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Resumed

Resumed ! - © Copyright 2009 Pega

Chi non è d’accordo sul fatto che la bicicletta è tremendamente fotogenica?
Forse il suo fascino è legato al design ed alle sue forme geometriche o a quel primordiale senso di binomio uomo macchina, ma forse c’è qualcosa in più. Mi diverte pensare che lo strano rapporto tra bici e fotografia stia anche nella quasi contemporaneità delle due invenzioni, entrambe concepite nel corso dei decenni a cavallo tra il 1700 ed il 1800.
La bici è fotogenica specie per chi la vede con l’occhio romantico, un mezzo a misura d’uomo nella sua semplicità ed economia, in particolare se è un po’ datata, usata, vissuta… magari un po’ arrugginita.

Di sicuro la bici è spesso oggetto delle attenzioni di chi si interessa di fotografia e mi ha sempre colpito la quantità e la qualità di immagini che sono state caricate nel tempo su un gruppo che anni fa creai su Flickr che si chiama appunto “sellini sfondati e bici rugginose“.

L’idea dell’assignment per questo weekend è dunque la bici.
Prova a fare qualche scatto a questo soggetto, è facile trovarselo davanti all’obiettivo. Scoprine le linee geometriche, i dettagli, o magari le persone che la conducono. Poi, come ormai propongo sempre, aggiungi in un commento qui sotto il link alla foto.

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20130209-163236.jpg

È la foto di un ragazzino in bici.
Sembra un po’ incerto ma l’espressione è di impegno, quasi di una certa fierezza. È la sua nuova bici, una bicicletta “come quella dei grandi”, altro che il vecchio triciclo. Camicia a quadri e pantaloni corti. Una curiosa fascia bianca gli orna la testa, è con buona probabilità il segno di un recente “passaggio a cresima”.
La composizione è semplice, pulita. Sulla sinistra una finestra chiusa, in basso a destra una piccola presa d’aria nel muro dell’edificio che il ragazzo sta costeggiando. Non c’è altro.
Sapore d’estate e di tanti anni passati. Siamo a Firenze, intorno al 1940.

Non sono sicuro sull’autore di questa foto che adoro. Molto probabilmente la scattò mio nonno, anche perché quello in bici… è mio padre.
🙂

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Giulia

Giulia - © Copyright 2009 pega

Auto, moto, bus, bici, treni, aerei, navi, calessi, monopattini, slitte… chi più ne ha più ne metta…

Quotidianamente abbiamo a che fare con gli oggetti che ci permettono di spostarci, muoverci, viaggiare.
Si tratta di qualcosa che non di rado si presta bene a divenire il soggetto di qualche scatto interessante, e così per questo weekend ho pensato di invitarti a fare qualche foto proprio pensando ai mezzi di trasporto. 

Di sicuro non ci dovrebbero essere problemi ad averne a disposizione, ne siamo circondati. E così il fulcro della foto potrebbe anche essere nel rapporto, che a volte è di amore odio, che si ha con questi prodotti dell’ingegno umano.

Nel weekend prova a fotografare con occhio attento i normali mezzi di trasporto che hai intorno, oppure vanne a cercare qualcuno particolare, fanne comunque i protagonisti di qualche tuo scatto e poi, se vuoi, mostracelo postando un commento con il link alla tua foto.
Condividere con tutti i lettori del blog è divertente ed interessante e può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Downhill riders
Downhill riders – © Copyright 2009 Pega

Nella cultura orientale c’è un concetto che mi ha sempre affascinato.
I Giapponesi lo chiamano “Yohaku-no-bi” è la “bellezza di ciò che manca” , il gusto di esprimere il bello attraverso il togliere o il nascondere.

A differenza di altre arti, della musica per esempio, dove per togliere si può solo far ricorso al “non mettere”, in fotografia si ha la possibilità di esplorare questo filone creativo in due modi.
Il primo è quello di cui parlavo nel post “l’arte del levare” di qualche tempo fa, il secondo è invece quello di creare uno spazio negativo nelle nostre immagini.  
Lo spazio negativo può essere ciò che circonda il nostro soggetto e lo esalta, crea drammaticità ed intensità nell’immagine, oppure può essere il soggetto stesso della nostra fotografia.

La prossima volta che sei a fotografare prova sperimentare questo concetto, lascia che lo spazio negativo faccia parte di qualche tua immagine.

Ah, dimenticavo… lo spazio negativo non deve essere necessariamente… nero.

🙂

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Resumed

Resumed ! - © Copyright 2009 Pega

Chi non è d’accordo sul fatto che la bicicletta  è tremendamente fotogenica ?
Probabilmente il suo fascino è legato al design ed alla comunione tra le forme geometriche che la costituiscono ma mi diverte anche pensare che la ragione di questa affinità col mezzo fotografico stia nella quasi contemporaneità delle due invenzioni, entrambe concepite nel corso dei decenni a cavallo tra il 1700 ed il 1800… ma forse questa è solo una mia fantasia.
La bici magari è fotogenica solo per chi la vede con un occhio un po’ romantico, come mezzo a misura d’uomo nella sua semplicità ed economia, in particolare se è un po’ datata, usata, vissuta… magari un po’ arrugginita.

Di sicuro la bici è abbastanza spesso oggetto delle attenzioni di chi si interessa di fotografia.
Mi colpisce sempre la quantità e la qualità di immagini che vengono progressivamente caricate su un gruppo che quasi due anni fa creai su Flickr che si chiama appunto “sellini sfondati e bici rugginose“.

L’idea dell’assignment per questo weekend è quindi  la bici.
Prova a fare qualche scatto a questo soggetto, è facile trovarselo davanti all’obiettivo… scoprine le linee geometriche, i dettagli, o magari le persone che la conducono…

Poi, come ormai propongo sempre, se vuoi prova a pubblicare in un commento qui sotto il link alla foto sul tuo album online.
E’ divertente ed interessante condividere. E può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Lusetti Family -  Paul Strand

The Lusetti Family, Luzzara, Italy 1953 - Paul Strand - Copyright ©Aperture Foundation, Paul Strand Archive

Adoro questa foto. Paul Strand la scattò durante un suo periodo di permanenza in Italia.
Erano gli anni del dopoguerra e Strand stava lavorando con Cesare Zavattini ad un progetto che sarebbe diventato il libro “Un Paese”.
L’immagine è apparentemente semplice, ma fin dalla prima volta che l’ho vista mi è apparsa come un capolavoro di intensità e composizione, un ritratto fotografico straordinario anche per la storia che racconta.
La scena ritrae un gruppo di persone che stanno nei pressi di quella che si intuisce essere la loro casa.
Dalle condizioni dell’edificio e dai tanti particolari che si possono notare nell’aspetto e nell’abbigliamento, non è difficile dedurre che si tratta di persone povere. L’Italia usciva dall’abisso della seconda guerra mondiale e questa era una condizione molto comune in quel periodo.
Anche se aiutati dal titolo dell’opera, è intensa la sensazione che i cinque uomini ritratti siano fratelli e l’anziana donna la loro madre, figura molto forte accentuata dalla posizione quasi centrale nella composizione.
La matriarca è vestita in modo austero, è abbastanza immediato pensare che si tratti di una vedova. Sono passati già alcuni anni, ma la probabile perdita del marito durante la guerra è una tragedia che sembra quasi permeare il bianco e nero di questa immagine.
Accanto a lei quello che, almeno a me, appare come il maggiore dei fratelli, colui che in qualche modo ha preso il posto del padre nella vita della famiglia. E’ l’unico del gruppo ad essere messo di fianco, appoggiato allo stipite, la testa leggermente piegata in avanti, quasi ad esprimere impercettibilmente il peso delle responsabilità della sua posizione nella famiglia.
La composizione è magistrale.
Il modulo circolare raggiato della ruota della bicicletta è ripreso dall’elemento posto sopra la porta e da quello che probabilmente è un mobile con specchio semicircolare posto nello scuro della stanza all’interno.
Le teste delle persone si trovano tutte su livelli diversi ed i loro sguardi, non indirizzati all’obiettivo, danno vita a piccoli rivoli di curiosità nell’osservatore. Cosa starà guardando per esempio l’uomo in piedi all’estrema sinistra? E suo fratello seduto accanto che guarda deciso verso destra?

E’ facile farsi trasportare da una foto come questa ed appassionarsi, chiedersi com’era la vita di questi Italiani del primo dopoguerra; immaginare, guardandoli in questa foto, i caratteri e le relazioni tra questi fratelli.

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resumed

“Every time I see an adult on a bicycle, I no longer despair for the future of the human race.”
(H.G. Wells)

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