Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘photographer’

Hat with Lady

Hat with Lady - © Copyright 2009 pega

Un mio precedente post “cacciatori e cuochi” ha generato una piccola ma interessante serie di commenti oltre a qualche piacevole chiacchierata “live” fatta con persone che seguono il blog ma che ho anche il piacere di incontrare dal vivo.
Quello che sempre emerge è che ognuno di noi ha una propria visione, un personale approccio all’attività fotografica. Ogni fotografo interpreta la creazione di immagini secondo schemi suoi, a volte più o meno collegati a quelli che sono, o sono stati, personaggi o movimenti artistici in campo fotografico.
Ho notato che quasi sempre ricorrono due definizioni in cui molti si riconoscono: quella di fotografo e quella di artista.

In questo senso questo post è un po’ il seguito del precedente: qui si tratta di definizioni ancora più generali che dividono le persone in due gruppi, o forse è meglio dire in tre, dato che le due cose non si escludono a vicenda.
Chi si considera più “Fotografo” è accomunato da caratteristiche che tipicamente sono quelle della ricerca e della capacità di saper trovare o anche catturare.
Coloro che invece si sentono più di appartenere alla categoria dell'”Artista” (ed qui apro una parentesi per invitare tutti a lasciar perdere banali ipocrisie ed usare questo termine liberamente dato che CHIUNQUE può essere davvero un artista) sono più è caratterizzati dalla tendenza ad immaginare e creare.

Nonostante qualche presa di posizione o dichiarazione falsamente modesta, credo che molti di noi in realtà siano degli “artisti fotografi”, appassionati a questi aspetti (ricerca, cattura, immaginazione e creazione) in modo più o meno bilanciato a seconda delle inclinazioni personali.
Si va da chi è interessato alla sola fase fotografica, a chi prova massima soddisfazione nel portare il lavoro ad uno stadio di “prodotto finito” controllandone la creazione, caratteristica tipica del processo artistico. Questi aspetti di ricerca, cattura, immaginazione e creazione non sono quindi altro che le fasi creative attraverso cui passa la nostra fotografia prima di arrivare al suo status finale.

Read Full Post »

Harry BensonHarry Benson è un distinto signore inglese, se lo vedi ha il classico aspetto del British gentleman ed anche l’accento è inconfondibile.
Nei primi anni sessanta era un giovane fotografo naturalista, la sua carriera agli inizi e l’entusiasmo per le atmosfere dei grandi spazi, la natura incontaminata dei punti più remoti del globo bilanciava i modesti compensi del suo status di novellino.

Così quando il suo editore, proprio il giorno prima della partenza per un servizio in Africa, lo spedì invece a Manchester a far foto ad una “band emergente” l’umore del giovane Harry non salì proprio alle stelle.
Ma come a volte succede, quell’assignment fu la svolta della sua vita. Quella “band emergente” erano i Beatles.
L’incontro evidentemente funzionò ed il giovane Harry si trovò ad accompagnarli nel loro primo tour negli Stati uniti del 1964 e nella successiva ascesa ad un successo planetario,  divenendo famoso come il loro fotografo ufficiale.

Da quel momento la carriera di Benson fu un susseguirsi di importanti lavori ed incarichi di altissimo prestigio, dalle copertine di People alle pubblicazioni su Life, Vanity Fair e The New Yorker, dai servizi esclusivi per star come Elizabeth Taylor o Michael Jackson ai ritratti di ogni presidente degli USA da Eisenhower fino ai giorni nostri.

beatles pillowfight

The Beatles pillow fight - Copyright 1964 Harry Benson

Ho seguito con piacere un’intervista a questo signore, che racconta con il tipico unterstatement britannico di come è nata una delle sue foto più famose dei Beatles.
E’ uno scatto che lui stesso considera tra i suoi preferiti e mostra i mitici quattro in una camera d’albergo, impegnati mentre ingaggiano uno scontro a cuscinate.
Benson ne parla come di una foto scattata grazie ad un gran colpo di fortuna. Lui era lì, loro parlavano del loro successo negli states e di come gestire la loro crescente notorietà. Lennon che azzarda l’ipotesi di smettere di comportarsi sempre da bambini ed iniziare ad essere un po’ più seri… ed ecco che gli altri partono all’improvviso con i cuscini…

Quello che è certo è che Benson fu prontissimo ad immortalare la scena : macchina regolata alla perfezione, un colpo di flash che rimbalza sul soffitto…
Chissà…
E’ comunque una gran foto, uno scatto storico che lo ha reso famosissimo e che ha contribuito alla sua notevole carriera.

L’intervista termina con ciò che dà il titolo a questo post.
Alla domanda dell’intervistatore “che cosa consiglierebbe ad un giovane fotografo nell’era del digitale”, Benson risponde senza esitare : “gli consiglierei di comprarsi una chitarra”.
Non è una risposta sarcastica nè ironica come potrebbe sembrare. E’ in realtà il consiglio di un vecchio fotografo che vede nell’attuale regno del digitale la perdita di quel percorso di studio e lento apprendimento che era comune nell’era dell’analogico. Un’era in cui il fotografo che si avvicinava alla professione era costretto ad “armeggiare” e fare anche alcune attività manuali da solo, assimilando pian piano delle abilità che poi si ritrovava ad avere e sfruttare nella sua attività.

E così… la chitarra.. che non si “suona da sola”, non esegue con un semplice click, ma costringe a mettersi seduti e studiare applicandosi un po’…
Una chitarra che senza dubbio, almeno per lui, è legata a doppio filo a quelle di Mc Cartney e Lennon….

🙂

Ti è piaciuto questo articolo? Segnalalo a qualcuno che potrebbe essere interessato.
Se vuoi seguire questo blog puoi ricevere automaticamente i nuovi post cliccando sull’apposito bottone “sign me up!” nella colonna di destra.

Read Full Post »

Dennis Hopper

© Dennis Hopper - Autoritratto

Sen’è andato ormai da qualche tempo, ma ogni volta che mi capita di rivederne le gesta non posso che ricordarlo con una particolare forma di affetto: è l’attore e regista americano Dennis Hopper.
In molti lo associano a mitici film come “Gioventù bruciata” con James Dean o “Easy rider” che interpretò e diresse. E’ stato un personaggio un po’ fuori dalle righe nella Hollywood dello scorso secolo ed è forse per questo che a me è sempre piaciuto.
Lo ricordo però anche per un’altra sua passione, che forse non tutti sanno, la fotografia.
Fu lo stesso James Dean a regalargli una macchina fotografica, quasi anticipando quel fantastico ruolo di fotografo un po’ folle che poi avrebbe avuto in Apocalypse Now. Da quel momento lo scattare foto nelle tante situazioni che gli capitavano accompagnò sempre Hopper, rivelandone un talento visuale tutt’altro che ordinario.

Paul Newman

Paul Newman -© Copyright Dennis Hopper

Non molto tempo fa mi ero imbatutto in una pubblicazione edita da Taschen (ma dal prezzo inarrivabile) dal titolo: “Dennis Hopper: Photographs 1961-1967” e fogliandola ne ero rimasto proprio ammirato.
Ho ritrovato sul web molti di quegli splendidi scatti in bianco e nero. E’ molto facile vederli come risultato di una ricerca con “Dennis Hopper photographer”. Sono foto ricche di fascino, ma lo stesso tempo grezze: ritratti intensi e particolari, come quello di Paul Newman qui accanto ed anche scene dai set hollywoodiani o dalle sale di registrazione, oltre a qualche autoritratto.
Con lo sbocciare della pop-art Hopper esplorò anche la pittura e la poesia, rivelando un discreto talento anche in questi campi e dimostrando quindi una grande ecletticità riconosciuta anche recentemente quando, negli scorsi mesi, era stato selezionato tra gli artisti partecipanti alla mostra inaugurale del MOCA (Museum of Contemporary Art) di Los Angeles.

Ciao Dennis.
Have an easy ride.

Read Full Post »

Ho conosciuto Pynomoscato al recente Sharing Workshop dove è intervenuto parlandoci delle sue esperienze di fotografia HDR ma da tempo seguivo il suo interessante stream su Flickr e già prima di conoscerlo dal vivo gli avevo chiesto di essere ospite di questo blog con un’intervista.
Eccola in versione integrale, in fondo puoi trovare tutti i riferimenti alla produzione ed al lavoro on line di questo appassionato fotografo.

Pynomoscato

Ciao Pino. Innanzitutto voglio ringraziarti per quest’intervista.
Seguo da tempo il tuo lavoro su flickr e da poco il tuo sito. Ci racconti qualcosa di te prima di parlare di fotografia ?
Sono io a ringraziare te per avermi dato l’opportunità di dire la mia e voglio complimentarmi per l’attività che svolgi attraverso il tuo blog.
Difficile parlare di sé… da quando mi conosco, penso di essere uno che ha sempre avuto un’estrema necessità di sperimentarsi e di comunicare. Mi piace andare fino in fondo, sono pignolo e non mi accontento mai. Riconosco quando raggiungo un obiettivo e quando mi accade sono già proiettato al successivo. Ringrazio la vita (o chi per lei) per le meravigliose persone che mi ha fatto conoscere e che tanto mi hanno dato.

Come hai iniziato a fotografare ?
Avrei periferico mi domandassi: come hai iniziato a “immaginare”. Fotografare per me equivale ad elaborare un’idea, un fatto, un evento, una rappresentazione, una storia, un racconto. Ho iniziato con la pittura e il mio primo quadro a olio era un tramonto sul mare, un luogo che avevo visto e che ho dipinto sulla base del ricordo che avevo di quel luogo. Nel ’90 è arrivato il computer e mi sono messo a fare grafica, ho disegnato interfacce per la realizzazione di software per bambini (ho fatto anche il maestro di scuola elementare per 20 anni). Quindi diciamo che creavo da zero e realizzavo metafore con l’obiettivo di provocare reazioni logiche e cognitive. Non ti nascondo che per me la fotografia è arrivata dopo…praticamente in digitale. A parte un’Agfa come regalo della prima comunione e un altro paio di buone compatte a pellicola, ho avuto una reflex analogica Canon per un’estate e poi la Sony DSC-F505V con ottica Zeiss. Insomma dopo la grafica (Photoshop e Illustrator, ma anche il 3d) è arrivata la fotografia come dimensione e anche come disciplina. Posso affermare serenamente di essere un fotografo digitale, anche se ho letto e studiato l’esperienza analogica di cui ne sono profondamente affascinato.

Il Battistero

Il Battistero - Copyright 2010 Pynomoscato

La tua fotografia è più ispirazione o ragionamento, qual’è il tuo atteggiamento quando sei “sul campo” ? Tendi a seguire dei progetti o ti muovi per istinto ?
redo di stare dentro tutte queste cose. Vediamo se mi riesce di spiegare. La fotografia per me ora è diventata una necessità.. cosa vuol dire.. che non so stare più di una settimana senza fotografare. Quindi c’è un piacere che è a prescindere. Non faccio reportage, non sono un ritrattista e nemmeno un patito per le macro, mi piace andare in giro con la macchina fotografica, osservare e scattare, quindi si, potrei dire di istinto, anche se al momento dello scatto già immagino quale può essere il risultato dopo averla lavorata al computer. Faccio così anche perché è ciò che mi posso permettere sul piano dell’impegno quotidiano: lavoro e ho tre figli (la più grande ha 9 anni) e mia moglie è un medico di ospedale.. quindi pensa tu quanto tempo ho a disposizione. Ho la fortuna però di percorrere un tragitto meraviglioso da casa al lavoro: tutti i giorni parto dall’isolotto e raggiungo la mia sede di lavoro (ANSAS ex-indire) dalle parti di piazza dei Ciompi. Mi faccio i lungarni in scooter e le occasioni per fotografare non finiscono mai: mi fermo, parcheggio lo scooter come capita e scatto.
Non ti nascondo però che sono molto affascinato dall’idea di lavorare su un progetto… anzi ti confesso che sto lavorando ad un progetto, ma non ti dico di più, vedremo.. spero di farti sapere qualcosa fra qualche mese.

Che attrezzatura usi?
Mi sono sempre mosso sul marchio Canon, prediligo lo scatto veloce, quasi di istinto e la tradizione vuole che questa macchina risponde a questo tipo di esigenza. Ho avuto l’ottima 20d per quattro anni. Con lei ho scoperto il piacere di usare la reflex. Da settembre scorso uso la 5d Mark II. La scelta è stata dettata dall’esigenza di avere un full frame e sfruttare le ottiche EF per quello che sono. E’ una macchina straordinaria seppur con qualche limite che può essere superato affidandosi all’esperienza analogica, che purtroppo io non ho sperimentato, ma che ho comunque studiato. Con la 20d ho usato ottiche più o meno buone, dal Canon 17-85mm f/4-5.6 IS EF-S USM Lens, al Sigma 70-300mm f4-5.6 APO DG Lens, al Tamron 28-75mm F2.8 AF SP Di. Ma dopo aver acquistato il Canon EF 70-200mm f2.8 L USM ho capito che non c’era storia, quindi ho preso l’universale Canon 24-70 mm f/2.8 L USM e il gioiello Canon EF 16-35 mm f2.8 L USM e recentemente mi sono “svenato” con il Canon EF 100 mm f2.8 L Macro IS USM. Fortunatamente ho potuto piazzare le discrete vecchie ottiche insieme alla 20d e ho così potuto prendere la 5d markII. E so anche che non è finita qui. Gli accessori a corredo sono Tripod manfrotto, Canon flash 580 Ex e l’ormai indispensabile Canon RS-80N3 Remote Switch per le situazioni non in movimento.

 
Tramonto al Cestello

Tramonto al Cestello - Copyright 2010 Pynomoscato

Ho notato che una buona parte del tuo lavoro è caratterizzata da tecniche HDR. Ci puoi dire qualcosa a questo proposito ed al tuo workflow di postproduzione?
Ormai su Flickr vengo riconosciuto come un fotografo HDR. Trovo che sia una tecnica affascinante e devo dire che mi da tante soddisfazioni. Non pratico l’HDR classico, quello descritto sul libro di David J. Nightingale per intenderci. Mi piace riprendere situazioni dinamiche e in movimento e quindi creo le diverse esposizioni a partire dal file Raw. Non agisco solo sull’esposizione, ma lavoro anche sugli altri parametri (schiarita, chiarezza, temperatura, etc). Lavoro al massimo della qualità (tiff 16 bit) per avere a disposizione il maggior numero di informazioni. Poi entra in gioco Photomatix, carico i tiff prodotti precedentemente e manipolo nuovamente l’immagine usando quasi tutti i controlli che il programma mette a disposizione. Quando il risultato mi soddisfa, salvo il file e lo riapro ancora in Photoshop (cs4) e di solito rifinisco con le funzioni del sottomenu “esposizione”, infine si va sullo sharpner per per ottenere un maggiore microcontrasto e ottenere quindi altra qualità nel dettaglio e nella definizione. Ora dopo circa un anno di sperimentazione posso dire di ottenere dei risultati per me soddisfacenti.
Comunque per ottenere dei buoni risultati non basta assolutamente saper smanettare tutti quei cursori. Alla base ci deve essere sempre un bello scatto, pulito e con la giusta luce.. insomma prima di mettersi a lavorare con l’HDR bisogna applicare le regole immortali dell’analogico. Questa tecnica ci può restituire delle immagini “fantastiche”, ma anche molto definite. Il concetto è che si lavora con le luci e quindi è possibile dare luce laddove è più scuro e più ombra laddove hanno esagerato le alte luci. Alla fine è una tecnica complessa e impegnativa, sempre che si vogliano ottenere dei risultati di un certo livello.
E’ un discorso molto lungo che di certo non si può affrontare in un’intervista. Le cose che qui ti ho detto sono solo il 30 per cento delle operazioni che si mettono in atto, c’è ad esempio la problematica del rumore che può essere risolta in diversi modi, il problema che certe zone dell’immagine possono piacere col rumore e altre no e quindi si va con la tecnica del fotomontaggio. Uso Photoshop da tanti anni e mi pare di conoscerlo sempre poco… Ma il digitale secondo me è bello per questo, per le infinite possibilità di trasformare l’immagine. Ovviamente ognuno ha il suo punto di vista e della fotografia lo può soddisfare un aspetto piuttosto che un altro. Sono ad esempio molto felice di aver conquistato diversi fotografi “tradizionali”, non entro ne in conflitto, ne in competizione, perché sono convinto che ognuno di noi ha da dire delle cose belle, intelligenti e interessanti al di là della tecnica che usa e questo mi basta per entrare nel contenuto del messaggio.

La domanda classica che faccio agli ospiti di questo blog: cosa significa per te la tua fotografia ?
Tante cose, ma in particolare mi piace la relazione che si crea tra me e l’altro da me. Ti copio qui una definizione di me che trovi sia sul mio profilo personale di flickr, sia sul mio sito personale (www.pynomoscato.it) che suona così: …la cosa che più mi intriga è mettere quell’occhio in un buco e vedere che al di là, ogni volta, c’è sempre qualcosa di diverso da me.

Se ti chiedessero “qual’è il tuo genere”, cosa risponderesti?
No, non mi sento di stare in un genere, anche perché ho moltissimo da imparare. L’unica cosa che un po’ mi sento di affermare o che potrei azzardare è… mi sento un fotografo “di luce di ambiente”, nel senso che non so cosa sia uno studio fotografico, anche se mi piacerebbe moltissimo sperimentarlo. Poi magari per qualcuno sono un accadierrista…

Hai mai avuto occasione di esporre o pubblicare il tuo lavoro ? Hai progetti di questo genere per il futuro?
Quando dipingevo ho fatto qualche mostra, ma con la fotografia no.. spero presto di riuscire a farne una, quando ci riuscirò te lo dirò

L’ultima domanda è sempre la stessa per gli ospiti di questo blog… : -) . Se tu avessi l’opportunità di incontrare un grande fotografo e ti fosse concesso di fargli una sola domanda, cosa gli chiederesti?
Io un grande fotografo l’ho incontrato, ma quando l’ho incontrato non ero consapevole e quindi non gli ho fatto nessuna domanda, se oggi lo incontrassi ancora gli chiederei la cosa per la quale non mi sento mai abbastanza appagato: come si fa a comandare la luce? Quel fotografo era Gianni Giansanti, quello che ha fotografato il ritrovamento di Moro nella Renault 4, che ha fotografato il papa polacco (andatelo a vedere www.giansanti.com) , una persona incredibilmente entusiasta del suo lavoro, io sono stato uno dei maestri di sua figlia alla scuola elementare ero il maestro che insegnava il computer, circa 15 anni fa, in quel periodo in cui io facevo anche il grafico. Gianni era curioso del digitale che in quel periodo cominciava a prendere piede in modo insistente e quindi si era creata quella condizione di scambio di conoscenze. Solo che io in quel momento della mia vita non ero preso dalla fotografia, ma da altre cose e quindi non c’è stato un seguito. peccato perché Gianni è morto il 18 marzo dello scorso anno a causa della solita brutta malattia. L’avevo cercato qualche tempo prima, ma non sono più riuscito a parlarci… Dopo che mi sono innamorato della fotografia, lo penso spesso. Se vi va potete leggere qui il mio tributo a questo grande fotografo: www.flickr.com/photos/pinomoscato/3582322325/in/set-72157617751226341/

Un grazie a Pino per questa interessante intervista.
Per chi vuole approfondire la sua conoscenza consiglio una visita attenta al suo stream su flickr ed al suo sito www.pynomoscato.it

Read Full Post »

Che cosa c’è nella borsa (in questo caso meglio dire “valigia”) di un fotografo professionista?
Ovviamente dipende un po’ dal tipo di lavoro che svolge ma alcuni elementi non possono mancare…

Hai notato che non ha neanche un tappo sulle lenti frontali dei suoi obiettivi?
Bel borsone eh…

🙂

Read Full Post »

Oggi vi propongo una breve intervista ad un amico e collega con il quale ho avuto il piacere di entrare in contatto attraverso quella portentosa piattaforma di photosocialnetworking che è Flickr.
Berns Snap oltre a collaborare con il quotidiano web “Nove da Firenze”, ha uno splendido album su Flickr ed un blog bilingua molto ben fatto.

Berns Snap

Berns Snap

Ciao Berns. Ci racconti un po’ di te e di come è nata la tua passione per la fotografia ?
E’ una passione nata dopo che molti apprezzavano le inquadrature delle mie foto. Subito dopo un viaggio in Giappone nel 2004 mi sono pentito di non aver goduto di una reflex per documentare tutte le enormi differenze del paese del sol levante ed allora me la sono comprata e ho iniziato da autodidatta.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti? Cosa ti piace catturare con la tua fotocamera?
Ancora non ho trovato la mia “strada”. Ultimamente sono attratto in maniera particolare dalla foto di strada e delle persone, ma ancora non ho sconfitto il fatto che a volte mi vergogno. I miei viaggi, che grazie alla mia ragazza sono diventati frequenti, li apprezzo dal punto di vista documentaristico e ne approfitto per riportare indietro ricordi e diversità.

Cosa significa per te la tua fotografia?
Ho una frase che diceva mio padre che sintetizza in parte la filosofia: “non dobbiamo rubare, ma solo con le mani”, cosi’ ho deciso di rubare momenti, immagini, emozioni, luci, con i miei occhi, con la macchina fotografica.

Non sei solo fotografo ma scrivi anche per un quotidiano. Ci racconti di questa tua esperienza e come si integra con l’attività di fotografo?
Il mio lavoro nella redazione di Nove da Firenze e’ preliminare a volte di quello da fotografo, perché mi mantiene informato sugli eventi della mia città, cosi’ da organizzarmi nel caso possa documentarli. Il mestiere del fotogiornalista e’ quasi finito, le immagini possono avere pero’ un ruolo di approfondimento, che magari posso costruirmi grazie alla rete di contatti instaurata grazie al giornale.

Fotografare per te è solo una passione o anche un’attività professionale?
Esclusivamente una passione… sono stato pagato solo per qualche collaborazione con un fotografo e dei book di moda.

Hai una foto che vorresti fare ma che ancora non sei riuscito a fare?
Avere la possibilità di fare un redazionale ad un personaggio famoso. Intervista e fotografie… bianco e nero ad un Clint Estwood per esempio.

L’ultima domanda è quella da un milione di dollari ( 🙂 ). Se tu avessi l’opportunità di incontrare un grande fotografo e ti fosse concesso di fargli una sola domanda, cosa gli chiederesti?
Vorrei fosse possibile incontrare uno dei grandi fotogiornalisti che hanno fatto la storia di questa. Qualcuno tipo Capa o Bresson e chiedergli “Qual’e’ la tua foto preferita”

————————

Ringrazio Berns per la gentile presenza su questo blog ed invito tutti coloro che volessero conoscerlo meglio a visitare il suo blog all’indirizzo http://berns78.wordpress.com/ ed anche il suo album su Flickr: http://www.flickr.com/photos/berns-photo/ oltre al quotidiano Nove da Firenze con cui collabora http://www.nove.firenze.it

Read Full Post »

« Newer Posts