
Edward S. Curtis
Edward S. Curtis non è un nome che proprio tutti conoscono.
Esploratore, etnologo e fotografo, dedicò gran parte della sua vita a documentare l’epopea del Far West e dei nativi americani, popolo che ammirò e studiò, divenendone profondo conoscitore.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento Curtis viaggiò a lungo in tutto il Nord America, con l’intenzione di immortalare le tribù di nativi americani che stavano già allora scomparendo. Realizzò in questo modo un importante lavoro di documentazione che comprendeva immagini descrittive di personaggi, usi e costumi di oltre 80 tribù. Questa raccolta fu intitolata “The North American Indian” ed è tutt’ora considerata una delle opere di documentazione più importanti del settore, tanto che Curtis è spesso definito come il “cantore degli indiani d’America”.
Si possono trovare facilmente in rete molte immagini appartenenti a questa raccolta che, anche solo dal punto di vista puramente fotografico, è un vero capolavoro con ritratti davvero stupendi.

Medico della tribù dei Corvi – Edward S. Curtis, 1908

Uomo Pellerossa – Edward S. Curtis , 1907




La fotografia è nata statica, la sua caratteristica primaria è catturare la realtà congelandola in una immagine fissa. Esistono però tecniche, derivate dalla fotografia, che si discostano solo di poco dal concetto originale. Sono mutazioni che per complessità realizzativa sono da considerarsi ormai lontane dalla fotografia classica, ma per quanto riguarda la fruizione, le sono vicinissime e portano un valore nuovo. È il caso delle riprese ad alta velocità. Questa tecnica era un tempo riservata solo a pochi fortunati in grado di permettersi attrezzature costose e sofisticate. Oggi però sono arrivati sul mercato dispositivi dal costo ben più abbordabile, capaci di ottime prestazioni “high speed”.








