Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘cultura’

Attivazione reticolare

Attivazione reticolare – © Copyright 2009 Pega

C’è una frase del famoso fotografo Josef Koudelka che mi piace molto:
Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perchè non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco“.

È una verità che più o meno tutti abbiamo sperimentato, scoprendoci curiosi ed ispirati quando visitiamo posti nuovi, dove magari ci sentiamo capaci di scovare soggetti interessanti e realizzare buone foto, mentre nei luoghi che frequentiamo abitualmente ci pare che “non ci sia più niente da fotografare”.
Non c’è dubbio che il valore dell’esperienza del viaggiare sia insostituibile ma è anche vero che la fotografia è essa stessa un mezzo per espandere le nostre esperienze.
Guardare i luoghi che normalmente frequentiamo attraverso l’obiettivo di una fotocamera permette di vedere le cose in modo diverso, selettivo, particolare. Permette di notare dettagli e separarli dal contesto, consente di esaltare o modificare le sensazioni cromatiche, come succede ad esempio quando si fotografa in bianco e nero. A volte spuntano addirittura dettagli che non si erano mai notati.
Fotografare è quindi un po’ come viaggiare. Rendersi conto di questo più aprire la possibilità ad esperienze inaspettate e farci scoprire il nuovo anche dove non pensavamo che ce ne fosse.

Read Full Post »

20120930-162734.jpg

Tra il 10 ed il 18 Novembre prossimi si svolgerà a Perugia una interessante manifestazione: un festival dedicato alla fotografia sociale ed al ruolo che la cultura delle immagini deve recuperare nella nostra società. È un tema importante ben presentato dalle parole degli organizzatori:

Crediamo che in una società come quella attuale, definita appunto società dell’immagine, ci sia una profonda esigenza di creare o forse ricreare una cultura dell’immagine. Viviamo circondati da immagini, ma spesso non sappiamo più distinguere genere e qualità; allo stesso modo oggi molti fotografano, ma pochi riescono davvero a raccontare e ad esprimersi attraverso le immagini. Perché crediamo che la fotografia sia un mezzo insostituibile per “fare memoria visiva”. Perché la fotografia è indispensabile per comunicare idee e culture di singoli e comunità. Perché la fotografia può ispirare un cambiamento sociale attraverso la presa di coscienza sullo straordinario, bello o brutto, che è sotto gli occhi di tutti ma che molto spesso viene ignorato. Perché la fotografia può essere uno strumento fondamentale di comunicazione, di riattivazione della percezione, di riattivazione di una spinta interiore personale soprattutto laddove c’è una difficoltà di comunicazione. Perché la fotografia può essere anche strumento di inclusione sociale soprattutto in quelle persone che “non hanno voce”.

Altre informazioni sulle mostre, i workshop e gli eventi in programma, sul sito www.socialphotofest.org

Read Full Post »

E’ stata definita come “L’indimenticabile immagine di James Dean, curvo nel suo soprabito scuro, come quasi avesse il peso di una intera generazione sulle spalle.
Questa emblematica foto fu scattata nel 1955 in Times Square da Dennis Stock, famoso membro dell’agenzia Magnum.
James Dean cammina nella pioggia, sigaretta in bocca, i chiaroscuri della New York degli anni cinquanta espressi in modo magistrale con un bianco e nero stupendo, impreziosito dall’atmosfera nebbiosa.
Un grande scatto, con un gran soggetto, la composizione perfetta, l’atmosfera ideale… o forse… quasi.
Non tutti sanno, in particolare non lo sanno i tanti profeti del “Io la postproduzione mai“, che in realtà ben prima dell’avvento del digitale, tutti i grandi fotografi lavoravano insieme ad una figura che era in pratica la loro metà: lo stampatore.
Come nel caso che citavo in un vecchio post, anche qui la foto famosa beneficiò del lavoro di colui che spesso restava nell’ombra, in questo caso Pablo Inirio, uno dei più grandi maestri di camera oscura della storia della fotografia.
Ecco qui sotto il bozzetto con le istruzioni di stampa, un trattamento che adesso possiamo facilmente fare su Photoshop o deleghiamo alla nostra fotocamera (quando scattiamo in jpg). Con la pellicola ci voleva gran manualità ed esperienza, così si lavorava prima dell’avvento del digitale. Un bel documento per chi spesso discute sul tema della postproduzione, che fa capire come la questione stia tutta nel gusto e nella misura, non nel principio o nella tecnica.
Pensaci la prossima volta che giudichi i tuoi scatti senza prima averli “processati”.

James Dean by Dennis Stock - Printing notations by Pablo Inirio

Read Full Post »

Better stay informed by Pega

Better stay informed – Copyright 2008 Pega

Pensiamoci bene: siamo investiti da continue proposte di nuove linee di fotocamere ed obiettivi, i produttori ne sfornano a ripetizione. I leader del settore come minimo lanciano un paio di nuovi modelli di punta all’anno, accompagnati da una schiera di prodotti accessori, ma ci sono anche aziende che vanno ben oltre, come ad esempio Fujifilm che solo nel 2012 ha già annunciato qualcosa come 27 nuove fotocamere compatte.
Mi chiedo se tutto questo abbia davvero un senso.
Sì, è affascinante vedere l’avanzamento tecnologico e tutte le piccole o grandi evoluzioni che i nuovi prodotti ci portano, va detto che ci sono anche parecchi aspetti negativi in tutto questo. Un rovescio della medaglia che non è solo distrazione dalla vera “sostanza” della fotografia. C’è altro.
Le nostre fotocamere sono prodotti complessi, ad alto impatto. Per costruirle servono materie prime preziose, a volte rare, serve lavoro ed energia, servono imballi e trasporti. E poi quando la fotocamera diviene vecchia, e quasi sempre non perchè lo è dal punto di vista pratico o funzionale, ma solo perchè la si ritiene obsoleta, essa si trasforma in un problema di smaltimento.
Insomma abbiamo per le mani aggeggi frutto di un lavoro spesso sottopagato, realizzati con materie prime oggetto di lotte o guerre, costosi dal punto di vista dell’inquinamento che si produce per costruirli e pericolosi quando dovremo disfarcene.
Non voglio fare una crociata contro l’innovazione tecnologica, ci mancherebbe, vorrei solo provare a stimolare una riflessione su quelle che sono le nostre abitudini, la nostra attitudine a comprare nuovi prodotti e gadget senza aver davvero esaurito e portato al limite dell’utilizzo ciò che abbiamo.
Io lancio un’idea al produttore che vorrà vendermi la mia prossima macchina fotografica:Offrimi un serio ritiro del mio usato, valutandolo davvero come un oggetto degno di esistere ancora, da rivendere ad un’altra persona o riciclare recuperando i suoi preziosi componenti. Imposta un nuovo modo di concepire il prodotto, che preveda il recupero dei vecchi modelli e permetta un’evoluzione tecnica davvero legata alle necessità del fotografo, molto meno a quelle del marketing. Proponimi in modo chiaro e trasparente una filosofia di produzione che preveda il rispetto del lavoro ed un impatto ambientale limitato.”
Lo so, molto probabilmente in questo modo la mia prossima fotocamera costerà di più, magari anche molto di più. Vuol dire che la sfrutterò per più tempo senza cambiarla di nuovo, ma è l’esempio di un percorso attraverso cui si potrebbero davvero risolvere alcuni dei problemi che ci affliggono.
Per il momento penso che terrò stretta la mia fida reflex da 12Megapixel, che in molti considerano obsoleta ma che ancora svolge egregiamente il suo lavoro e probabilmente ha caratteristiche ben superiori alle mie capacità, tanto che solo pochi anni fa sarebbe stata un irrealizzabile sogno fantascientifico per me e molti altri appassionati di fotografia.

Read Full Post »

Blow up - Michelangelo Antonioni

Di recente è passato in TV un film che avevo visto parecchi anni fa, trovandolo al tempo non molto interessante e forse un po’ “vecchio”…
Blow-Up è una famosa pellicola girata da Michelangelo Antonioni nel 1966 in cui il protagonista, un fotografo di moda interpretato da David Hemmings, scatta per caso delle foto ad una coppia in un parco, accorgendosi poi di un dettaglio misterioso osservando gli ingrandimenti. La storia si sviluppa in un intreccio a tratti inquietante, con il taglio tipico, vagamente psichedelico, del cinema di quegli anni.
Riguardandolo con un occhio un po’ più attento, da fotografo diciamo, ho trovato molti aspetti degni di nota, a partire dal personaggio centrale, evidentemente ispirato ai famosi fotografi fashion degli anni sessanta come Brian Duffy o David Bailey, ma anche i particolari delle tecniche ed attrezzature usate.
Nella storia del cinema ci sono molti film dove la fotografia riveste un ruolo importante, quando capita mi piace molto scoprirli o riscoprirli, rivedendoli con curiosità e a tal proposito voglio dire che mi farà molto piacere se vorrai segnalarmi qualche pellicola degna di essere riscoperta sotto questa luce.
Nel frattempo ti propongo un breve video tratto da Blow-up, in cui si sviluppa un momento di forte “connessione” tra fotografo e modella. Una scena molto famosa che al tempo fu bollata come “troppo esplicita” 🙂
Buona visione.

Read Full Post »

Skater by Pega

Skater – © Copyright 2010 Pega

Una delle cose che più mi affascina della fotografia è che non è fatta solo di immagini. Non mi riferisco all’impegno o al tempo che richiede, nemmeno alle emozioni e sensazioni che uno scatto sa regalare. Parlo del vero potere della fotografia, quello che la rende un mezzo straordinario: il potere di  avvicinare e connettere le persone.
Inizia quando si impara. Spesso c’è la figura di un mentore, un maestro, o anche solo un conoscente, che dà qualche consiglio e con cui si sviluppa un rapporto che non si dimentica.
Poi c’è il soggetto. La fotografia ti spinge ad avvicinarlo e conoscerlo, perché è proprio entrando in sintonia ed “accordandosi” con esso che vengono fuori gli scatti più belli. Quelli indimenticabili.
Ed infine c’è l’osservatore. Il rapporto tra il fotografo e l’osservatore è affascinante, con il secondo che tende a proiettare se stesso e le sue emozioni su ciò che il primo ha realizzato, generando quello che è il vero risultato dell’estro artistico: l’effetto sulla terza persona, quella che guarda l’opera.
In effetti questi sono solo tre dei tanti esempi di come la fotografia sa mettere in connessione le persone. E’ un canale di comunicazione che si appoggia sull’istinto visuale di cui tutti siamo dotati e che si trasforma e muta continuamente, regalando continui stimoli.

Altri casi di questo effetto di connessione sono anche le conoscenze e le amicizie che si sviluppano tra appassionati che frequentano un fotoclub o magari un gruppo su un social network. O anche quelle tra un qualsiasi blogger ed i suoi lettori.
E tu hai qualche altro esempio?
🙂

Read Full Post »

20120518-004057.jpg

Oggi ti ammorbo con un po’ di vecchia tradizione popolare.
Sai chi è la santa protettrice dei fotografi?
È Santa Veronica, la donna che, secondo la tradizione cristiana, asciugò il volto di Cristo con un panno di lino su cui rimase impresso il ritratto di quest’ultimo.
A parte la chiara denotazione analogica del procedimento di generazione dell’immagine che in questo caso si verificò e che delinea la figura come prevalentemente portata ad aiutare chi fotografa a pellicola, è interessante notare che Santa Veronica è anche curiosamente considerata la patrona degli informatici, cosa che di conseguenza la rende protettrice anche dei poveri fotografi digitali.
Curioso anche che sia nota per essere patrona della Francia, nazione in cui la fotografia è stata inventata.
Le coincidenze finiscono qui. Il fatto che sia anche considerata protettrice delle lavandaie, forse, con la fotografia proprio non c’entra nulla.
🙂 🙂 🙂

P.s. In giro per il mondo si possono trovare inaspettate raffigurazioni di Santa Veronica, come ad esempio questa in un vicolo a New York, in cui appare mostrando l’effige dei temibili e perfidi Decepticons 🙂

20120518-005344.jpg

Read Full Post »

Crepe

Flaws (The crepa project) – © Copyright 2011 Pega

Il tempo è un fattore molto relativo, si sa. Davanti ad un capolavoro come Monna Lisa si può rimanere incantati per minuti, decine di minuti… forse ore.
Esperti d’arte e curatori di esibizioni sostengono che per poter davvero apprezzare pezzi del genere sarebbero necessari almeno 10 minuti di osservazione attenta. Eppure i monitoraggi effettuati presso importanti opere esposte dimostrano che il pubblico, anche in condizioni di poco affollamento, si sofferma appena a vederle ed  il tempo medio di permanenza davanti ad un quadro come la Gioconda è meno di trenta secondi. Più o meno come un veloce spot in TV.
Considerando quindi mezzo minuto per un capolavoro assoluto come Monna Lisa che succede nei casi di opere un po’ meno importanti, come magari quelle presenti in una esposizione fotografica o negli album online?
Hai mai pensato a quanto spesso tendiamo ad osservare le fotografie in modo rapido e superficiale?
Eh si, di nuovo il tempo… in questo caso dal punto di vista dell’osservatore, ma ancora una volta elemento chiave.
Sarebbe importante riuscire veramente a gustare le immagini che gli altri ci propongono, goderne osservandole nei dettagli, nelle caratteristiche ed anche valutarne la qualità, magari da angolazioni e distanze diverse quando esposte fisicamente.

E tu quanto ti soffermi ad osservare una foto? E quanto conta per te se è una stampa esposta in una galleria, pubblicata in un libro o è un’immagine digitale su uno schermo? Piccola, grande, ben illuminata o… retroilluminata. Per te fa differenza sul tempo che le dedichi?

E’ interessante ragionare sul tempo che da osservatori dedichiamo alle foto degli altri perché probabilmente è in una qualche relazione con quello che gli altri a loro volta dedicano alle nostre.

Read Full Post »

Una passeggiata con gli amici

Una passeggiata con gli amici – © Copyright 2008 Pega

Obiettivi, flash, treppiedi ed aggeggi vari. Quanto di frequente capita di parlare con amici e colleghi di quali elementi siano i più indispensabili nella borsa del fotografo?
Sebbene non venga considerato molto spesso ce n’è uno che è forse il più importante, anche se non tutti se ne rendono conto. E’ l’accessorio (o forse sarebbe tecnicamente più corretto chiamarlo “il consumabile”) più prezioso per il fotografo: è il tempo.
C’è qualcuno fortunato che ne ha in abbondanza ma per tutti gli altri invece scarseggia. Il bello è che il tempo è qualcosa di intimamente legato alla fotografia perché è addirittura uno degli elementi di impostazione della foto stessa, pensaci bene.
Lo scatto ha proprio nel tempo di esposizione un parametro chiave che influisce direttamente non solo sull’immagine realizzata ma anche sull’atteggiamento del fotografo.
Cerco di spiegarmi meglio. Pensa a quanto è diverso scattare al volo una raffica da 1/1000 oppure piazzare il treppiede per una lunga esposizione, magari di minuti o ore con una macchina grande formato, una pinhole o la tua digitale con i filtri ND. Pensa all’importanza che ha il concetto del tempo nella fotografia di eventi che vanno colti con precisione e che magari non si ripeteranno facilmente.

Prendersi il tempo necessario è importante per il fotografo. Prepararsi, posizionarsi, comporre e scattare facendo attenzione ai dettagli, tutto questo anche quando poi l’esposizione dura solo una frazione di secondo.
E poi il tempo per valutare il proprio lavoro, per la postproduzione in camera oscura o digitale, il tempo per portare all’attenzione degli altri le proprie foto o anche il tempo necessario a raggiungere i luoghi o le persone che si vogliono fotografare.

Non so se avevi mai considerato il tempo come un accessorio o un prezioso consumabile in fotografia, ma a pensarci bene è proprio un po’ così.

🙂

Read Full Post »

Moscerino

Moscerino – © Copyright Pega

Alfio Vanni, in arte “Moscerino” è un artista che ha fatto della sua vita una vera opera d’arte.
Puoi andarlo a trovare su una sponda del lago dei Renai a Signa, due passi da Firenze, in un locale che è un mondo a parte.
E’ un ristorante casalingo in legno con pareti ricoperte da oggetti di ogni genere: dalle maschere antigas alle chitarre passando per improbabili fotomontaggi, sciarpe, stemmi, maschere, vecchi telefoni ed un’infinità di oggetti trash. In giardino un asino ed una statua della libertà di cartapesta.
Da giovane Alfio suonava sui transatlantici, poi per decenni con artisti vari al Caffè Roma di Alassio. Oggi alla fiera età di settanta anni si propone ancora aprendo le serate entrando “in scena” ricoperto da mille lucine di Natale, per cantare qualche fantastico stornello ma anche strabiliare con qualche numero.

In questo scatto ho cercato di ritrarlo nel pieno del suo impeto, provando a catturare quell’energia e vitalità che solo dal vivo sono però davvero tangibili.

Una cena da Moscerino e Bettina è un’esperienza da provare. Serve però un po’ di pazienza: la lista di attesa è paragonabile a quella di una visita specialistica in convenzione ed in genere difficilmente inferiore ai sei mesi.
🙂

Read Full Post »

« Newer Posts - Older Posts »