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Quando nella primavera del 2008 iniziai a curiosare in quel crogiolo di creatività e passione fotografica che è Flickr mi imbattei in un album che subito mi affascinò. Era lo stream di immagini di una certa Willa999, un susseguirsi di foto realizzate con maestria e gusto, una qualità dell’immagine sempre notevole ed una gran generosità e sincerità nel commentare gli altri.

la mia mano - Copyright 2006 Willa999

la mia mano - Copyright 2006 Willa999

Luna (Willa999 è solo il suo nick) ha accettato con entusiasmo di essere intervistata per il mio blog ed io ne sono molto onorato.

Ciao Luna, lo sai che sono un tuo grande ammiratore e questa è l’occasione per farti un po’ di domande. Hai un album su flickr che è una meraviglia, moltissimi di commentatori, ci racconti che cosa rappresenta per te la condivisione delle foto su Flickr?
Per me la fotografia è sempre stata la condivisione di una emozione. Credo che, insieme alla poesia (compresi gli Haiku) ed ai racconti brevi, sia il modo più preciso di raccontare ciò che “vediamo”, vediamo noi e non con gli occhi, ma con il cuore, i ricordi, l’educazione, la curiosità….. dello stesso paesaggio due persone notano sicuramente delle cose diverse. La fotografia è la possibilità di scambiarsi la propria visione della stessa cosa. E non solo quello, nella ritrattistica puoi dire a una persona: questa è la tua bellezza, quella che io vedo…..

Come hai iniziato a fotografare? Hai ricevuto una qualche istruzione formale?
Mio padre fotografava, con una passione incredibile. Mi ha dato la prima macchina fotografica in mano credo verso i 12/13 anni, una agfa di mio nonno, l’equivalente di una compatta di oggi !!! ovviamente centellinata! Per i miei 18 anni, visto che la mia non era emulazione della sua passione, mi ha regalato la mia prima reflex, una Nikkormat del ‘68, interamente manuale, e il 50ino fuoco 1.2. Credo di aver fatto 3 anni a bn e basta, e nemmeno stampato tutto. Pagava lui, e quindi non c’era da discutere. Mi faceva sviluppare i provini, mi ha insegnato a guardarli con la lente, ha leggere i negativi… E poi a stampare il bn con lui. Il colore è arrivato quando mi ha giudicata in grado di “non sbagliare l’80% delle foto” e solo il bn ti insegna a non fare errori. Così, sono passata alla diapositiva.
Non ho mai letto libri, ho studiato tantissime foto però, e ne ho sentite su sempre un sacco !!! Le belle foto erano la normalità, l’ovvio che mi si poteva chiedere e oggi, i risultati, spero, si vedono.

Azteco ritratto

Azteco ritratto - Copyright 2008 Willa999

Qual’è il tuo atteggiamento verso la fotografia? Ti capita di uscire con un progetto in mente o ti è più naturale scattare quello che ti colpisce senza pianificare tanto?
Il mio progetto, è “la fotografia”…… difficilmente esco con l’idea di “andare a fotografare qualcosa di preciso”, a meno che non ci sia una sfida aperta tra me e un soggetto particolare (una statua, un cancello, una luce) che non viene come voglio io. Di solito esco e vado a caccia, esco con gli occhi aperti e l’attenzione spalancata. Sempre in pausa pranzo, tra le 13 e le 14.30, e spesso non so nemmeno dove mi fermerò… dipende dalla luce, le nuvole, la stagione…. Seguo l’istinto.

So che molti dei tuoi splendidi scatti sono realizzati con una compatta. Dicci qualcosa in più a proposito della tua attrezzatura di oggi ma perchè no anche id ieri.
Oggi ho una Bridge, una Canon G9, che mi sta dando delle soddisfazioni enormi.
Dopo appunto la Agfa di mio nonno, tornata a mio padre dopo il mio apprendimento, ho due corpi macchina analogici, la Nikkormat manuale del ’68 e una Nikkormat EF del 72. Due macchine prestigiose ancora adesso, e che non venderei mai! Ho il 28 f/3.5intonso, perché il grandangolo non è mai stato il mio obbiettivo, il 35 f/2.8 ma che non mi ho mai amato come qualità, il 50 f/1.2 consumato, l’85 f/1,8 che era il mio obbiettivo, tutti Nikkor originali con le lenti in cristallo, e un tele, un Kiron 80/200 f/4.5 che fungeva anche da macro. Stra-usato 🙂 Mi serviva per i ritratti a distanza, era una meraviglia. Nei paesaggi non valeva niente, ma i soldi erano pochi, il Nikkor non me lo potevo permettere e ho preferito prediligere la ritrattistica.
Pensa che ieri ho voluto pesare la EL con ll’85 montato, e il risultato è stato Kg 1.350, pensa al peso di tutta la valigetta !!! L’ho portata con me per secoli, poi non ce la facevo più.
Così ho provato una digitale compatta da sacchetto da patatine, chiamata Carmelina, e le sue foto le trovate con il tag, poi a una Nikon Colpic 5600, la “Titta”, e poi la G9. Sempre a tracolla, e quando dico sempre non scherzo.
Della G9 ho preso i due convertitori. Il tele, che la porta a 420, e il grandangolo che la porta a 28, ma che uso per fare le macro grandangolari !!! Il grandangolo non è proprio nelle mie corde !!!

Riposo in vetta - Copyright 2009 Willa999

Ci racconti qualcosa circa il tuo workflow e di quale approccio hai alla postproduzione delle tue immagin?
 Io la foto la gestisco principalmente sulla macchina. Per me “fotografia” è il gusto e la sfida tra me e quella cosa magica che ho in mano, e superarne i limiti. Anni e anni di diapositive, dove un errore era fatale, e dove i costi elevati non ti permettevano centinaia di scatti, mi hanno insegnato la tecnica, ed a fotografare poco ma bene.
Per i bn invece, amavo fare qualche sperimentazione mentre stampavo, ma erano più che altro crop, gestione della luce, solarizzazione, gestione delle diverse qualità di carta da stampa per avere i risultati che speravo.
Il mondo della digitale e della gestione delle foto al pc ha aperto un mondo incredibile alla post produzione, ma non per me. La mia “mentalità”, che è quella che la “mia” fotografia è la verità che percepisco nella realtà, mi porta ad usare una pp che non sia invasiva. Sicuramente i crop anche se a volte è una scelta difficile, ma in flickr le foto si vedono piccole e spesso prediligo la bellezza del singolo particolare, a volte correggo i contrasti, a volte desaturo se una foto non mi convince perché i colori sono troppo impastati, e per la conversione in bn perché la G9 è negata per quello. Ma tieni conto che io scatto in .Jpeg e non in raw, perché (a parte il discorso della conversione successiva) non sento il bisogno di “rivedere” il settaggio della macchina, perché “lo vedo, lo scelgo” al momento.
Ciò non toglie che mi capita di usare la pp per capire gli errori commessi al momento dello scatto, soprattutto per la conversione in bn. Spesso i colori sono troppo carichi e bisogna sovraesporre per poi avere lo scatto perfetto da convertire.
Come programmi, uso prevalentemente Picasa, è quello che è più completo a mio parere, veloce, intuitivo, non fa il caffè ma ha quello che serve.
Comunque, non disdegno la pp, ci sono foto che diventano grafica allo stato puro, non sono più foto ma sono emozioni.
E dobbiamo a questi programmi la possibilità, ad esempio, di salvare tante foto ricordo, vecchie o meno, irripetibili ma che sono anch’esse emozioni.

La domanda classica che faccio agli ospiti di questo blog : Cosa significa per te la tua fotografi?
La mia fotografia è la poesia con cui vedo il mondo che mi circonda. Un mondo vero, con i suoi pregi e i suoi difetti, con i suoi limiti e la sua rabbia. Io fotografo in città, una città fatta di smog e fretta, e le mie api sono prese ai giardinetti in mezzo al traffico, le mie rose negli spartitraffico in mezzo alla strada, i fiori rubati fuori dai fioristi, è una natura ribelle, che cerca di salvarsi e di salvare noi. Che sfrecciamo di fretta senza vedere la bellezza che urla intorno a noi.
Forse è anche per questo, che nelle mie foto non uso la pp. Perché quella bellezza deve solo essere riconosciuta e vista per quello che è, senza intermediari.

C’è un genere di fotografia o un tipo di soggetto che ti piace maggiormente fotografare?
Una volta adoravo fotografare appunto i bambini e le persone. Ma erano appunto tempi diversi. Oggi, è tutto una sfida.. Ma non nego che la mia passione è rimasta quella, le foto rubate alla strada.

Qual’è l’emozione che più frequentemente di capita di provare quando fai foto? E quando ti vengono commentate su flickr?
L’emozione che provo quando riesco a catturare l’anima di ciò che ho visto…. Che non è la mia anima riflessa, quello che io vorrei che fosse, ma è proprio l’essenza di ciò che è il mio soggetto in quel momento. Quasi potesse essersi messa in posa per me. In quel momento io mi sento un tramite, un tramite scelto perché la bellezza di quel fiore, dell’ape, dell’oggetto, venga alla luce per tutti quelli che la vedranno e potranno capire quanto è meraviglioso questo mondo, e quanto è da rispettare. In quel momento, quando vedo le mie foto e capisco di esserci riuscita, ho dentro l’umiltà di poter offrire al mondo un pezzetto di verità. Ma credo che sia qualcosa che si debba provare, e non si può descrivere.
Dei commenti che ricevo, mi piacciono e mi emozionano quelli che sono un confronto vero. Che sia lode o critica, leggo e rileggo quelli che si confrontano davvero con la mia fotografia, che mi aiutano a capire che il messaggio è stato percepito, o che mi aiutano a capire dove invece ho sbagliato e non è arrivato.

Saresti in grado di definire un tuo “stile”?
No. Credo che lo stile di una persona lo riconoscono gli altri, perché riconoscono le emozioni gli appartengono, i tagli, i colori, i soggetti, la versatilità. Poi, tieni conto che oggi la fotografia è molto cambiata. Io ero una appassionata di ritratti ed architettura. Oggi con la privacy ed internet, i ritratti non li fai più, o per lo meno io non li pubblico, specie i bambini che erano i miei preferiti. Poi, per l’architettura, per problemi miei sono 3 anni che non mi muovo da casa, e quindi ho spostato la mia fotografia sulla Natura in città e le macro, cosa che la G9 gestisce splendidamente.
Per Natale dovrebbe arrivarmi un signor scanner per negativi e diapositive, così posso finalmente recuperare i vecchi scatti analogici… chissà se nel mio stream “mi riconosceranno”  quindi, a volte lo stile è solo nella “personalità” del fotografo, ma quello appunto, secondo me è una cosa in cui sono gli altri a riconoscerti. Sicuramente, non ho un solo soggetto.

Hai mai avuto occasione di esporre o pubblicare il tuo lavoro? Hai progetti di questo genere per il futuro?
A parte flickr, no. Sono arrivata seconda in un contest di Fotografia Reflex e una mia fotografia verrà pubblicata sul numero di gennaio della rivista, ed è l’unica cosa che ho fatto.
Sono stata contattata da diverse riviste online per partecipare a progetti o cose del genere, ma non ho mai aderito. Non conoscendo le persone, dovendo inviare gli originali senza nessuna garanzia, non mi sono mai fidata. Per me sono “le mie fotografie” 🙂 sicuramente mi fa piacere se qualcuno mi nota e se ci saranno delle collaborazioni, ma se è una “cosa seria”  per me non è un “mettermi in mostra” o cercare una carriera fotografica, è molto di più…

L’ultima domanda è sempre la stessa per tutti… ed eccola anche per te… Se tu avessi l’opportunità di incontrare un grande fotografo e ti fosse concesso di fargli una sola domanda, cosa gli chiederest?
Di lavorare “per e con lui” !!!!! Gli chiederei di aiutarmi a crescere fotograficamente, così da poter comunicare sempre meglio le mie emozioni.

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Grazie davvero a Luna per la grande disponibilità e l’entusiasmo dimostrati.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di questa bravissima fotografa cliccare qui per raggiungere il suo album su Flickr.

Alla prossima!

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Avedon_Nasstasja

Nastassja Kinski – Vogue – Copyright 1981 The Richard Avedon Foundation

Richard Avedon. Mi piace molto la sua definizione di quello che lui chiama “ritratto fotografico”:

“A photographic portrait is a picture of someone who knows he’s being photographed, and what he does with this knowledge is as much a part of the photograph as what he’s wearing or how he looks.”

Nel 1981 questa immagine fu pubblicata sulla rivista Vogue. Il genio di Avedon unito al fascino di Nastassja fecero si che il poster della foto fosse poi venduto in oltre due milioni di copie, divenendo un vero e proprio classico del periodo.
Fin dalla prima volta che l’ho vista, trovo questa foto semplicemente meravigliosa e ne subisco totalmente il fascino.
Nastassja appare calma e rilassata, nonostante il gigantesco boa constrictor che le si muove sul corpo, ovviamente è consapevole dello scatto proprio come nella definizione di “ritratto fotografico” espressa da Avedon.
L’insieme di sinuosità creato dal corpo della donna e quello del serpente, il contrasto di luce accentuato dalla “texture” del boa, l’avvicinarsi della testa del rettile all’orecchio e l’apparente indifferenza di Nastassja creano una carica di sensualità ed un insieme di messaggi che ne fanno un capolavoro.
Per chi avesse avuto occasione di leggere il mio post “i tre punti di vista“… ecco: per me questa è davvero una foto perfetta.

🙂

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Fil rouge
Fil rouge – © Copyright 2009 Pega

La fotografia è arte o scienza?
In che relazione le due componenti stanno tra di loro?
Quanto è importante il razionale al momento dello scatto? Quanto l’emozione?
Si può riuscire a fare una “grande foto” senza conoscere intimamente lo strumento che ci permette di realizzarla? Ma se le “grandi foto” da fare fossero due, tre, cento? Qualche artista riesce ad essere consistente senza padroneggiare la tecnica?
Ma può un conoscitore perfetto della tecnica scattare un capolavoro senza ispirazione o spunto creativo?

Accidenti… quante domande… 🙂 🙂

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My Cafè - Copyright Emanuele Minetti

Si sente sempre dire che “con le macchine che ci sono oggi chiunque può fare splendide foto“.
E’ assolutamente vero.

Però… guardiamo un po’ indietro nel tempo.
Quando a fine anni ’70 arrivò l’autofocus, il passaggio fu epocale. Prima il fuoco era solo manuale. In molti dissero che con quella innovazione tutti sarebbero stati in grado di fare foto perfett.
E ancora… andando a ritroso, lo stesso si può dire per l’avvento  della pellicola 35mm, che portava la possibilità di realizzare immagini spettacolari in modo molto più portatile ed economico dei vecchi formati. 
Era la possibilità per tutti di fare gli scatti di Ansel Adams senza trascinarsi dietro 50kg di attrezzatura. O no?
La fotografia ha una componente tecnologica, cel’ha sempre avuta, fin dai suoi albori. E’ una caratteristica in perenne evoluzione.
Con il passaggio al digitale e l’enorme diffusione di fotocamere di elevatissima qualità a prezzi contenuti è diventato ancora più semplice fare foto, ma per certi aspetti è una sensazione illusoria.
Come prima o forse piu di prima, chi fa belle Foto ha comunque un’attenzione, una preparazione ed una conoscenza intima della fotografia che non sempre è condivisa da chi si affida ai pur fenomenali automatismi dell’ultimo modello di macchina digitale per farsi l’autoscatto e postarlo su Flickr.
E la differenza, nonostante tutta questa tecnologia, si continua a vedere, eccome.
Prova a sfogliare gli album delle persone che ho avuto il piacere di intervistare in questo blog, visita l’album di fotografi come Emanuele Minetti (è sua la splendida “My Cafè” sopra) e guarda quanta attenzione alla composizione, alla gestione della luce, al messaggio…. quanta passione.
Dietro a molti degli scatti dei fotografi che ammiro c’è ricerca, talento, conoscenza della storia della fotografia, studio approfondito degli strumenti, a partire dalla macchina fotografica che usano per finire ai tool di postproduzione.
Non è per niente banale.
La tecnologia ha corso moltissimo in questi anni, non solo per la fotografia ma anche per tantissime altre arti.
Può però un buon programma di videoscrittura permettere a tutti di scrivere un bel romanzo?
Può forse un multieffetto per chitarra elettrica farti suonare come Van Halen?
Secondo me non è questione di tecnologia. E’ questione di studio e passione.

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Hai mai provato ad ascoltare un pezzo musicale concentrando tutta la tua attenzione sui suoni e le note di uno solo degli strumenti presenti? E’ un esercizio interessante che, per i musicisti o chi comunque è molto appassionato di musica non è una novità, ma che ai normali ascoltatori può a volte svelare un punto di “vista” completamente nuovo.

Palermo la Martorana

Palermo la Martorana - Copyright 2009 Pega

Prova con un pezzo di un genere che ti piace, non importa se è musica classica, pop, rock o jazz. Magari inizia con la musica leggera, con una canzone che conosci. Ascolta l’intero pezzo seguendo  con attenzione solo la chitarra o la batteria, concentrati solo su quello strumento… 
Con ascolti successivi passa a “studiare” gli altri strumenti. Non è raro accorgersi della presenza di suoni e timbri di elementi che ad un ascolto normale non si erano notati…

Questa esperienza è molto simile a quella che viene provata, coinvolgendo naturalmente altri sensi, da chi fa degustazione di vini o liquori. La possibilità di percepire il gusto di noce moscata in un vino, o di salmastro in in wiskey è una capacità che si può imparare ed affinare ma che normalmente non viene spiluppata.

Con le immagini è la stessa cosa.
Provare ad imparare a “degustare” le foto è un esperimento che è possibile fare in modo molto semplice. I risultati possono aiutare molto nello sviluppo di una maggior sensibilità e capacità di apprezzare o criticare, ma sopratutto si può ricavarne un notevole insegnamento.

Mi rendo conto che per qualcuno, specie chi mastica di fotografia da tanti anni, l’argomento possa risultare non nuovo, ma credo che per altri la cosa possa risultare interessante.
E’ ovvio che non è una questione esauribile in un breve blogpost, ma intanto proviamo ad iniziare qualche esperimento : prendiamo due tre foto al massimo e cominciamo a concentrare l’attenzione su uno o due elementi di base che le caratterizzano. Mi riferisco alla luce ed al colore.
Da dove viene la luce? Quante sorgenti è possibile valutare? E una luce diffusa? O diretta? Che colore ha? Che ombre crea? Quali contrasti? 
Stesse o altre considerazioni sul colore: c’è un colore dominante? C’è un colore più saturo? Qual’è la temperatura che si percepisce dall’immagine?

Soffermarsi interi minuti ad osservare una foto è un po’ come concentrarsi ad ascoltare un pezzo musicale. Non avere fretta.

Ne riparliamo in un prossimo post.

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Dalla scorsa settimana ho iniziato un piccolo progetto : proporre con regolarità una breve intervista ad una persona che stimo per il talento e la passione che ha per la fotografia.
Si tratta di un qualcosa di breve e sintetico, adatto ad un blog ma anche l’occasione per fare la conoscenza di persone che fanno degli splendidi scatti ed approfondire con loro qualche tema.cristianella

Questa settimana ho posto le mie domande ad una fotografa che ammiro e che ho incontrato su Flickr, si chiama Cristiana ad è meglio conosciuta con il nick Cristianella.

Cristiana ha una album a mio parere molto interessante, che ho sfogliato con meraviglia ed ammirazione fino a convincermi che stavo guardando il lavoro di una vera appassionata. Da non perdere i suoi set “abandoned” e ” subterranean city blues”. Al suo attivo anche alcune esposizioni in collaborazione con altri fotografi membri del gruppo Flickr fiorentino.

Ciao Cristiana e grazie di aver accettato con entusiasmo questa breve intervista. Su Flickr hai un album bellissimo, ci racconti come hai imparato a fotografare ? Hai ricevuto un’istruzione formale o sei autodidatta ?
Innanzitutto, sono io che ti devo ringraziare, sei troppo gentile:-)
Sono un’autodidatta pura, ho seguito qualche corso di base, osservato mio padre (autodidatta anche lui) fare foto nel corso degli anni. Penso di avere l’occhio allenato – se posso definirlo cosi’ – allo sguardo, all’osservazione, grazie a tutti I film che guardo e ho guardato.
Sicuramente ho avuto una sorta di “imprinting” fotografico, se posso definirlo cosi’. Ho avendo avuto la fortuna di frequentare la prima scuola elementare di Firenze che sperimentava il tempo pieno nel lontano 1975…tra le tante attivita’ extra, c’era un corso di fotografia. Il maestro Pignotti ci portava nei dintorni della scuola, sull’argine del Mugnone a fare foto che poi lo aiutavamo a sviluppare nella piccola camera oscura del nel cortile della scuola. Piu’ che altro, osservavamo e lo aiutavamo ad appendere le foto con le mollette per farle asciugare:-)

Qual è stata la tua prima macchina ? E adesso cosa usi ?
Una Yashica FX3 Analogica, poi il primo approccio al digitale e’ stata una compattina Canon Easy Share sostituita presto dalla Canon EOS350D, acquistata nel 2006 e sulla quale monto vari obiettivi. Il mio preferito e’ il Sigma 10-20, il grandangolo, lo adoro! Proprio qualche giorno fa ho recuperato le vecchie macchine analogiche di mio padre, mi e’ venuta voglia di riprovare con la pellicola!

Da quanto tempo hai la passione per la fotografia ?
Ho sempre fatto fotografie, senza particolare impegno o convinzione, comunque. La vera e propria passione e’ scattata nel 2006, quando, con il mio compagno, ho iniziato a girare in lungo e largo la Toscana meno conosciuta, a camminare nel bosco e a scoprire l’atmosfera dei piccoli paesi. Ho sentito l’urgenza di condividere il piacere della scoperta e la pace che mi dava camminare nella natura.
Poi ho scoperto Flickr, grazie ad un’amica, e la passione e’ diventata sfrenata, con grande disappunto del mio compagno 🙂 Il fatto di poter condividere le emozioni e le foto con gli altri, crescendo grazie ai commenti e ai suggerimenti di fotografi molto piu’ bravi di me, ha avuto un ruolo determinante nel trasformare l’interesse in passione.

Cos’è che ti piace fotografare ?
Tutto quello che attira la mia attenzione, in modo particolare I contrasti urbani, sia architettonici che umani e poi la natura. Ultimamente, superando la mia innata timidezza, ho scoperto che mi piace anche fare ritratti.

Una domanda che amo fare a chi fotografa con passione : “Cosa significa per te la tua fotografia ?”
Mmm, mica facile….quando fotografo e’ come se entrassi in un limbo, sono totalmente concentrata e a mio agio, mentre solitamente mi sento sempre un po’ fuori posto….e’ come se mi svuotassi e poi riempissi gli occhi con le immagini che mi scorrono davanti. Perdo il senso del tempo, mi sento in pace e completamente felice quando fotografo. E questo, per una iperattiva schizofrenica come me, significa che la fotografia e’ davvero una grande passione!!

C’è un fotografo, famoso o meno, che ti ha ispirata o influenzata in particolare ?
Non ce la posso fare a sceglierne uno….direi Ansel Adams per I magnifici paesaggi e lo stupendo b/n, Sebastiao Salgado, per il suo approccio al mondo dei dimenticati e degli oppressi, Tina Modotti, una delle prime artiste ad attirarmi verso il mondo della fotografia. Tra gli italiani, Gabriele Basilico, (i suoi ritratti di citta’, fabbriche e paesaggi sono meravigliosi), e Tano D’Amico (sono innamorata dei suoi reportage, dagli anni 70 ad oggi, assolutamente imperdibili).

Hai qualche progetto fotografico su cui stai lavorando o su cui pensi di lavorare a breve ?
Idee ce ne sono tante, vorrei avere piu’ tempo da dedicarci. Per il momento, sto lavorando, con alcuni amici di flickr, ad un progetto sul parco di Poggio Valicaia a Scandicci. L’idea e’ quella di mostrare come cambia il parco nell’arco delle stagioni e di ricondurre gli scatti ad una proiezione audiovisiva, principalmente indirizzata alla fruizione da parte degli allievi delle scuole che visitano Il parco.
Vorrei organizzare qualcosa sulla fotografia di strada, genere che mi affascina tanto!

L’ultima domanda è quella che sta diventando un mio refrain… Se tu avessi l’opportunità di incontrare un grande fotografo e ti fosse concesso di fargli una sola domanda, cosa gli chiederesti ?
Non credo che riuscirei ad aprire bocca, te l’ho detto che sono timida!! Chiederei forse il permesso di seguirlo ed osservarlo mentre lavora…non sia mai che possa imparare qualcosa per osmosi!!
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Ringrazio Cristiana per la gentile presenza su questo blog ed invito tutti coloro che volessero conoscerla meglio a visitare il suo album su Flickr : http://www.flickr.com/photos/cristianella/

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Dissenso generazionale - Copyright 2009 Pega
Dissenso generazionale – Copyright 2009 Pega
Art ain’t easy… but autocritic is way harder…
Come riuscire ad essere costruttivamente autocritici?

Ragionando sul valore comunicativo ed emotivo che si può attribuire ad una propria fotografia in modo indipendente dall’opinione degli altri, mi sono trovato a pensare a che processo seguire per dare un giudizio artistico il più possibile “meditato” su alcuni miei scatti.
Il fine di questa sorta di “valutazione” è quello di sviluppare un maggiore senso critico nello scegliere a quali foto dedicare maggiore attenzione in termini di trattamento e successiva eventuale stampa o pubblicazione su web.
Non mi è risultata cosa facile perchè, ovviamente, essendone io il creatore tendo naturalmente a dare alla foto una interpretazione ed un valore che non sono per niente assoluti o forse nemmeno condivisibili con gli altri.
Ho comunque provato a raffinare un semplice criterio che si basa sul fondamento che la foto deve essere interessante e “funzionare”, da tre punti di vista.

Tre pilastri che “sostegono” la foto.

Il primo è il punto di vista del fotografo stesso. Se non sono soddisfatto io della foto è inutile andare avanti. Devo sentire che in qualche modo l’immagine ha per me un significato, mi trasmette qualcosa, insomma “funziona”.
Il mio punto di vista di osservatore del soggetto ripreso deve essere soddisfatto in termini estetici, tecnici ed emotivi.

Il secondo punto di vista è quello del soggetto ritratto. A qualcuno potrà sembrare un’assurdità specie nel caso dei soggetti inanimati, ma la mia tendenza è quella di personificare comunque il soggetto ed immaginarne il punto di vista come elemento fotografato. Spesso si sente dire che in fotografia il fotografo guarda il soggetto attraverso l’obiettivo ma il soggetto guarda il fotografo attraverso la stessa lente. E’ proprio questo che intendo. In qualche modo ci deve essere una reciprocità. Una storia sostenibile e percepibile, che renda il punto di vista del soggetto interessante e caratterizzante questo aspetto della foto.

Terzo ed ultimo punto è quello dell’osservatore, del fruitore della foto… del pubblico insomma.
Dal suo punto di vista l’osservatore finale cosa troverà nella foto ? Se la foto ha un senso solo per i primi due elementi di questa analisi ma non per il terzo, la foto non funziona comunque. E’ il caso di scatti che hanno un grande significato emotivo per chi li ha scattati ma nessun messaggio per un estraneo che vede quella foto.

Tutto questo è una mia visione personale, una sorta di processo di valutazione che prova ad essere, se non oggettivo, almeno bilanciato e rispettoso di quelli, che nella mia idea, sono gli altri soggetti coinvolti.

Non nascondo che esiste in me la curiosità di sapere quali invece sono i processi che altri seguono per fare una simile valutazione. Quindi, rifacendomi ad un precedente post, non escluderei che la mia domanda ad un fotografo che stimo, nell’ipotesi provocatoria di poterne fare una soltanto, potrebbe essere proprio :  “come valuti il valore artistico e comunicativo di una tua foto”?

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TEN-cover-blogIeri ho letto un libro. Tutto d’un fiato…
Accidenti dirai… beh, non credo di aver fatto nulla di così esagerato, in realtà si tratta di una lettura molto breve, più precisamente di un breve e-book.
L’autore è quel David duChemin di cui pochi post fa parlavo citando il suo libro (cartaceo) “Within the frame”, un testo che mi è piaciuto moltissimo e che, come scrivevo, consiglo a tutti gli appassionati di foto.
Stavolta duChemin fa qualcosa di diverso. Sceglie un media che ormai è vicino al sorpasso, almeno in USA: il libro digitale. Un modo breve, sintetico e veloce per pubblicare. Costi di editing e distribuzione ridotti al minimo, niente stampa, sintesi e velocità ideali per i ritmi serrati a cui tutti ci stiamo adattando… Un modo di fare editoria di cui sentiremo sempre più parlare nei prossimi anni.

L’e-book si intitola 10 ed il sottotitolo è “Ten Ways to Improve Your Craft. None of Them Involve Buying Gear.”
È una sorta di “top ten” degli elementi che l’autore considera più importanti nella sua fotografia. Trentatrè pagine di immagini e parole che, uno per uno, analizzano e spiegano questi punti. Davvero molto interessante, per certi versi illuminante. Il concetto espresso con il sottotitolo è la chiave di maggior interesse, almeno per me: riuscire a migliorare significativamente le proprie foto, non pensando che per ottenere ciò si debba passare attraverso un upgrade della propria attrezzatura.
Per ovvi motivi non andrò a dire molto di più su questi dieci punti, sarebbe illecito oltre che scorretto. Il PDF ha un costo davvero irrisorio: con 5 dollari puoi scaricarlo e, volendo, stamparlo ad alta qualità.
Posso comunque dire che ho trovato questa lettura davvero stimolante, tanto che sto già meditando di prendermi anche il seguito… un altro e-book che si chiama “Ten more”.

Per chi volesse approfondire il sito di duChemin è: www.pixelatedimage.com

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Cartier Bresson - L'Immaginario dal vero

Difficile essere appassionati di fotografia senza sapere cos’abbia rappresentato Henri Cartier Bresson per questa.

Non molto tempo fa ho avuto il piacere di leggere “L’immaginario dal vero”, un piccolo libretto in cui Bresson descrive il suo approccio alla fotografia e traccia alcuni profili di artisti amici con un punto di vista che aiuta molto a capire la visione di questo grande protagonista della fotografia del XX secolo.

Una lettura che personalmente consiglio a tutti.

Ecco un brevissimo estratto : 

“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. Per me fotografare è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale. È un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere”.

(“Che mito” – ndr)

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frog

Ancora a proposito di visione… vedere, osservare, notare…

In un precedente post paragonavo la visione di una foto alla degustazione di un sapore o all’ascolto di musica…

La possibilità di apprezzare un’immagine è in parte frutto di predisposizione naturale ed in parte (forse preponderante) conseguenza di un processo di apprendimento. Imparare ad osservare e collegare quello che si vede ad altre sensazioni e conoscenze regala la possibilità di godere di un’esperienza notevolmente diversa…  e non parlo solo di fotografia.

L’immagine qui sopra è ovviamente poco più che un gioco, un esempio molto riduttivo ma simpatico, che trovo in qualche modo trovo collegato con quello di cui sto parlando.

Che animale è rappresentato nell’immagine sopra, oltre alla rana naturalmente ?

Lo vedi ?

Se si, per favore non postare la risposta in un commento qua sotto ma eventualmente indica solo il tempo che ti è stato necessario per scovare l’altro animale… lasciando a tutti il “gusto” di scoprirlo da soli.

Per chi volesse contattarmi mi trovate via flickr : http://www.flickr.com/people/30389326@N05/

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