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Posts Tagged ‘progetto’

20:00
20:00 (Winter Holter) – © 2011 Pega

Ti ha atteso, vuoto e sconsolato, nel periodo di vacanze ed ora è lì che ti guarda, sperando in una bella e corposa “spesa”.
Oppure è sempre stato in vibrante silenzio, facendoti una melanconica compagnia durante questo caldo agosto, magari ospitando ben poche cose tra cui qualche birra fresca ed un po’ di frutta.
Dai, un compagno così importante, fedele e sommessamente silenzioso, qualche ritratto lo merita 🙂
Sì, il frigo è una risorsa interessante, anche fotograficamente parlando e si presta ad essere immortalato in molti modi.
Puoi fotografarlo chiuso come un forziere, magari con i classici magneti attaccati sopra, oppure scegliere di aprirlo e lavorare con quella luce fredda che proviene dall’interno… Puoi celebrarne l’opulenza cogliendolo subito dopo una bella spesa al supermercato o, come dicevo, fissandolo triste e vuoto in un caldo pomeriggio d’estate al ritorno dalle vacanze.
Insomma: che sia nuovo o vecchio, congelato o sbrinato, il frigo ha il suo fascino fotografico. Sarà forse perché è così legato ai concetti di “pieno” e “vuoto” e racchiude quello che mangeremo e quindi ciò che saremo domani, o forse perchè sbirciando tra i suoi contenuti ci si può divertire ad immaginare i gusti e le abitudini di chi lo possiede.
Questa estate fai qualche ritratto al tuo caro frigo: se lo merita.

🙂

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By Wes

Copyright Wes Naman

C’è un fotografo che si diverte a creare ritratti molto particolari ed originali. Non solo trasforma in mostri, sfigura e ridicolizza i suoi modelli, li fa anche soffrire.
No, non temere: Wes Naaman non è un criminale, semplicemente un fotografo creativo alla ricerca di scatti che facciano sorridere e che gli permettano di farsi notare. Nel suo portfolio, tra progetti che hanno tutti un taglio piuttosto estroso, ne puoi trovare alcuni così semplici da poter essere realizzati da chiunque a casa propria in pochi minuti, a patto di sopportare un po’ di… dolore.
Ne sono un esempio quello in cui ha riunito un gruppo di amici chiedendo loro di fasciarsi la faccia con del nastro adesivo, oppure un altro (da cui è tratta la foto sopra) in cui dal nastro adesivo è passato a qualcosa di ancora più sadico: elastici.
Beh dai, io dico che si son fatti delle belle risate, e poi ogni tanto ci vuole anche un po’ di idiozia. A Wes vanno comunque riconosciute creatività ed anche una discreta tecnica fotografica.
Che dici, sarà il caso di provarci o c’è qualche rischio di uscirne portando segni permanenti?
Chi si offre volontario/a come modello/a?
🙂 🙂 🙂

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Kiss

Kiss Day – © Copyright 2010 Juliana Coutinho

Juliana Coutinho è una fotografa brasiliana che ho trovato su Flickr, praticamente per caso . Il suo album è fatto di molte belle foto,  realizzate con gusto e tecnica, ma è simile a quello di tanti altri. Ad un certo punto però mi è caduto l’occhio su un suo set chiamato “Little Fingers” che mi ha colpito. Si tratta di un piccolo album di “ritratti” dove protagoniste sono le dita. Su queste Juliana disegna delle faccine, realizzando scatti simpatici ed originali, in qualche caso anche rifacendosi a fotografie famose. Il tutto con poca enfasi e gran semplicità. E’ qualcosa che chiunque può (o potrebbe) fare e mi ha subito ricordato quel gran genio di Mario Mariotti.
Ancora una volta devo constatare quante interessanti sorprese si nascondono tra le pieghe della rete, specie se si ha la voglia, il tempo e la pazienza di cercare.
Puoi trovare tutto il set “Little Fingers” di Juliana qui.

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PinolaEccola qua la Pinola. Aggiunti i perni per gestire il rotolino, realizzato un semplicissimo otturatore pivotante e verniciato di nero l’interno, la macchinetta stenopeica è pronta. È compatta, rossa fiammante e leggerissima 🙂
A seguito di alcune valutazioni e consigli, ho deciso di lasciar perdere il 35mm e scegliere i vantaggi di un formato più grande: il 6×6. La pellicola 120 permette infatti, oltre ad una maggiore superficie impressionabile, anche una costruzione più semplice con meno complicazioni.
Adesso non resta che provarla. Se verranno fuori foto in cui distinguere qualcosa non mancherò di pubblicarle.

E tu hai iniziato la tua stenopeica-fai-da-te?

P.S. Continua qui.

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Crepa

Crepa. (IPholaroid project) – © Copyright 2010 Pega

Fermarsi ad inquadrare la piccola fessura aperta in un muro , incurante dello sguardo perplesso delle persone che ti circondano. Oppure tornare, dopo mesi o anni, a fotografare quella spaccatura nella parete, quasi con la sensazione di avere a che fare con qualcosa di vivo. Forse é proprio quest’ultima idea che ogni tanto mi spinge a far foto alle crepe e magari svilupparci un qualche progettino fotografico come il Crepa Project.
Per questo weekend assignment l’invito è quindi quello di cimentarsi proprio a su questo tema.
La crepa è il vuoto che inesorabilmente riconquista il suo spazio nel pieno. È il nulla che nel tempo fa breccia e vince sulla dura materia, troppo rigida per resistere veramente a lungo all’azione del caos.
In questo fine settimana seguimi in questa folle idea, scoprirai che le crepe sono fotogeniche nella loro lentissima ma inesorabile vitalità.
Com’è ormai tradizione di questo blog ti invito poi a condividere il risultato di questi “scatti a tema” in un commento qui sotto.
Buon divertimento!

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Stefano Giogli

© Copyright Stefano Giogli

L’adolescenza è quella fase della vita durante la quale si acquisiscono le competenze e i requisiti necessari per diventare adulti: il fisico cambia mentre le esperienze emozionali diventano particolarmente intense. Il tutto avviene in un tumulto emotivo che produce grandi dissidi.”
(S.Giogli)

Si intitola “l’unico ad essere diverso eri tu” ed è tutto dedicato all’adolescenza questo splendido progetto di Stefano Giogli, fotografo perugino classe 1965, che ha voluto approfondire questa fase così particolare dell’esistenza umana andando a fotografare una serie di ragazzi proprio nelle loro stanze, immortalandone le atmosfere di intimità, conflittualità ma anche fierezza tipiche di quella sorta di habitat che è la camera di un adolescente.
È un progetto che trovo davvero bello ed originale, per certi versi anche avventuroso, ma sempre rispettoso ed intelligente. Ti consiglio proprio di andarlo a gustare come si deve: lo trovi qui, sul sito di Giogli.

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Lucy in the sky with diamonds

Lucy (The Beatles Project) – © Copyright 2012 Andrea Sbisà

E’ un progetto pensato e creato con passione quello dell’amico fotografo Andrea Sbisà che, partendo da alcune famose canzoni dei Beatles, ha deciso di realizzare degli scatti a tema formando una interessante opera su cui ha lavorato nel corso del 2012.
Sei pezzi famosi, sei titoli che hanno fatto la storia della musica leggera declinati in fotografia con un percorso di immagini che vede sei personaggi femminili e sei stili differenti che in contesti ed atmosfere diverse il fotografo ha voluto esprimere ricercando il mood della canzone.
Il progetto è insomma una sorta di “corto circuito” tra musica e fotografia che ti invito a gustare andando a visitare la galleria appositamente realizzata.
Andrea racconta di aver concepito il progetto alla ricerca di un modo per dare una forma pratica e reale alle sue visioni, valutando di volta in volta come affrontare gli inevitabili compromessi che un’idea del genere comporta.
Aiutato da un piccolo staff e un’agenzia di modelle ha poi messo in pratica una pianificazione tipicamente professionale, necessaria per minimizzare tempi e costi.
Per ogni canzone il fotografo ha pensato in prima persona a tutti gli aspetti, compresa la postproduzione finale, finalizzata a sottolineare ed amplificare il tema scelto.

andreasbisa__LucyLucy in the sky with diamonds

Picture yourself in a boat on a river,
With tangerine trees and marmalade skies.
Somebody calls you, you answer quite slowly,
A girl with kaleidoscope eyes.
Cellophane flowers of yellow and green,
Towering over your head.
Look for the girl with the sun in her eyes, And she’s gone.
Lucy in the sky with diamonds,
Lucy in the sky with diamonds,

Follow her down to a bridge by a fountain,
Where rocking horse people eat marshmallow pies.
Everyone smiles as you drift past the flowers,
That grow so incredibly high.
Newspaper taxis appear on the shore, Waiting to take you away.
Climb in the back with your head in the clouds, And you’re gone.
Lucy in the sky with diamonds, Lucy in the sky with diamonds,

Picture yourself on a train in a station,
With plasticine porters with looking glass ties.
Suddenly someone is there at the turnstile,
The girl with kaleidoscope eyes,
Lucy in the sky with diamonds, Lucy in the sky with diamonds,

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Christmas candle
Ci siamo. Arrivano pranzi e cenoni ed eccomi a proporti una semplice idea fotografica.
Il Natale può essere una gran bella occasione per fare foto: si può approfittarne per cercare i dettagli ed i riflessi nelle luci e nelle decorazioni ma anche cogliere l’opportunità di fare dei ritratti, specie se si passano le festività in famiglia con parenti e amici.
Voglio riproporti qualcosa da sfruttare proprio in occasione del pranzo o il cenone di Natale:

  • prepara un angolo fotografico, magari vicino all’albero. Fanne una sorta di piccolo set aggiungendo, se ce l’hai, un flash con diffusore.
  • invita le persone a farsi fotografare via via che arrivano o comunque PRIMA del pasto
  • effettua una seconda serie di scatti chiedendo alle stesse persone di posare DOPO l’abbondante mangiata…

😀 😀 😀 😀 😀
Buon divertimento e BUON NATALE

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Crepa.

Crepa. (The IPholaroid project) – © Copyright 2010 Pega

A volte il connubio tra foto e titolo può come germogliare, trasformandosi in qualcosa che si ramifica in una serie di significati che cambiano e sfumano sviluppandosi a seconda dei punti di vista soggettivi. E’ una sorta di sinergia comunicativa che si può creare tra parole, immagini e mente di chi osserva.
Ho avuto modo di sperimentarlo tempo fa postando su flickr l’immagine sopra, intitolata “Crepa.”
Tutto è iniziato con una foto fatta con l’Iphone e trattata in modo da assomigliare ad uno scatto Polaroid per il mio progettino che si chiama appunto IPholaroid project. È un muro colorato con una bella spaccatura… Un’immagine semplice, un po’ minimale, che per me ha però cominciato subito ad assumere una serie di possibili significati metaforici.

In effetti la crepa è sì un piccolo danno locale ma potrebbe risultare la manifestazione di un grave problema più generale. Può essere vera e tangibile su un muro di casa ma, visti alcuni temi di attualità, potrebbe anche rappresentare un’immagine figurata degli avvenimenti politici e sociali che stanno accadendo nel nostro paese o nel resto del mondo.
Qualcuno ci vede solo un segno, altri ci leggono un messaggio, ad esempio tra i commenti su Flickr c’è chi percepisce passione e sofferenza.
Insomma l’immagine di una crepa può trasmettere sensazioni diverse, in particolare associata alla sua descrizione che, in questo può suonare come l’espressione di constatazione cinica di fronte ad un organismo che sta giungendo alla fine della sua vita o addirittura… un minaccioso imperativo! (Con relativi gesti scaramantici di qualcuno).
Insomma… non è solo una crepa…

🙂

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E’ uno degli aspetti più semplici ed intriganti della fotografia, qualcosa che la caratterizza in modo speciale differenziandola anche dalle tecnologie che poi ne sono derivate, come il cinema ed il video. E’ la capacità di poter congelare l’istante, quella frazione di secondo irripetibile ed unica che solo lo scatto fotografico sa catturare. Un momento “decisivo” di cui tanto si parla ma che non sempre siamo in grado di maneggiare proprio perché non sempre è facile stabilire quale sia questo istante.
Ecco un esempio creativo ma semplicissimo. Una possibilità che esiste da sempre e che in qualche modo tutti abbiamo già sperimentato.
Il fotografo Thailandese Benz Thanachart con il suo progetto “Surprised Reaction” è partito dal notare l’atmosfera di silenzioso distacco asociale che sempre più permea gli spazi pubblici. Spazi affollati ma pieni di soggetti che in realtà vivono isolati nel loro spazio privato fatto di cuffiette e smartphone; vicini fisicamente ma lontani gli uni dagli altri, ognuno concentrato su qualcosa di molto distante da ciò che assorbe l’attenzione di chi ha accanto.
E così Benz si è piazzato sulla metropolitana, ha scelto il momento giusto ed ha urlato una parola a caso, completamente scollegata alla situazione, fotografando l’istante esatto della reazione dei presenti con le loro espressioni così genuine, senza filtri. Un “decisive moment” perfettamente controllato dal fotografo, un istante di attenzione da parte di tutti che guardano all’unisono nell’obiettivo. Semplicissimo ma incredibilmente efficace ed interessante, specie se si vanno a studiare i dettagli degli sguardi e si prova a leggere che cosa è balenato nella mente delle persone immortalate.
Qui sotto uno dei tanti scatti che puoi trovare sul suo sito. In questo caso Thanachart ha urlato “Granturco!”

Benz Thanachart

© Copyright Benz Thanachart

🙂

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