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Giant steps

Giant steps - © Copyright 2008 Pega

Hai mai provato a fare foto senza fare affidamento sul mirino e sugli automatismi della tua fotocamera?
Ti propongo questo divertente esperimento. E’ al tempo stesso un semplice esercizio ed un istantaneo balzo indietro di un secolo e mezzo nella storia della tecnica fotografica.
Prendi un pezzetto di nastro adesivo ed usalo per attaccare un piccolo pezzo di cartoncino sull’oculare o sul display della tua macchina.
Dedicati a fare almeno 30 o 40 foto in queste condizioni, stimando esposizione e messa a fuoco, immaginando la composizione…
Non ci saranno distrazioni tecnologiche o dubbi sul funzionamento degli automatismi…
Chissà… potresti anche rimanere entusiasta dei risultati…

🙂

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Oggi non solo fotografia. Aggiungiamo anche una dose concentrata di pittura.

Ecco un curioso video che ho scovato su Youtube. Si tratta della realizzazione di uno studente di nome Chris Peck che ha creato questa sorta di “superconcentrato” d’arte : una sequenza che mostra in due soli minuti tutte le opere presenti al Museum of Modern Art di New York, anche conosciuto come MOMA.

Le opere rappresentate nel video sono quelle effettivamente presenti in esposizione alla data del 10 Aprile 2010.
L’amico Chris ha fatto proprio un bel po’ di scatti…

Buona visione !

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punto contra incendio (aereo)
Punto contra incendio (aereo) – © Copyright 2008 Pega

Per questo fine settimana voglio proporre un assignment dalle possibilità veramente molto ampie : una storia in una immagine.

Una foto, una singola immagine può riuscire a racchiudere in sè tutto un racconto, può far nascere e sviluppare, nella mente di chi la osserva, una sequenza di emozioni.
La storia raccontata da una foto è in realtà più nella mente di chi la guarda e la interpreta che non in quella dell’autore, ed è questo un aspetto tra i più affascinanti di questa forma espressiva.

In questi due giorni prova a fotografare cercando di raccontare una storia con una sola immagine. Cogli gli sguardi delle persone, i movimenti degli animali, i luoghi o le tracce di eventi accaduti. Prova qualche scatto che faccia nascere nella mente di chi lo guarderà, l’emozione di vederci un racconto.
Non è facile, ma potrebbe rivelarsi molto bello.

Poi, come ormai propongo sempre, se vuoi prova a pubblicare in un commento qui sotto il link alla foto sul tuo album online.
E’ divertente ed interessante condividere. E può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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pepper_n30

Pepper number 30 – Copyright 1930 Edward Weston

“Peperone numero trenta” di Edward Weston. Forse una tra le opere più famose di un grande maestro della fotografia del novecento.
Ogni volta che osservo questa immagine non posso fare a meno di rimanere ammirato, ed è forse per questo che è una tra le mie foto preferite in assoluto.
Non è solo la perfezione del bianco e nero, la sensualità delle forme cercate e trovate dal fotografo, non è solo la luce perfetta con quel buio dietro ed i dettagli che risaltano sulla superficie morbida. C’è qualcosa che mi affascina in particolare…
E’ quel “numero trenta”.
Il numero racconta la storia di questa foto, dei vari tentativi dell’artista di trovare lo scatto perfetto.
Peperone numero trenta significa che ci sono come minimo almeno altri ventinove peperoni che Weston fotografò nel percorso che portò a questo capolavoro.
Insomma, l’opera non è frutto di un isolato colpo di genio o di uno scatto fortunato. E’ il risultato di un lavoro di ricerca e tentativi, è impegno e fatica.
Mi diverte provare ad immaginare Edward Weston che nel 1930 si concentra su questo progetto di still life e magari incassa anche qualche battuta ironica di qualcuno che lo deride, o semplicemente scherza su un fotografo che si ostina ad immortalare peperoni… Ma Weston sa cosa vuole e continua a fotografare…
Il numero trenta è per me il tassello chiave di quest’opera.
E’ uno dei tanti casi in cui il titolo integra e completa un capolavoro, raccontando una storia che aiuta ad avvicinarci all’autore e a capire la passione, il talento ed anche la determinazione di un grande artista.

Ed ora… non ci resta che fare un salto al mercato, a vedere che cosa c’è di interessante e sensuale tra i prodotti di stagione…

🙂

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VitasSono passati un po’ di anni da quella primavera del 1982.
Ero appena sceso dagli spalti che circondavano il campo da tennis dove pochi minuti prima si era concluso un incontro di un torneo internazionale. Ne era uscito vincitore un personaggio che probabilmente pochi ricordano ma che al tempo era tra i primi dieci al mondo ed anche tra i miei preferiti : l’americano Vitas Gerulaitis.

Non ricordo nemmeno chi fosse stato il suo avversario, quel che conta è che la partita si era rivelata piuttosto dura per lo statunitense, ormai non più giovanissimo. Lo vidi allontanarsi un po’ stanco, con un asciugamano sulla testa, accompagnato dal suo coach. Imboccarono un vialetto del circolo che non portava agli spogliatoi, la cosa mi incuriosì e decisi di andare a vedere.

In breve mi ritrovai, un po’ allibito insieme a molti altri spettatori, sul bordo di un altro campo da tennis, un normale campo da allenamento, senza spalti nè gradinate.
Gerulaitis stava palleggiando con il suo coach.
Stava facendo pratica.

Era il giocatore più forte del torneo, tra i primi della classifica mondiale, aveva appena concluso un incontro da vincitore ma evidentemente c’era qualcosa che andava sistemato. Doveva far pratica. Doveva far pratica del rovescio.
Il coach gli porse un’infinità di palle, tutte per il rovescio. Gerulaitis colpì rovesci per un’ora buona. Tutti uguali, sembrava una macchina.
Rimanemmo in molti a vedere. Zitti ed a bocca aperta.

So che per per molti probabilmente questa storia non ha un gran significato. E’ un po’ come quando si fanno vedere le foto delle proprie avventure o vacanze a chi non c’era… difficile che possano trasmettere pienamente le sensazioni che si sono provate. E poi mi chiederai cosa c’entra tutto questo con la fotografia?

Beh, credo ci sia una lezione in questa storia ed è l’importanza di una pratica costante se si vuole essere in grado di ottenere dei risultati interessanti.
Un campione, un professionista, decide nel bel mezzo di un torneo di fare pratica, di esercitarsi nel rovescio come un principiante. Un fotografo può avere un atteggiamento diverso? Oppure è anche per noi la pratica la chiave per essere in grado di esprimersi al meglio, di cogliere quel momento, quella luce, senza pasticciare con tappi di obiettivi, treppiedi e comandi della macchina fotografica?

Ah, Gerulaitis superò gli incontri successivi, arrivò in finale e vinse il torneo.

🙂

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Lensculture

Oggi voglio segnalare un gran bel sito per chi è appassionato di fotografia, in particolare quella contemporanea.
Si tratta di LensCulture, una rivista web ricca di contenuti ed informazioni, molto ben fatta e costantemente aggiornata che puoi trovare all’indirizzo www.lensculture.com

Tante le sezioni interessanti, a partire dall’archivio dei profili e delle gallery di un folto gruppo di bravi fotografi, passando per un’area, che personalmente trovo molto importante, contenente una serie di interviste audio.
Non mancano un bel blog e numerosi approfondimenti, saggi, critiche e recensioni di esposizioni e libri.

Insomma un sito da visitare, anche per chi non ha totale dimestichezza con l’inglese perchè… si sa… le immagini abbattono ogni barriera.

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Uno sguardo su Firenze

Uno sguardo su Firenze -© Copyright 2008 Pega

 

A Firenze, affacciandosi dal Piazzale Michelangelo, non è possibile sottrarsi alla tentazione di fare una foto alla città. Indipendentemente dal luogo, tutti più o meno abbiamo fatto uno scatto del genere e spesso ne siamo rimasti delusi. 

Tipicamente viene fuori una foto banale. Magari è ben fatta, la composizione è studiata, la luce è ok, tutto è a posto… ma… è la solita cartolina vista mille volte.
Insomma è una foto troppo prevedibile

Però si rimane insoddisfatti anche quando, di fronte and un ottimo soggetto, si violano eccessivamente le regole, magari alla ricerca di qualcosa di nuovo e creativo o… più semplicemente, si sbaglia proprio… e ne viene fuori una foto caotica

Una buona fotografia, uno scatto interessante è quasi sempre un giusto bilanciamento tra caos e prevedibilità

Come molte cose che ci divertono e ci piacciono, la chiave dell’interesse cammina su quel sottile filo che separa ciò che ci risulta scontato e noioso da ciò che ci disturba per eccessiva confusione o inconcludenza. 

E’ quel bilanciamento che ci fa affascinare da un racconto, ci fa appassionare ad un pezzo musicale o… ci fa innamorare di una persona.
E’ come un gioco avvincente. Non si deve assolutamente già conoscere il risultato finale perchè questo toglierebbe ogni interesse, ma serve anche una base di regole che impedisca il disordine totale. 

Caos e prevedibilità… lo devo tenere a mente… 

🙂

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Polaroid  Swinger

My first one - © Copyright 2007 Pega

Sto lentamente riscoprendo il puro e semplice divertimento di fare degli scatti come ai vecchi tempi della Polaroid.

Il bello è che lo sto facendo con l’Iphone.

Niente scelte di impostazioni di tempo o esposizione, niente messa a  fuoco, niente di niente.
Comporre e scattare, solo se c’è abbastanza luce però… 🙂

E’ un tipo di fotografia che ha un che di nostalgico, un po’ come scattare con una toy camera ma con il vantaggio dell’immediatezza.

I risultati sono grezzi, esposizioni un po’ sballate, colori scadenti… e tutto questo anche perchè oltre ad usare la fotocamera di un telefonino ho pure deciso di usare un’applicazione che simula (piuttosto bene) la “qualità Polaroid, aggiungendo pure la classica cornice bianca.

Una IPholaroid sempre in tasca…
… è altrettanto divertente e gli scatti non costano un occhio della testa come allora…

Cielo IPholaroidico
Cielo IPholaroidico – Copyright 2010 Pega

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obamaChe ne dici della foto sopra?
Non trovi che sia assolutamente emblematica dell’era del digitale?

Quante volte si sceglie di vivere un momento attraverso un display LCD nella speranza di poterlo catturare nel nostro dispositivo video o fotografico?

E’ la voglia di immagazzinare i ricordi in un modo che il nostro cervello non ha la possibilità di fare o è necessità di far vedere agli altri le nostre esperienze e di condividerle.

La mia convinzione è che si tratti “prevalentemente” della seconda ipotesi.

Fin da piccoli cerchiamo la condivisione. Hai mai osservato quanto il divertimento di un bambino aumenta quando guardiamo con lui una cosa che lo diverte?
Quando cresciamo le regole rimangono le stesse.

Il digitale, con la sua semplicità ed immediatezza, ci ha portato la possibilità di condividere con una facilità estrema le esperienze che riteniamo importanti, quelle che vorremmo poter vivere insieme ad alcune persone che in quel momento non sono con noi.

Ma  non abbiamo ancora trovato la “giusta misura”… non raramente esageriamo e ci troviamo a vivere intere esperienze lasciando che un display ci faccia da “intermediario” con la realtà…

E può succedere quando raffigurato sopra al “ballo” di Obama… Tante persone un po’ chiuse in una sorta di solitudine digitale, concentrate nel catturare un momento che vorrebbero condividere con altri che non sono i presenti.

🙂

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Oggi voglio parlare di un’altra tra le risposte che ho ricevuto alla domanda che qualche tempo fa feci sul post : “Una sola Fotografia”.

E’ il punto di vista di Angelo, che alla mia richiesta sul blog rispose con una mail semplice ed essenziale, contenete solo questa immagine :

tank_man_tienanmen

Il rivoltoso sconosciuto di Piazza Tiananmen (@ Copyright Jeff Widener - Associated Press)

Si tratta com’è evidente di una delle immagini che ritraggono un rivoltoso, rimasto ad oggi sconosciuto, che durante le manifestazioni di protesta del giugno del 1989 in Piazza Tienammen a Pechino, fronteggiò da solo e disarmato una colonna di carri armati.

E’ una foto simbolo. Un’immagine potente ed intensa. 
Probabilmente non serve aggiungere altro, ma ho voluto chiedere ad Angelo un suo breve commento che accompagnasse la sua scelta. Eccolo :

“Dare una motivazione scritta significa un po’ togliere del significato alla fotografia perché non sarei mai in grado di scrivere un testo capace di trasmettere le emozioni che ricevo guardando quella foto.
Usare delle parole per descriverla e motivarne la scelta è come togliere un po’ di fascino o spostare l’attenzione di chi la guarda in direzione del mio punto di vista.
Prima di mandare l’immagine ho pensato: “ora gli spiego il perché” e poi ho realizzato che quella foto è cosi’ potente che non è necessario spiegare… 
L’ho scelta perché porta con sé tanto significato. Tanti concetti che qualcuno può dare per scontato ma che sono fondamentali. Quella foto è un inno alla libertà.
Probabilmente è questo il motivo per cui la voglio salvare. Perché senza la libertà non si possono nemmeno fare fotografie. E con questo potrei ricollegarmi alla campagna di Photography is not a Crime…”

Libertà…
I segni dell’erosione della libertà si iniziano a percepire anche quando si intaccano possibilità apparentemente secondarie come la libertà di fotografare…
Ne parlavamo giusto un paio di giorni fa…

Grazie Angelo per il tuo contributo

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