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Posts Tagged ‘digitale’

Vinton CerfVinton “Vint” Cert non è uno qualunque: negli anni settanta era tra i manager del DARPA ed è considerato a buon titolo uno dei padri di Internet. Una decina di anni fa i capi di Google pensarono bene di assumerlo come “Chief Internet Evangelist” ed oggi è il vice presidente della società.
Ebbene, Vint Cert ha parlato al meeting annuale della American Association for the Advancement of Science lanciando un allarme: quello del rischio di un vuoto storico, un deserto documentale che accompagnerà i decenni che stiamo vivendo, facendolo apparire ai posteri come una sorta di medioevo digitale, un’epoca povera di documentazione storica.
Sembra paradossale ma il problema sta nella carenza di una mentalità di preservazione digitale. La nostra società non ha ancora maturato la capacità di conservare in modo sicuro tutto ciò che ora viene creato e fruito senza divenire mai fisico. Immani quantità di documenti, immagini, video ed ogni tipo di informazioni che descrivono le nostre vite, vengono oggi creati e conservati in modo eterogeneo, su supporti non sempre in grado di sopravvivere al tempo o agli eventi. Oltre a questo, l’evoluzione degli standard e dei sistemi provoca un fenomeno di progressiva difficoltà di accesso ai dati più vecchi e tutto ciò potrebbe portare gli storici del futuro ad osservare un’era apparentemente vuota.
Insomma, bisogna stampare le fotografie a cui teniamo? Per Vint Cert assolutamente sì. E se lo dice lui c’è di che meditare.

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Architect by Eric Johansson

The Architect – Copyright Erik Johansson

Mi hanno sempre affascinato le creazioni geniali del grande Maurits Cornelis Escher, quelle atmosfere surreali che mettono alla prova il nostro limitato senso dello spaziotempo. Trovo davvero inimitabile Escher, ma devo ammettere che oggi sono rimasto a bocca aperta osservando le opere di un giovane creativo che forse potrebbe essere il suo erede, una sorta di discepolo digitale del mitico incisore olandese.
Eric Johansson è un fotografo svedese a cui la fotografia non basta. Per esprimere le sua arte, Johansson è costretto ad assemblare i suoi scatti, aggiungendo una forte componente manipolatoria ed arrivando ad un risultato del tutto surreale, spesso assurdo, ma di sicuro affascinante.
E.JohansoonL’approccio di Eric è molto libero, senza troppi preconcetti, integralismi o vincoli, ed aperto a tutte le tecnologie disponibili, in particolare quelle della postproduzione digitale.
Fotografia e manipolazione con Photoshop divengono gli strumenti con cui Johansson ottiene le sue opere creative, un processo artistico che Eric spiega bene in questa interessante TED talk. Ascoltandolo è facile percepire la sua vena ed il suo talento, oltre alla distanza che lo separa da chi affronta la manipolazione digitale al solo fine di perfezionare o modificare fotografie mal riuscite.
Closing out by E.JohanssonHo inserito il sito di Eric Johansson tra i miei preferiti e penso proprio che d’ora in poi seguirò con interesse questo tizio segnalando sul blog altre sue opere. Per oggi mi fermo qui, ma non prima di averti invitato a seguirlo nell’esempio di un suo percorso creativo, dando un’occhiata al video che mostra come Eric ha realizzato “Closing Out”, l’inquietante immagine con la pecora che vedi qui a fianco.
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Qual’è la prima regola, la più importante per ogni fotografo, specie se digitale?
Sì, è il backup, il backup!
È la seconda regola? “Ricordarsi di aver seguito la prima regola“.
Ebbene, giusto ieri ho parlato con una persona che ha perso TUTTO con la rottura dell’hard disk del PC su cui aveva l’intera collezione delle sue foto, tutte le sue foto (oltre ad un sacco di altra roba). E così eccomi nel 2015 a reiterare la mia personale missione che prevede di parlarne almeno una volta all’anno, ripubblicando le considerazioni su ciò che ogni fotografo dovrebbe valutare prima di abbandonare al fato il suo prezioso archivio di immagini. Forse sarò noioso, ma lo considero un dovere.

Ebbene, quanto saresti disposto a pagare per riavere l’intero insieme di tutte le tue foto a seguito di un’ipotetica perdita totale? Pensaci bene. Prova a tirar fuori un valore. Cento euro? Duecento, cinquecento, mille? Sii sincero con te stesso e scrivi questa cifra.
E’ bene che si tratti solo di un’ipotesi perché in alcuni casi di perdita dati, questi non tornano disponibili nemmeno per tutto l’oro del mondo.

Sadness

Sadness – © Copyright 2008 Pega

Lo fai (vero?) un sano e regolare backup delle tue foto? Lo fai in modo automatico o saltuariamente in manuale? Ne hai una o più copie di sicurezza?
Ogni tanto mi capita di parlare con qualcuno che ha appena perso molte, se non tutte, le proprie foto digitali,. È roba da mettersi a piangere.
Per favore, ti prego, FAI IL BACKUP delle tue immagini, fallo regolarmente, fanne anche più di uno. Ne vale veramente la pena.
Con l’aumento dei megapixel è aumentato anche il volume dei dati da cui è formato il nostro archivio di files fotografici ma ci sono molti metodi per fare efficacemente la copia del proprio lavoro.

Copie su Hard Disk esterni

Il prezzo dei piccoli hard disk esterni removibili è sceso sotto la soglia dei 0,20 Euro a Gb. E’ una soluzione pratica ed efficace ed è probabilmente quella che è più adatta ai fotografi.
In particolare è da prendere in considerazione l’adozione di dispositivi di rete (NAS) con due o più dischi ridondanti che effettuano automaticamente la replica dei dati.
I NAS ormai si trovano sul mercato consumer a prezzi molto abbordabili e per innalzare ancora il livello di backup dei propri dati è facile associare al NAS una o più  unità disco rimovibili (e quindi trasferibili altrove) su cui effettuare periodicamente un ulteriore e fondamentale livello di salvataggio.

Copie su DVD

Si tratta del supporto la cui garanzia di durata nel tempo è maggiore. ATTENZIONE però, non tutti i supporti che acquistiamo riportano esplicitamente i valori di persistenza dei dati nel tempo. Per le finalità di backup è necessario acquistare supporti di alta qualità (in genere marcati “master”) e non cercare il risparmio a tutti i costi.
I problemi di questa tecnologia, per certi aspetti un po’ datata, sono il ridotto spazio disponibile su ogni supporto e la laboriosità delle operazioni di copia che si riflettono sulla difficoltà di mantenere davvero nel tempo un buon piano di backup frequente.

Copie su nastro (DAT)

E’ una tecnica professionale la cui applicabilità è molto adatta a chi si trova nella condizione di dover salvare enormi quantità di dati.
I supporti a nastro sono veloci ed affidabili ma le unità che li utilizzano sono costose.

Storage su Internet

Negli ultimi anni sono fioriti molti servizi che offrono buone quantità di spazio su server farm molto sicure e sempre accessibili. Una soluzione ottimale per chi desidera il massimo della garanzia e la possibilità di poter accedere ai propri files sempre e da qualunque luogo.
Il rovescio della medaglia di questa, che sembrerebbe essere la soluzione ideale, sono i lunghi tempi di trasferimento dei dati ed anche i costi, anche se alcune recenti novità come quella di Flickr che regala un terabyte di spazio o garantisce spazio illimitato per un paio di decine di euro all’anno, fanno ben sperare su questo fronte.

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Qualunque sia la tua scelta per il backup l’importante è iniziare a farlo.

E non dimenticare di:

– Separare i supporti contenenti il backup dal PC. In questo modo anche in caso di disastro o furto (opzione non così remota) nel luogo dove questo risiede, si ha in salvo una copia dei dati.

– Considera di optare per una strategia in più copie. Il gioco può valere la candela…

– Effettuare frequentemente e costantemente il salvataggio. Meglio se in modo automatico.

– PROVARE e VERIFICARE la rileggibilità dei dati salvati!

Pensaci bene, poi se non l’hai ancora fatto, considera seriamente di alzarti dalla sedia ed andare subito ad investire almeno una parte della cifra (quella che ti invitavo a scrivere all’inizio del post) proprio nel tuo sistema di backup.

Ah, dimenticavo: se vuoi fare una buona azione… DILLO ANCHE AI TUOI AMICI. Magari condividendo proprio questo articolo.

🙂

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Digital film conceptI dorsi digitali non sono una novità. Già un decennio fa rappresentavano un promettente campo di sviluppo, poi il veloce successo delle fotocamere digitali li ha relegati ad un ambito specialistico di altissima fascia.
Eppure l’idea di rendere digitale qualunque macchina fotografica analogica non è per niente tramontata, ed anzi pare proprio che questo sia un progetto su cui lavorano in parecchi nel mondo.
Io aspetto con fiducia chi si deciderà a realizzare un dorso digitale universale, sarebbe un’occasione di rinascita per tante 35mm dimenticate nei cassetti ed anche un modo per riscoprire la qualità di alcuni gloriosi vecchi corpi macchina, che sovente non hanno nulla da invidiare alle fotocamere di ultima generazione.
Per il momento la questione rimane a livello di concept e, specie dopo la burla della RE35 risultata poi un fake, c’è sempre prudenza ogni volta che qualcuno si fa avanti con l’annuncio di un prodotto del genere.
So che un giorno o l’altro spunterà su Kickstarter un progetto degno di fiducia, ma per ora non resta che ammirare i vari prototipi che ogni tanto spuntano, come questo realizzato dagli studenti della coreana Hongik University.
Concept dorso digitale 35mm

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Un sorriso malizioso ma di gran classe by Pega

Un sorriso malizioso ma di gran classe – © Copyright 2011, Pega

Se da una parte ci sono le motivazioni, dall’altra non si possono sottovalutare le opportunità. Un famoso coach diceva che l’incapacità di saperle cogliere è la principale causa di insuccesso, ed ogni fotografo sperimenta la delusione di uno scatto perso per non avere una fotocamera a disposizione.
E così, dalle domande di un recente post, si passa al rovescio della medaglia: alle infinite nuove possibilità che ci ha regalato la tecnologia con la sua facilità ed immediatezza.
E’ vero che il digitale ha creato dei mostri, coltivato schiere di fotografi compulsivi e orde di malati del selfie, ma è anche vero che ha portato opportunità che prima non esistevano. Nel mio caso, ad esempio, ha fatto tornare in vita una passione che era sopita, fatto vedere le cose in un modo diverso, permesso di scoprire piccole perle tra mucchi di scatti compulsivi e dato la possibilità di imparare molto. Tecnologia come opportunità quindi; il rovescio della medaglia.

Colgo l’occasione di questo post per ringraziare Spadari Consulting per avermi premiato con un simpatico riconoscimento, un award dedicato ai cosiddetti blog “influencers” che incollo qui sotto sperando di non influenzarti troppo 🙂
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Best Blog 2014

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Dear old Lady

Dear old Lady - © Copyright 2010 Pega

Come un déjà vu ogni tanto mi succede di rivivere un emblematico incontro di qualche anno fa.
Stavo provando degli scatti con una vecchia fotocamera analogica. Il mio soggetto era un antico portone nel centro storico di Firenze. Provo varie inquadrature, mi contorgo un po’ come a volte succede…
Faccio per allontanarmi ma un ragazzino di giovanissima età, sui 10/12 anni, si avvicina dopo avermi osservato mentre scattavo. Probabilmente pensa che il mio soggetto sia una fiammante moto sportiva parcheggiata giusto accanto al portone; indica la macchina fotografica e mi chiede: “posso vedere come sono venute?”
Ho un attimo di esitazione, d’istinto quasi gli porgo il dorso nero della fotocamera ma poi ci penso, mi fermo e gli dico: “Beh, non è possibile. E’ a pellicola”.
Il nativo digitale mi guarda come se fossi un deficiente, o peggio uno che gli sta raccontando una balla, poi esclama: “Che cosa? Come sarebbe pellicola?” E senza nemmeno aspettare il mio tentativo di risposta si gira e se ne va…
Menomale che non gli ho detto “E’ analogica”…
🙂

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Acc... By Pega

Acc… – © Copyright 2009, Pega

In molti mi accusano di essere un integralista del digitale.
Ebbene sì confermo le mie convinzioni: la fotografia quantistica non permette più ciò che prima si faceva così bene in digitale. Il digitale, con le sue pixelature ed il fascino del rumore agli alti ISO è stata la vetta più alta toccata dalla Fotografia e rimane insuperabile, non c’è confronto con il freddo e sterile dettaglio microscopico delle immagini a neutroni.
È vero, le nuove tecnologie hanno espanso molto le possibilità, dato strumenti prima impensabili ed ampliato il numero di esseri viventi che oggi possono fare fotografie, ma io sono affezionato al digitale. Credo che le vecchie tecniche di postproduzione con Photoshop e il fascino vintage dell’HDR, rappresentino a tutt’oggi livelli mai più raggiunti.
Ora chiunque può realizzare fotografie così tecnicamente perfette da poter essere confuse con la realtà, e tutto questo senza alcun bisogno di doverle correggere in Lightroom. Oggi si possono condividere le immagini proiettandole nel cervello dei propri amici senza tutta quella vecchia ma sana faticaccia di postarle su Flickr o Facebook.
Che nostalgia…

😀 😀 😀

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Ruota multiexp

Ruota – © Copyright 2012 Pega

Agli albori della fotografia ogni tanto poteva succedere di fare un po’ di confusione, non ricordarsi se si era o meno sostituita la lastra, finendo per realizzare una seconda fotografia sullo stesso supporto.
E’ in questo modo, proprio come frutto di errori, che nacquero le prime esposizioni multiple. I fotografi del tempo si accorsero subito che si trattava di qualcosa utilizzabile anche in modo creativo ed iniziarono a sfruttarlo come una vera e propria tecnica.
Da allora l’esposizione multipla è stata usata in infiniti modi e, specie in tutta l’era pre-digitale, ha rappresentato una possibilità di manipolazione alla portata di tutti. Sì, perché realizzare più esposizioni sullo stesso negativo era qualcosa di molto semplice ed immediato, che non coinvolgeva il fotografo nelle più complesse fasi di sviluppo, elaborazione e stampa, tipiche del laboratorio con tutte le sue attrezzature e competenze necessarie.
Fare una multiesposizione può essere un vero e proprio atto creativo, qualcosa che è insieme realizzazione e postproduzione, che unisce in una sola immagine più momenti ed in essa li sintetizza.
Con l’avvento del digitale questa tecnica ha perso un po’ di adepti. Forse è a causa della facilità con cui si interviene a posteriori su questo tipo di immagini, dei tanti strumenti di manipolazione che oggi abbiamo a disposizione o forse anche solo perché stranamente molte fotocamere digitali non comprendono questa funzione (che nelle analogiche c’era sempre visto che bastava “non fare avanzare il rullino”).
Io ti invito a rispolverare questo modo di fotografare ed a provare qualche scatto multiplo, possono venire fuori cose davvero carine.

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Alla Worldwide Photowalk, a cui ci siamo aggregati organizzando una passeggiata fotografica anche a Firenze lo scorso 13 Ottobre, è associato un contest fotografico tra tutti i partecipanti alle oltre milletrecento photowalk in giro per il mondo nello stesso giorno.
Anche quest’anno, come leader dell’edizione locale, ho avuto l’onore di dover selezionare la vincitrice fra le foto inserite sul sito ufficiale. Non è mai facile fare questo tipo di scelta ed è per questo che, oltre a proclamare il vincitore, scrivo qui alcune note su come sono arrivato alla decisione finale. Si tratta di valutazioni del tutto soggettive, esposte a qualsiasi tipo di critica o disaccordo, ma condividerle fa parte dello spirito che anima questo blog.
Dunque, la foto che ho scelto come vincitrice del contest fiorentino 2012 è “Tourist alien” di Alessandro Firmalli, in arte Trymanit.

Florence Photowalk 2012 winner: Trymanit

Florence Photowalk 2012 Winner – Tourist alien © 2012 Trymanit

È uno scatto che ha in sé molti elementi che lo rendono, a mio parere, adatto a vincere un contest come questo. A parte la qualità generale, che non guasta mai, trovo nella foto un giusto insieme di aspetti che richiamano l’esperienza della Photowalk, a partire dalla vista della nostra meravigliosa Firenze, che fa da sfondo a questa strana “creatura” costruita simpaticamente in collaborazione tra il fotografo ed un altro partecipante usando una bella macchina fotografica d’epoca. Una foto digitale che ritrae la città di Firenze osservata da una fotocamera analogica.
Nelle le due edizioni passate avevo optato per foto analogiche, quest’anno invece ho scelto una foto digitale in cui ho trovato molto dello spirito della photowalk: passione per la fotografia, simpatia, creatività, un po’ di ironia, ma anche digitale ed analogico che collaborano insieme per regalarci una splendida immagine della città in cui si è svolto l’evento. Solo una nota critica: a mio parere manca la ciliegina, ovvero un qualche elemento umano, che avrebbe reso lo scatto davvero perfetto ma… Tutto non si può avere 😀
Dunque complimenti ad Alessandro Firmalli che si aggiudica il contest di quest’anno.

I miei complimenti anche a tutti gli intervenuti alla photowalk, ma anche in particolare agli altri partecipanti al contest ad alcuni dei quali, com’è ormai tradizione, assegnerò dei titoli secondari, assolutamente arbitrari e non ufficiali che pubblicherò in uno dei prossimi post.

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Lost memories

Lost memories è un piccolo capolavoro, un “corto” di tre minuti realizzato da Francois Ferracci.
Non voglio anticiparti molto di questo breve gioiellino se non che mette in connessione fotografia digitale, analogica, emozioni, sentimenti e relazioni, il tutto tra passato, presente e futuro della tecnologia.
Qualcosa che ti invito a vedere, gustandone oltre agli spunti di riflessione, anche l’aspetto tecnico eccellente, specie considerando che Francois l’ha realizzato da solo in sei mesi interamente sul suo laptop.
Buona visione.

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