompenti.
Qui sotto un esempio di “timelapse artificiale”, un video realizzato dal fotografo Ron Risman partendo da soli 12 scatti (!).

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Automotive

Automotive - © Copyright 2010 Pega

Un tempo era davvero dura far sterzare le ruote di un veicolo fermo. Oggi, grazie al servosterzo non ci facciamo più caso, ma basta provarci a motore spento per capire il perché dei bicipiti dei vecchi camionisti.
Sterzare da fermi era un’impresa, ma bastava appena un leggero movimento perché la cosa divenisse molto più semplice e “morbida”.
Parlo di tutto ciò perché una cosa simile succede con la creatività. Star fermi rende difficile il cambiamento, ma basta un piccolo spunto per far germogliare qualcosa. È un meccanismo tipico di molti processi naturali: la nascita di cose nuove è sempre legata al movimento.
A volte ci si trova bloccati, senza idee o voglia di far fotografie, sembra non esserci alcuno spunto a disposizione. E’ la sindrome della pagina bianca degli scrittori, o l’impasse creativa che ogni tanto sembra affiorare in ognuno di noi.
Ma basta un po’ di movimento, un minimo di attività anche solo vagamente correlata alla fotografia, per sbloccare tutto. L’importante è non sedersi ed aspettare, ma fare in modo di avere un po’ di energia, magari lavorando su vecchie foto, andando ad una mostra, leggendo un libro o partecipando a workshop o photowalk.
L’importante è vincere l’immobilità. E’ così che le idee tornano quasi per incanto a fluire, proprio come lo sterzo che d’un tratto cominciava a girare senza sforzo, quando il veicolo dell’era “pre-servosterzo” iniziava a muoversi.

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Buon Natale Cinemagraphs

Copyright Jamie Beck

I Cinemagraphs sono fotografie con elementi in movimento, una forma d’arte in cui si sono specializzati il grafico creativo Kevin Burg e la fotografa Jamie Beck, creando un filone che sta riscuotendo un discreto successo, sopratutto negli Stati Uniti, dove alcuni marchi importanti hanno iniziato ad usare questo tipo di immagini per la propria comunicazione.
La natura mista di questa, che è forse limitativo chiamare solo tecnica, la rende particolare: il Cinemagraph mantiene tutta la capacità evocativa dell’istante fotografico ma, in aggiunta, gode della forza dinamica tipica delle immagini in movimento.
La realizzazione prevede la ripresa del soggetto sia con tecnica fotografica che in video, usando la stessa fotocamera. Nella successiva fase di postproduzione vengono miscelati gli elementi in movimento e realizzato il prodotto finale che non è altro che una GIF animata.
Visitando il sito di Jamie Beck ne ho trovati di veramente belli, in grado di trasmettere un’atmosfera quasi magica. Immaginandoli visualizzati su uno schermo molto grande, ho pensato che alcuni potrebbero risultare veramente ipnotici.
Insomma la fotografia che esce dalla frazione di secondo in cui è stata scattata; una sorta di paradosso visivo molto interessante.

Lincoln - Cinemagraph

Lincoln – Copyright Jamie Beck

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Cinemagraphs™ è un marchio registrato di Jamie Beck & Kevin Burg

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HoliIl tempo è uno dei cardini della fotografia. L’immagine fotografica è statica per sua natura, ma questa sua immobilità non definisce il lasso di tempo in cui il fotogramma è stato realizzato.
Una foto può essere stata scattata in un millesimo di secondo o durante un intervallo ben più lungo e questa caratteristica ha sempre segnato l’arte fotografica, mantenendone l’identità anche quando da essa sono derivate altre forme comunicative, come il cinema.
Oggi ti propongo qualcosa che forse rappresenta una nuova evoluzione, è una sorta di fotografia animata, il fotogramma che si espande dinamicamente nel tempo.
Holi tecnicamente è un video, ma se lo guardi capisci che in realtà è una cosa diversa, è un’opera a metà strada tra fotografia e filmato. Lo trovo bellissimo.
È stato realizzato da Variable, innovativa casa di produzione newyorchese che è una sorta di collettivo di creativi in grado di produrre, evidentemente, cose davvero notevoli.
Guardalo a schermo intero perché ne vale la pena.
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Sortilegio

Sortilegio – © Copyright 2012 Pega

Gli ingredienti sono semplici: un movimento regolare ed una lunga esposizione.
Non ci vuole molto altro per cimentarsi in un genere che può dare dipendenza: l’astratto dinamico. Eh sì perché basta davvero poco per rendersi conto di quante possibilità si possono sperimentare. In genere si comincia per caso, provando a “vedere che effetto fa” a muovere la fotocamera ad otturatore aperto, scovando effetti curiosi tra luci ed ombre. Il passo successivo è cercare maggior qualità, correggendo i tempi di esposizione e migliorando la precisione del movimento, magari montando la macchina su un cavalletto. Poi arriva la fase finale, quando si cercano di comporre tra loro più movimenti diversi, in genere combinati con l’uso dello zoom.
Insomma ci si può divertire parecchio con questa storia degli astratti dinamici. Se non hai mai provato inizia con un’esposizione di mezzo secondo ed un preciso movimento lineare (orizzontale o verticale) che esalti i tratti tipici dello scenario che hai davanti. Un esempio classico è quello di muovere verticalmente la fotocamera mentre si fotografano degli alberi ma anche il movimento orizzontale può dare risultati interessanti, specie di fronte a scenari dominati da linee stratificate, l’importante è la precisione del movimento.
Tra le possibili tecniche sono da tenere in considerazione anche le rotazioni come l’avvicinamento (o allontanamento) dal soggetto, facilmente ottenibile con ottiche zoom.
In genere si va per tentativi, arrivando a trovare una combinazione di movimenti che risulta più o meno armoniosa.
Il mio scatto sopra è uno zoom-out combinato con una rotazione. Tempo di esposizione circa un secondo.
Buon divertimento!

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Oggi voglio proporti una tecnica divertente da provare, sperimentare ed interpretare a modo proprio.
L’idea è quella di dare una particolare dinamicità allo scatto, un senso di movimento e velocità reso dallo sfondo mosso, ma con un metodo diverso dal tradizionale panning.
Il panning classico infatti non è sempre applicabile ed esistono casi in cui si può anche procedere in modo diverso per ottenere comunque risultati di grande effetto.
Come fare? Semplice: si sistema la fotocamera in modo che questa sia solidale con il soggetto, poi lo si fa muovere ed ecco che se il tempo di esposizione è abbastanza lungo… lo sfondo verrà (ovviamente) mosso.
Puoi provare questa tecnica anche banalmente facendoti un autoscatto a braccia tese mentre giri su te stesso, fotografando gli occupanti all’interno di un veicolo in movimento oppure inquadrando un mezzo piazzando la fotocamera in modo stabile come ci fa vedere Jay Morgan nel video sotto.
Esistono infiniti modi per sfruttare questa sorta di “panning solidale”, la bravura sta poi nella capacità di gestire la luce, le impostazioni di esposizione e magari anche aiutandosi con un telecomando o l’autoscatto.
Buona visione e… buon divertimento.

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La scorsa estate il fotografo Christoph Malin ha piazzato la sua attrezzatura sull’isola di La Palma alle Canarie e, passando  qualche notte all’aperto in questo luogo caratterizzato da un bassisimo inquinamento luminoso, ha realizzato un video che ho trovato stupendo.
E’ un time lapse molto ben fatto che coglie gli scenari suggestivi del posto ma anche, e sopratutto, il cielo stellato con la Via Lattea in tutto il suo splendore.
Una settimana di lavoro ed oltre 13.000 immagini, scattate con l’ausilio di vari accessori per la fotografia astronomica ed anche un dolly per ottenere il movimento, caratteristica che ormai è un must per i time lapse professionali.
Bel lavoro Christoph!

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Automotive

Automotive - © Copyright 2010 Pega

Con l’avvento del servosterzo, di cui ormai sono dotate anche le utilitarie più economiche, abbiamo perso un piccolo esempio quotidiano di quella che è una delle leggi fondamentali del processo creativo.
🙂
No, non ti preoccupare non sono impazzito.
Quello a cui mi riferisco è un meccanismo tipico di molti processi naturali : la nascita di cose nuove è sempre legata al movimento.
La mia analogia è probabilmente efficace solo per chi appartiene alle generazioni “pre servosterzo”, che ricordano la notevole difficoltà nel cercare di far sterzare le ruote di un’automobile da fermi. Bastava però un piccolo movimento, un po’ di inerzia, per far si che quel “cambiamento” divenisse facile, quasi senza sforzo.
Per il processo creativo è la stessa cosa. A volte ci si trova bloccati, non vengono nuove idee, sembra non esserci alcuno spunto a disposizione. E’ la sindrome della pagina bianca degli scrittori, o l’impasse fotografica che ogni tanto sembra affiorare in ognuno di noi.

Ma basta un po’ di movimento, un minimo di attività anche solo vagamente correlata alla fotografia per sbloccare tutto. L’importante è non sedersi ed aspettare ma fare in modo di avere un po’ di inerzia.
Lavorare sulle vecchie foto, andare ad una mostra, leggere un libro, fare un workshop o una photowalk.
L’importante è vincere la stasi. E’ così che le idee tornano quasi per incanto a fluire, proprio come lo sterzo che d’un tratto cominciava a girare senza sforzo quando il veicolo dell’era “senza servosterzo” iniziava a muoversi.

Ma ormai l’idroguida ci ha tolto anche questo.
Certo che altri aspetti meno legati alla creatività ne hanno tratto giovamento. Non tutti i mali vengono per nuocere.

🙂 🙂 🙂

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