Jane Bown era stata inviata dall’Observer per fotografare Samuel Beckett mentre dirigeva uno spettacolo alla Royal Court, nel 1976.
Il drammaturgo e premio Nobel irlandese era noto per la sua riluttanza ad essere ritratto e già altri fotografi avevano tribolato nel tentativo di immortalarlo adeguatamente.
Beckett le disse che acconsentiva a farsi fare una foto ma lasciò la Bown in attesa per ore dietro le quinte, finchè un assistente le porse un foglietto con scritto che Beckett aveva cambiato idea e che non se ne faceva di niente.
La fotografa si sentì ribollire il sangue ma non si perse d’animo. Lo attese fino alla fine dei lavori e poi gli si presentò davanti all’improvviso, alla porta di servizio da cui Beckett stava uscendo. Gli promise di fare solo tre scatti veloci, lui gliene concesse cinque.
A volte la tenacia premia, eccome.
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Il soggetto riluttante
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged bianco e nero, drammaturgo, Jane Bown, Nobel, professionalità, ritratto, Samuel Beckett, scrittore, testardaggine on 07/03/2014| 11 Comments »
Un selfie d’epoca
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, Technique, tagged 1920, autoritratto, Autoscatto, gruppo, New York, pinhole, ritratto, self, selfie, stenopeica, twenties on 03/03/2014| 11 Comments »
Pensavi che il “selfie” fosse una moda del presente? Un gesto legato alla diffusione di fotocamere compatte e smartphone? Beh no, eccoti un esempio.
Siamo nel 1920 a New York. Sul tetto di un edificio che si affaccia sulla Fifth Avenue, cinque uomini posano per un autoscatto. La fotocamera è grossa e probabilmente un po’ pesante, così in due la sorreggono. Le loro braccia sfuggono ai lati dell’immagine che risulta grandangolare, con i soggetti al centro rimpiccioliti in modo innaturale. Non c’è distorsione curva ma solo prospettica e viene da pensare che possa trattarsi di una macchina fotografica stenopeica.
Forte eh? E lo sai cos’è il bello? Di questo scatto c’è pure il backstage!
🙂
Contrasto e femminilità
Posted in Culture, History of photography, People, Photography portraits, Technique, tagged contrasto, femminile, fotografia, maschile, percezione, ricerca, ritratto, volto on 27/02/2014| 6 Comments »

Fai bene attenzione a come gestisci il contrasto nei tuoi ritratti.
Richard Russel è un ricercatore di Harvard che con la sua “Illusion of Sex” si piazzò nel 2009 al terzo posto nel premio internazionale Illusion of the Year. La sua ricerca dimostrava che il contrasto modifica la percezione di genere e che la stessa persona, raffigurata nella stessa immagine, appare come più femminile se il contrasto nelle zone occhi e bocca viene aumentato, mentre risulta più maschile al diminuire del contrasto in queste aree.
Tutto ciò non dovrebbe meravigliare perché è pienamente coerente con le usanze femminili che da millenni prevedono la colorazione di labbra e contorno occhi. Questi interventi altro non sono che tecniche per aumentare, dal vivo, il contrasto sul volto.
Ci avevi mai pensato? E’ un’informazione di cui far tesoro.
Bresson e il ritratto di Ezra Pound
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged Bresson, ezra, fotografia, Italia, portrait, Pound, psicologia, ritratto, storia, Venezia, Venice on 23/02/2014| 2 Comments »
Henri Cartier-Bresson andò a trovare Ezra Pound a Venezia, nel 1971.
Il poeta americano aveva ottantasei anni. Dopo aver incarnato il modernismo ed essere stato tra i protagonisti della poesia di inizio secolo, Pound aveva affrontato un periodo molto buio della sua esistenza, finendo per trascorrere parecchi anni in manicomio. Dimesso, si era stabilito in Italia.
Bresson ha raccontato in più occasioni questo particolare incontro con Ezra Pound, un incontro in cui ci furono pochi scatti ed ancor meno parole. I due si guardarono a lungo, molto a lungo, intensamente. Quasi come in una sfida, si osservarono e si studiarono per un tempo che Bresson stima intorno ad un’ora e mezza.
Un profondo e pesante silenzio. Pound non disse niente, HCB fece sette scatti tra cui scelse questo: intenso, drammatico, forse doloroso.
È una gran lezione di Fotografia.
Prima di Photoshop c’era Jan Saudek
Posted in Culture, History of photography, People, Photography portraits, Technique, tagged "L'oscenità è spesso solo nella mente dell'osservatore", controverso, erotismo, fotografia, manipolazione, novecento, oscenità, ritratto, Saudek on 03/02/2014| 2 Comments »
La manipolazione delle fotografie non è iniziata con il digitale e già molto prima dell’avvento di Photoshop, c’era chi sperimentava e si divertiva a scoprire nuovi effetti.
Fin dall’Ottocento si erano messe a punto tecniche di alterazione e colorazione, ed in più di un caso ci furono artisti che ne fecero il loro segno distintivo.
Ma in tempi più recenti, non molti anni prima dell’avvento del digitale, c’è stato un fotografo pittore che ha esplorato in modo molto personale questo terreno: si tratta dell’artista ceco Jan Saudek.
Nato a Praga nel 1935, da bambino subì l’orrore della deportazione e, dopo la guerra, iniziò a creare le sue opere in uno scantinato dall’intonaco scrostato, nascondendosi al mondo.
Le sue sono immagini a metà strada tra realtà e sogno, surreali, bizzarre, a volte forti ed inquietanti, quasi sempre a sfondo erotico. Scatti nati in bianco e nero, che Saudek manipola colorandoli per trasformarli in immagini dallo stile inconfondibile.
Saudek o si odia o si ama. Alcune sue opere sono state scelte come copertine di album musicali, mentre in altri casi sono state accusate di oscenità ed escluse da esposizioni pubbliche, come lo scorso anno alla Foto Biennale internazionale australiana di Ballarat, dove la sua foto “Black Sheep and White Crow” è stata rimossa a seguito di accuse di incitamento alla prostituzione minorile.
Saudek è tuttora in attività e questo é il suo sito ufficiale.
Andy Warhol sopravvissuto, fotografato Da Richard Avedon
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged Andy, arte, attentato, Avendon, chirurgia, cicatrici, ferite, fotografia, pistola, proiettili, ritratto, Solanas, warhol on 24/01/2014| 2 Comments »
Era il 3 giugno del 1968 quando Valerie Jean Solanas, una giovane scrittrice che aveva sottoposto un suo dramma teatrale ad Andy Warhol chiedendogli di produrlo, entrò nello studio dell’artista sparando diversi colpi di pistola. Ferì gravemente Warhol, mentre il suo curatore e compagno di allora Mario Amaya ed il manager Fred Hughes se la cavarono con poco.
Il manoscritto Up Your Ass, della Solanas lo aveva incuriosito ma anche sorpreso per quanto fosse pornografico. Warhol addirittura sospettò una trappola della polizia, con cui già aveva avuto problemi per la censura di alcune sue opere cinematografiche considerate oscene, decise quindi di metterlo da parte. Ma la Solanas lo rivoleva indietro. All’ammissione di Warhol di averlo smarrito e di non essere disposto a pagarle una somma di denaro, la situazione precipitò.
L’artista lottò tra la vita e la morte, poi sopravvisse per miracolo. Sottoposto a complicati interventi chirurgici, riportò postumi permanenti, rimanendo molto segnato anche a livello psicologico.
Nell’agosto del 1969 Warhol acconsentì alla proposta di Richard Avedon di ritrarlo nel suo studio, ad un anno da quel difficile momento, decidendo così di mostrare le sue cicatrici al mondo.
La selezione di un grande scatto
Posted in Black and White, Culture, History of photography, Interview, People, tagged burri, Che, fotografia, Guevara, provini, Renee, ritratto, selezione on 20/01/2014| 3 Comments »
E’ raro poter accedere al percorso creativo che sta dietro ad una foto divenuta celebre ed importante. E’ raro e difficile perché tutti gli artisti, in questo i fotografi non fanno eccezione, sono in genere restii a condividere questa fase del processo. Ma esistono eccezioni. Ne parlai in un vecchio post, citando il caso del ritratto di Igor Stravinsky realizzato da Arnold Newman e della possibilità di vedere per intero quel rullino, potendo osservare il percorso seguito dal fotografo per arrivare all’immagine finale.
Oggi è il caso di un altro raro esempio. Sono le fotografie realizzate da René Burri a Che Guevara nel 1963, durante un’intervista. E’ il rullino da cui fu poi scelta una delle immagini più iconiche e famose di questo personaggio. I provini sono posti su una scheda dell’agenzia Magnum, proprio come potremmo trovarli aprendo il cassetto dell’archivio di Burri. Sono foto abbastanza diverse tra loro ma anche coerenti, scattate in un contesto al cui proposito Burri ricorda: “Capii subito che non gli piaceva posare per le foto. Il Che, irritabile, fumava il suo sigaro. L’intervista con la giornalista durò circa due ore. L’incontro si trasformò presto in scontro ideologico. Cercò di spiegare alla giornalista statunitense i benefici della rivoluzione cubana. Resti agli atti che non mi offrì nemmeno un sigaro”.
Lo scatto più famoso non è quello finale. Non è un percorso di ricerca come nel caso dello Stravinski di Newman, piuttosto una selezione a posteriori. E’ una lezione di come la capacità di critica ma anche di valorizzazione del proprio lavoro sia una risorsa che ogni fotografo deve saper coltivare e raffinare. Un aspetto fondamentale per poter davvero considerare completo il proprio percorso creativo.
Jumpology reloaded
Posted in Black and White, Culture, Flash shots, History of photography, People, Photography portraits, Technique, tagged Halsman, jump, jumpology, persone, ritratto, salto, verità on 02/01/2014| 4 Comments »
C’è un particolarissimo tipo di ritratto che il fotografo Philippe Halsman si divertiva a realizzare negli anni cinquanta e che lo rese celebre. Si tratta di una sorta di filosofia dello scatto che lui denominò “Jumpology“.
In quel periodo Halsman era stato incaricato dalla NBC di realizzare una serie di fotografie a personaggi molto famosi, tra cui importanti nomi dello spettacolo come Bob Hope e Marilyn Monroe, ma anche celebrità della scena politica come Richard Nixon, i coniugi Ford ed i Windsor.
Mentre svolgeva questo lavoro si accorse che chiedendo ai suoi soggetti di saltare e scattando quando questi si trovavano a mezz’aria, il risultato della foto diveniva più interessante.
Lo stesso Helsman disse: “Quando chiedi ad una persona di saltare, la sua attenzione si concentra principalmente sull’atto del salto e la maschera cade, rivelando la vera persona“.
Fu così che nel 1959 pubblicò un interessante libro intitolato Philippe Halsman’s Jump Book in cui, oltre ad una approfondita discussione sulla “Saltologia”, appaiono ben 178 celebrità ritratte a mezz’aria.
Confesso che sono rimasto proprio incuriosito da questa cosa e non ho potuto fare a meno di provarci…
🙂
La luce è tutto
Posted in Culture, People, Photography portraits, Technique, video, tagged colore, fotografia, illuminazione, luce, posizione, ritratto, setup, video on 01/12/2013| 4 Comments »
Sì, la luce è tutto. Guarda questo video, realizzato da Nacho Guzman, in cui la modella viene ritratta con luci che cambiano di colore, ruotano e modificano continuamente la loro posizione.
Il risultato è quasi ipnotico, trasmette un certo senso di inquietudine.
Ci sono momenti in cui il volto si trasforma così tanto da sembrare una persona diversa. Veramente impressionante.
Credo che, dopo averlo visto, sarà difficile lasciare al caso l’illuminazione dei nostri prossimi ritratti…
Cortocircuito fotografico #11: Andy Warhol fotografato da Robert Mapplethorpe
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged Cortocircuito, mapplethorpe, ritratto, warhol on 24/10/2013| 1 Comment »

Andy Warhol – © Copyright 1986, Robert Mapplethorpe
Ti propongo un altro capitolo di questa serie dedicata ai fotografi fotografati, è la volta di Andy Warhol, immortalato nel 1986 da Robert Mapplethorpe.
Si tratta di due nomi che non hanno bisogno di molte presentazioni, entrambi da considerare tra i più grandi ed eclettici artisti del novecento.
Di Mapplethorpe ho parlato in un recente post, un altro cortocircuito fotografico che lo vedeva protagonista insieme e Patti Smith. Stavolta Robert Mapplethorpe è dietro all’obiettivo, per un ritratto di grande intensità, dedicato ad un Warhol iconico, con la parrucca platinata che caratterizzò gli ultimi anni della sua vita. La testa spunta dal buio, in modo quasi inquietante. E’ un’immagine di grande impatto, dedicata ad un sicuro protagonista del mutamento storico e culturale avvenuto nella seconda metà del Novecento.
Warhol, generalmente non è considerato dal grande pubblico come un fotografo puro, ma aveva con la fotografia un rapporto attento e profondo, che lo vide sempre in relazione con questa forma d’arte. Durante tutta la sua carriera realizzò una gran quantità di fotografie, spesso Polaroid, da cui sempre traeva spunto ed ispirazione per lo sviluppo dei suoi lavori.
Entrambi se ne andarono poco dopo, lasciando però una grande eredità artistica. A questo proposito, ti segnalo una splendida mostra su Warhol, visitabile presso il Palazzo Blu a Pisa fino a Febbraio 2014.
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I precedenti cortocircuiti fotografici:
#1: Eugene Atget fotografato da Berenice Abbott
#2: Berenice Abbott fotografata da Hank O’Neal
#3: Edward Weston fotografato da Tina Modotti
#4: Tina Modotti fotografata da Edward Weston
#5: Alfred Stieglitz fotografato da Gertrude Käsebier
#6: Steve McCurry fotografato da Tim Mantoani
#7: Robert Capa fotografato da Gerda Taro
#8: Gerda Taro fotografata da Robert Capa
#9: Robert Mapplethorpe (con Patti Smith) fotografati da Norman Seef
#10: Szarkowski fotografato da Winogrand fotografato da Friedlander
















