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Banked turn - © Copyright 2011 Pega

INNANZITUTTO BUON 2012!
Quasi come per tradizione mi ritrovo a scrivere il primo post dell’anno sulle idee ed i progetti fotografici che intendo “provare” a realizzare nel corso dei prossimi dodici mesi. E’ un piccolo stratagemma che ha come scopo, oltre a quello di condividere queste intenzioni, di aiutarmi a prendere un certo impegno per tutto il 2012, stimolandomi a portarlo a termine.
Dico subito che se vuoi provare a fare lo stesso ed accompagnarmi in questo esperimento, non hai che da scrivere anche tu, in un commento, quali sono i tuoi progetti fotografici per l’anno appena iniziato; potrebbe essere divertente trovarsi alla fine a vedere insieme che cosa abbiamo combinato o meno…

Dunque ecco qua: per quanto riguarda il 2012 fotografico tra le mie intenzioni c’è quella di realizzare alcune sequenze che ho deciso di intitolare “The indecisive moment project”, apertamente ispirate al lavoro di Duane Michals, il fotografo di cui parlavo in un recente post. Diciamo che vorrei riuscire a scattare almeno una sequenza al mese ma so che non mi sarà facile e considererò un buon risultato anche una produzione minore, specie se di qualità.
Credo che predeterminare una “quantità” desiderata per questi progetti fotografici sia molto importante per riuscire a costruire qualcosa di consistente ma è anche vero che non voglio trasformare tutto questo in un assillo. Del resto, come successo anche per progetti precedenti, sono tranquillamente soddisfatto anche con produzioni minori di quelle inizialmente dichiarate.

Un altro filone su cui vorrei insistere è quello degli holter fotografici. Lo scorso anno avevo iniziato il “Season Holter” , in cui mi prefissavo di realizzare un holter a stagione ma sono riuscito a produrne solo due e così ho deciso di trasformare il progetto in biennale e cercare di completarlo nel 2012 (furbo eh!).
Gli holter fotografici sono una serie di immagini fatte ad intervalli molto regolari (ad esempio una ogni mezz’ora) durante tutto l’arco di una giornata, proprio come accade con lo strumento diagnostico che porta lo stesso nome. Ne parlai in un vecchio post qui.

E poi c’è poi il blog, per me una costante fonte di soddisfazione e di sempre nuovi stimoli, grazie ai tanti contributi di visitatori e  partecipanti in continua crescita, ma ci sono anche le altre iniziative come gli Sharing Workshop  che continueranno a breve ed anche le varie serate e photowalk che intendo proporre ancora, come già fatto in passato.

Insomma anche quest’anno probabilmente troppa roba… 🙂 ma va bene così.

Ciao ed ancora auguri di un ottimo 2012!

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Christmas candle

Christmas candle - © Copyright 2008 Pega

Il tema che ti propongo per questo fine settimana è difficile.
Difficile perchè è uno di quei casi in cui l’imbarazzo della scelta sembra prevalere e dove è facile il timore di stare troppo sul banale.
Ebbene per questo weekend assignment il tema sono: i dettagli del Natale.

L’idea è quella di scovare, tra le tante cose che ci circondano e che capita di osservare, il dettaglio che maggiormente rappresenta l’idea e l’atmosfera natalizia che avverti. Intendo quella tua personale.
Non è un assignment generico sul Natale ma un invito a scattare foto di piccole cose, minimi particolari che però riescano a dare la chiara sintesi di questo momento.

Insomma in questo weekend porta sempre con te la macchina fotografica e prova a cogliere qualche spunto, cerca di isolarlo da tutto il resto facendo in modo da trasformarlo in un tuo simbolo del Natale, poi come al solito l’invito è a postare, in un commento qui sotto, il link alle immagini che avrai realizzato.
Condividere i propri scatti con gli altri lettori è divertente e può portare a vedere le tue foto visitatori che le apprezzeranno.

Buon divertimento e BUON NATALE!
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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Closed Sun

Il Sole chiuso - © Copyright 2011 Pega

Con le giornate che sono sempre più corte, questo è il periodo dell’anno in cui ci si trova sempre più spesso a far foto in condizioni di luce artificiale. Perchè allora non provare a fare proprio delle luci artificiali l’oggetto di qualche scatto?
Ecco quindi che per questo weekend il tema che ti propongo sono le : Lampade.

E’ interessante scovare e fotografare le sorgenti di luce, affrontare la sfida di gestire correttamente l’esposizione e scegliere cosa “bruciare” e cos’altro lasciare nell’oscurità.
Dalla semplice lampadina al grande lampadario, tutti questi oggetti luminosi possono essere un’ottimo soggetto per dar sfogo alla creatività ed inventarsi effetti e suggestioni.

Trova quanche lampada interessante in questo fine settimana, studiala, cerca inquadratura e composizione, poi scatta qualche fotografia cercando di tirarne fuori qualcosa che ti piace.

Dopo, se vuoi, postala condividendo “il prodotto della tua missione” in un commento qui sotto. Bando alla timidezza, non invare mail private. Condividere con tutti i lettori del blog è divertente ed interessante e può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.
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23:00

23:00 (Winter Holter) - © Copyright 2011 Pega

Te ne accorgi quando cominci a far foto a scene ed oggetti che gli altri nemmeno notano, o quando ti scopri ad apprezzare il suono dello scatto di una fotocamera.
Te ne accorgi quando vedi quasi ovunque situazioni che reputi degne di essere fotografate, o quando inizi ad assumere strane posizioni in pubblico, alla ricerca di qualche interessante inquadratura.
Te ne accorgi quando ti indispongono i complimenti alla tua macchina fotografica invece che a te, o quando ti sorprendi a leggere regolarmente blog fotografici folli come questo.

Ma sopratutto, te ne accorgi quando nell’archivio delle tue foto… Non ci sei mai.

Benvenuto (benvenuta).
🙂

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Hubble Deep Field

Ci sono immagini che vanno oltre la fotografia, come questa sopra che mi ha letteralmente rapito. Per un tempo che non saprei ben definire mi sono trovato a sbirciarla tutta, ingrandita fin nei dettagli più piccoli che in realtà sono porzioni di spazio enormi, molto difficili da descrivere a parole e forse anche con i numeri.
Insomma mi sono sorpreso a pensare a ciò che abbiamo davanti guardando una foto come questa.

E’ nota come Hubble Ultra Deep Field  ed è una fotografia digitale che il telescopio spaziale ha scattato alla porzione di universo inquadrata dal suo sensore.
I puntini più piccoli sono galassie, le galassie più antiche e quindi anche più lontane. Dall’inizio del tempo viaggiano allontanandosi dal centro dell’universo a velocità elevatissime. Guardandole vediamo ciò che di più antico i nostri occhi possono vedere, e lo vediamo com’era circa 13 miliardi di anni fa: il tempo che la luce ha impiegato per arrivare all’Hubble.
La fotografia è una macchina del tempo molto potente in questo caso.

Alcuni di questi puntini non sono singole galassie ma addirittura gruppi di decine o centinaia di galassie, così lontane da apparire come una singola entità ma in realtà in allontanamento anche tra loro, in una dinamica dove la forza di gravità non riesce a vincere le enormi distanze che si sono create tra questi corpi celesti.

Noi ce ne stiamo su un piccolo ed insignificante corpuscolo blu su un rametto secondario della Via Lattea. Anche noi ci allontaniamo a grande velocità da tutto il resto dell’universo che quindi pian piano diviene sempre più rarefatto e “vuoto”.
Si, vuoto proprio come lo è l’infinitamente piccolo, quello che definisce la materia solida che possiamo toccare, che in realtà è fatta di enormi distanze vuote tra i suoi atomici elementi compositivi.

E’ una fotografia straordinaria. Assoluta.
Lo è per quello che rappresenta ma sopratutto, come tutte le grandi foto, anche per ciò che ti spinge a pensare.

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Red Entrance

Red Entrance - © Copyright 2008 Pega

E rieccoci anche con i Weekend Assignment.
Qualcuno mi ha scritto chiedendomi se avessi deciso di non proporne più e perchè.
Forse qualcun’altro sperava di non vederseli più piombare addosso ogni tanto… 🙂
Ma no… Le “missioni fotografiche”, che ormai da tempo propongo ogni due settimane, erano solo in ferie.

Per questo weekend il tema è : Porte e portali.

La porta è un elemento carico di possibili significati, proiezioni e letture.
La porta è una barriera ma anche un punto di passaggio, una via d’uscita, di salvezza o anche di comunicazione. Può essere nuova e colorata o antica e suggestiva, in ogni caso la porta è fotogenica!

Trova la tua porta in questo fine settimana, cerca l’inquadratura e la composizione, poi scatta qualche fotografia cercando di darle un significato tuo.

Dopo, se vuoi, postala condividendo “il prodotto della tua missione”  in un commento qui sotto. Bando alla timidezza, non invare mail private. Condividere con tutti i lettori del blog è divertente ed interessante e può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.
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Freedom

Freedom - © Copyright 2010 Pega

Beh, sono due anni.
Esattamente il primo settembre del 2009 scrivevo il primo post di pegaphoto.
Sono stati due anni divertenti, in cui ho imparato molte cose grazie alla scusa di scrivere sul blog. E’ questa, insieme all’opportunità di condividere con altre persone la passione per la fotografia, una delle motivazioni che mi ha spinto a portare avanti questo progetto.

Nell’ultimo anno poi ho avuto il grande piacere di veder aumentare ancora i lettori e la loro partecipazione attiva, non solo ai contenuti e commenti ai post, ma anche alle iniziative nel mondo reale come gli Sharing Workshop e le varie uscite come la Light Painting Photowalk o la Film Gang.

Insomma, grazie davvero a tutti, in particolare a chi mi ha dato una mano accettando con entusiasmo di essere intervistato, a chi segue regolarmente e commenta gli articoli fornendo il prezioso contributo del proprio punto di vista e delle proprie esperienze, ma anche a chi condivide i post su Twitter o sul suo profilo Facebook, aiutandomi molto a far conoscere il blog a nuovi appassionati.

Bene. Spero di poter continuare ad averti tra i lettori e ti invito a non esitare ogni volta che vorrai intervenire per esprimere la tua opinione o critica.

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Giorni fa parlavo della nuova linfa data alla fotografia analogica istantanea da The Impossible Project, l’azienda che ha rilevato un ex stabilimento Polaroid e ricominciato a produrre film per questo tipo di macchine.
Lo sapevi che da una stima fatta proprio da Impossible pare che nel mondo ci siano ancora circa 300 milioni di queste macchine fotografiche ancora in grado di funzionare? (!!!).

Dicevo appunto che la qualità non è proprio ancora all’altezza dei prodotti originali, ma è anche vero che la sfida non è facile. Ci sono un sacco di problematiche tecniche e per farsi un’idea di come funzioni la realizzazione di una pellicola istantanea ti consiglio di dare un’occhiata a questo video.
Buona visione!

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The pointbreaker
The pointbreaker – © Copyright 2011 Pega

Un sorriso così non lo fingi.

Non lo puoi simulare perchè ti si stampa in faccia da solo, schietto e inconfondibile, con un’energia che arriva diretta a chi guarda, o fotografa.

E’ il sorriso di chi ha appena fatto qualcosa di bello, soddisfacente, qualcosa che lo ha fatto davvero star bene.

Ho postato alcuni giorni fa questo ritratto sul mio album Flickr, vedendo che molti commenti convenivano su ciò che anche a me era parso subito dopo lo scatto: l’aver carpito un’espressione così vera ed empatica da riuscire a strappare un sorriso a chiunque.

Ma non è mio il merito.

Tutto sta nella condizione in cui si trovava il soggetto della foto, quegli istanti in cui tornava stanco ma felice, da una magnifica cavalcata sulle onde.

E’ questa energia che trovo sia bellissimo cercare e trovare per un certo tipo di ritratti, un aspetto che si fonde nella foto in modo difficile da descrivere a parole ma che può essere percepito con facilità da chi osserva.

Prova a cercare questa condizione negli attimi che seguono momenti belli ed intensi. Scegli tu quali e con chi, poi scatta, ma senza lasciare che la macchina fotografica perturbi troppo il momento.

Saranno foto intense e forse anche molto intime, probabilmente non sempre adatte ad essere condivise on line, ma di sicuro significative.

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clearing winter storm

Clearing winter storm – © 1936 Ansel Adams

Come tanti sono convinto che la creatività si esprima spesso come naturale conseguenza dell’“influenza”.
Con influenza intendo tutto quel processo di rielaborazione che l’artista compie partendo da ciò che ha visto, provato, vissuto, studiato, approfondito ed introiettato per poi produrre un’opera che risulta come nuova ed originale.

Non esiste il “creare” dal niente ed anche l’atavico concetto di “ispirazione” si rifà proprio a questo.

In fotografia, come in qualsiasi altra forma espressiva del resto, si tratta sempre di rielaborare in modo non banale il pensiero di coloro che ci hanno preceduto. La vera genialità sta nel farlo in modo personale e genuino, trovando la giusta misura nell’inserire fattori nuovi.
Si può verificare facilmente tutto questo andando a studiare i capolavori dei grandi maestri e scoprendo puntualmente che  le loro opere sono state sempre fortemente influenzate da (a volte sconosciuti ma importanti) predecessori.
Sono un emblematico esempio di questo fenomeno i famosi scatti di Ansel Adams nei grandi parchi americani. Ansel li realizzò ispirato dal lavoro di vari avventurosi pionieri dell’ottocento, che si muovevano con pesanti e primordiali attrezzature alla scoperta di una frontiera che non era solo fotografica. Sono nomi forse un po’ meno noti ma comunque importanti nella storia della fotografia. Carleton E. Watkins e Charles L. Weed avevano fotografato proprio la valle di Yosemite che rese famoso Adams ma anche William Belle, Timothy H. O’Sullivan o William Henry Jackson avevano immortalato ben prima di lui, e con uno stile decisamente simile, i grandi spazi dell’ovest americano.
Casi analoghi si possono trovare a bizzeffe nella storia dell’arte, ma rimanendo in tema fotografico, dove esempi di questo tipo sono facilissimi da trovare, possiamo citare l’emblematica influenza dei grandi classici della pittura sui fotografi recenti, com’è ad esempio il caso della Venere del Botticelli sugli scatti di Andy Warhol o David LaChapelle oppure l’impatto di Edward Hopper su Gregory Crewdson.
Insomma, la creatività è sempre espressione di newtoniana “capacità di salire sulle spalle dei giganti”, quindi  conseguenza di studio e comprensione delle opere dei propri predecessori.

Non ci sono scorciatoie.

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