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Posts Tagged ‘treppiede’

viewcameraUn paio di volte al mese propongo una sorta di missione fotografica da svolgere nel fine settimana, un piccolo esercizio che stimola la nostra creatività.
In genere non suggerisco temi già proposti ma a volte ci sono eccezioni. In questo caso voglio omaggiare il recentemente scomparso Luigi Manfrotto con un assignment che non è sul “cosa”, ma sul “come”.
La proposta è questa: non importa cosa fotografi, l’importante è che il tuo scatto sia realizzato usando quello che forse è l’accessorio più emblematico ed immortale della storia della fotografia, ovvero il treppiede.
Fotografare con il treppiede è diverso: ti costringe a rallentare, pensare, studiare posizione ed inquadratura. Il treppiede ti fa apparire agli altri in modo diverso ed anche questo si può riflettere sul risultato, in qualche caso anche impedirlo proprio. Il treppiede permette di fare scatti evoluti, magari complessi o raffinati e in qualche caso è condizione necessaria per riuscire ad ottenere certi tipi di immagini.

Che tu sia o meno un abituale utilizzatore di questo accessorio intendi provarci con questo assignment? Se sì, ti invito poi a condividere in un commento, il link al risultato del tuo lavoro e, se vuoi, anche ad aggiungere qualche breve nota o dettaglio sullo scatto.
Buon divertimento.

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lino-manfrotto_160E’ di qualche giorno fa la notizia della morte di Lino Manfrotto, il padre del moderno treppiede fotografico, l’accessorio che aanche nell’era digitale rimane vivo e vegeto, spesso simboleggiando in modo diretto la Fotografia professionale.
Erano gli anni ’60 e Lino Manfrotto, fotoreporter per Il Gazzettino ed Il Giornale di Vicenza, conviveva con gli ingombri e la pesantezza delle attrezzature del tempo. Come tutti i suoi colleghi apprezzava lo sviluppo che avevano avuto le componenti elettriche ed elettroniche, come i flash e gli illuminatori al quarzo, ma si chiedeva il perché della mancanza di innovazione sul fronte degli accessori di base come stativi, bracci e morsetti.
Iniziò creando un leggerissimo supporto per luci, che realizzò in pochi pezzi per amici e colleghi, ma poi decise di fare le cose sul serio e cominciò a vendere sul mercato internazionale i suoi prodotti realizzati in garage.
Il resto è storia, una storia fatta di qualità ed innovazione, un successo fatto di passione ed impegno, con una continua ricerca di perfezione che ha generato innumerevoli tentativi di imitazione.
Sembra un paradosso ma anche oggi, nell’era degli smartphone, della GoPro e dei droni, un buon treppiede ha sempre il suo perché, e forse sempre lo avrà.
Di sicuro per molti lo stativo rimane l’inequivocabile segno distintivo della presenza di un fotografo professionista, lo si può constatare dal rispetto che questo semplice accessorio sembra esigere, percepibile ogni volta che se ne fa utilizzo.

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droneCe l’hanno i militari, ce l’ha la polizia, ce l’hanno i terroristi, i delinquenti, gli esploratori, gli alpinisti, i radiomodellisti. Perché allora non lo dovrebbero avere anche i fotografi?
Sì, i tempi sono maturi. Altro che il vecchio e statico treppiede! Un drone può portare la fotocamera dove nessun cavalletto può sostenerla, dove nessun monopiede bastone può aiutarti a piazzarla, può tenerla stabile e ferma a mezz’aria anche quando tira vento. Per la miseria, il drone è il treppiede 2.0!!!
Fotografi, è l’ora di farsi il drone, altro che!

🙂 🙂 🙂

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Alba o tramonto. Sono questi i momenti in cui il fotografo David Orias piazza il suo treppiede sulle spiaggie della California ed inizia a scattare.
Il suo progetto intitolato “Waves” è fatto di immagini fantastiche: scatti realizzati con un bel teleobiettivo e tempi di esposizione magistralmente scelti per essere abbastanza lunghi ma non troppo. L’effetto è quello di un dipinto, colori saturi e sfumature dorate che sembrano uscire da pennello e tavolozza.
Non c’è trucco, solo un’accurata ricerca delle giuste impostazioni, tanta perseveranza ed un pizzico di fortuna. David afferma che gli ingredienti base delle sue opere sono l’oceano e la stagione degli incendi in California che, con la presenza di grandi quantità di fumo e pulviscolo nell’aria, creano insoliti e curiosi effetti di colore, difficilmente percepibili ad occhio nudo.
Che dire, non resta che provare. Anche dalle nostre parti gli ingredienti non dovrebbero mancare.

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viewcameraUn paio di volte al mese propongo una sorta di missione fotografica da svolgere nel fine settimana. È un piccolo esercizio che stimola la nostra creatività.
Questo weekend l’idea è un po’ diversa dal solito perchè in questo caso non c’è un tema su cui realizzare l’immagine. Stavolta l’assignment non è sul cosa ma sul come.
La proposta è dunque questa: non importa cosa fotografi, l’importante è che il tuo scatto sia realizzato usando quello che forse è l’accessorio più emblematico ed immortale della storia della fotografia, ovvero il treppiede.
Fotografare con il treppiede è diverso: ti costringe a rallentare, pensare, studiare posizione ed inquadratura. Il treppiede ti fa apparire agli altri in modo diverso ed anche questo si può riflettere sul risultato, in qualche caso anche impedirlo proprio. Il treppiede permette di fare scatti evoluti, magari complessi o raffinati e in qualche caso è condizione necessaria per riuscire ad ottenere certi tipi di immagini.

Che tu sia o meno un abituale utilizzatore di questo accessorio intendi provarci con questo assignment? Se sì, ti invito poi a condividere in un commento, il link al risultato del tuo lavoro e, se vuoi, anche ad aggiungere qualche breve nota o dettaglio sullo scatto.
Buon divertimento.

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Toscana

Stormy Tuscany – © Copyright 2010 Pega

Per me è uno dei generi più difficili. Certo è una considerazione personale, ma trovo che fotografare un paesaggio sia qualcosa che richiede particolari doti: una sintesi tra occhio compositivo e capacità di visione d’insieme, ma anche attenzione ai particolari ed una solida base tecnica.
Si, insomma per questo weekend assignment ti invito a fare ciò che tutti abbiamo certamente già fatto: fotografare un paesaggio. Facile?
Se, come me, sei tra coloro che ogni volta che tornano a casa con delle foto di paesaggio rimangono delusi, allora sai che facile non è. Forse è proprio il caso di accettarla questa sfida, prendendo l’attrezzatura per andare a trovare il giusto punto dove piazzare il treppiede.
Già, perché anche questo è il bello della fotografia di paesaggio, che tipicamente obbliga il fotografo ad essere parte attiva, a muoversi e cercare, magari anche a lungo e con fatica. E una volta trovato il giusto punto, a concentrarsi sullo scatto, volendo anche previsualizzando il risultato mentre cerca l’inquadratura.
Ed è questo approccio, anche un po’ meditativo, alla fotografia di paesaggio, che me la rende affascinante.

Bene, in questo fine settimana ti invito a realizzare qualche immagine su questo tema. Come sempre l’idea è che scattare avendo in mente un assignment ci può aiutare a migliorare la nostra fotografia.

Come al solito, ti invito poi a condividere i risultati di questa tradizionale missione del fine settimana, e per farlo non hai che da inserire in un commento qui sotto, il link alle tue foto.

Buon divertimento!

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Ogni tanto mi capita di scovare dei fantastici progettini fai-da-te.
Questo è a metà strada tra bricolage per la casa e fotografia perchè tratta della trasformazione di una vecchia fotocamera in una lampada!
Il blogger australiano Kirtsy ha scelto per questa sua idea una vecchia reflex. Semplicemente inserendo una lampadina all’interno e montando la fotocamera su un economicissimo treppiede ha creato un complemento d’arredo che potrebbe non stonare nella casa di un appassionato di fotografia.
Lui non vi accenna ma secondo me potrebbe essere carino pensare anche all’uso del diaframma manuale dell’obiettivo per regolare la quantità di luce….

Tutti i dettagli se vuoi provare a cimentarti su : http://www.kootoyoo.com/2011/09/how-to-convert-film-slr-camera-into-a-lamp.html

Fonte : Kootoyoo

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DIY vibration detectorC’è chi la questione della nitidezza la prende parecchio sul serio.
Sul sito Camera Technica (www.cameratechnica.com) che ti segnalo e che spesso visito alla scoperta di prove ed idee interessanti, hanno pubblicato un semplice esperimento per vedere quanto il movimento dello specchio influenza la nitidezza delle immagini che realizziamo con le nostre reflex.

Ebbene, il video che puoi vedere qui sotto è stato realizzato montando un puntatore laser sulla macchina posta su treppiede in modo da amplificare e rendere visibili i piccoli movimenti del corpo della fotocamera.
Si nota quanto sia grande la differenza di stabilità tra quando si scatta con la normale pressione del dito sul bottone dello scatto, quando invece lo si fa tramite telecomando o autoscatto e quando infine si opta per sommare ad uno scatto telecomandato anche l’opzione di sollevamento preventivo dello specchio che molte macchine prevedono.

Lo specchio è un elemento fondamentale di tutte le reflex ed è la soluzione che, fin dalla prima storica fotocamera di questo tipo, è presente e contraddistingue questa classe di macchine fotografiche, permettendo la visualizzazione dell’inquadratura direttamente attraverso l’obiettivo.
Nelle SLR (le moderne fotocamere ad una sola lente) lo specchio c’è ancora come un tempo e, tramite un meccanismo, si solleva velocemente un attimo prima dell’esposizione per poi tornare in posizione subito dopo.
L’esperimento di Camera Technica dimostra però che il suo movimento introduce delle vibrazioni tali da alterare in modo rilevante la qualità di una immagine quando i tempi di esposizione sono lunghi.

Cercare e trovare l’opzione con cui forzare il movimento dello specchio in modo che questo avvenga con molto anticipo rispetto allo scatto, o ancora meglio usare il live view (per le macchine che ne dispongono) è quindi una buona indicazione per tutti i fotografi che intendono ottenere la massima qualità dalla loro attrezzatura in caso di lunghe esposizioni.

Guardando alle già esistenti o prossime generazioni di fotocamere senza specchio (mirrorless) è nel frattempo proprio assurdo rovinare la nitidezza di una buona e costosa lente, lasciandola alterare dalle vibrazioni del buon vecchio specchio no ? Quindi… mirror up!
🙂

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Light PaintingEd eccomi con un’altra idea balzana.
Ti va di fare una passeggiata fotografica notturna per Firenze con un tema fotografico da seguire?
Bene, allora ti aspetto Mercoledì 9 Marzo, ma non dimenticare di portare una lampadina tascabile perchè l’incontro sarà dedicato al light painting.

Il light painting è una tecnica che consiste nel creare giochi di luce spostando una piccola fonte luminosa durante una foto scattata con un lungo tempo di esposizione. Ci sono illustri esempi dell’uso di questa tecnica che puoi vedere descritta in questo video.
Noi potremo per esempio provare a disegnare contorni di luce a qualche interessante soggetto del centro storico Fiorentino o anche inventarci dei creativi e dinamici astratti. Ogni spunto è interessante da sperimentare. 

L’appuntamento è per le 21 in largo Annigoni.
Per chi volesse mangiare qualcosa di frugale insieme ci vediamo un’ora prima.

Se cel’hai porta un treppiede che sarà utilissimo.
Vieni, sarà divertente!

p.s. ringrazio chi vorrà confermare la propria partecipazione in un commento sotto o scrivendo a pegaphotography@gmail.com

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TripodQual’è il simbolo, l’oggetto o l’accessorio che assegna in modo inequivocabile l’etichetta di “professionista” ad un fotografo?
E’ forse l’avere una grossa reflex al collo, lo sfoggiare un lungo teleobiettivo o  l’indossare un giacchetto con tantissime tasche?
No, no davvero. Il vero simbolo del professionista è il treppiede.
Il treppiede esiste dagli albori della fotografia, anzi ovviamente esiste da ben prima. Quello che lo contraddistingue è che in sostanza la sua forma non è assolutamente cambiata nel corso dei secoli.
Le macchine fotografiche hanno avuto nel tempo design diverso: a partire dalle scatole di grande formato passando per le medio a pozzetto e le più compatte 35mm, vedendo apparire e scomparire strane forme, le supercompatte sottili degli anni ’70, le Polaroid e tutto ciò che è stato fino ad arrivare alle digitali dei giorni nostri.
Ma il treppiede è sempre lì. Grande, medio o piccolissimo. E’ sempre lui.
Se si volesse trovare un simbolo potente ed assoluto della fotografia, come si fa con tavolozza e pennello per la pittura o il pentagramma per il musicista, bisognerebbe pensare davvero al treppiede.
Non avrebbe senso rappresentare una fotocamera, ce ne sono state troppe tipologie diverse.
viewcameraQuesta importanza simbolica del treppiede è forse sottovalutata dai fotografi stessi ma assolutamente presente, quasi fosse una informazione subconscia, nelle persone che non fanno della fotografia un proprio interesse.
Prova a piazzare il tuo treppiede ed osservare le reazioni di chi ti sta intorno.
Ti accorgerai che immediatamente aumentano attenzione e “rispetto”, come se aver messo la macchina su tre zampe avesse moltiplicato le potenzialità dello strumento.
A me è capitato di essere raggiunto da qualche custode o guardiano in luoghi evidentemente “non fotografabili” dopo svariati ed indisturbati scatti in tranquillità, per essere informato di un divieto di fotografare. Il tutto però solo al momento dell’estensione delle zampe del mio treppiede.

Ma una delle scene più carine a cui ho assistito è stata proprio durante il recente Sharing Workshop.
Stavamo entrando nel giardino di Villa Petraia, un luogo che “ufficialmente” non si potrebbe fotografare senza il permesso della Sovrintendenza (?! :-O).
Pochi minuti prima di noi aveva varcato l’ingresso una folta scolaresca, in cui le macchine fotografiche digitali abbondavano come spighe in un campo di grano.
Tra noi, del tutto casualmente, nessuno aveva in vista una fotocamera ma Pino, uno dei partecipanti al workshop, saliva tranquillo con il suo treppiede in spalla.
Ad un certo punto è spuntata una custode dicendo : “Signore il treppiede non può entrare“.

A Villa Petraia non si può Fotografare (con la F maiuscola)…. ed il treppiede è rimasto ad aspettare in portineria.

🙂

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