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Carl Zeiss Planar 50mm f0,7

In vari post precedenti mi è capitato di parlare di Stanley Kubrick.
Anche in questo.
Ne parlo di nuovo perchè mi è capitato di vedere la foto di un mitico obiettivo che il grande regista utilizzò per realizzare alcune tra le più belle immagini della storia del cinema. Mi riferisco alle scene di un film straordinario che, nonostante la lunghezza, ho visto diverse volte: Barry Lyndon.

Barry LyndonPer poter girare gli interni con solo luci di candela, senza illuminazione artificiale che avrebbe alterato l’atmosfera intima con cui voleva coinvolgere lo spettatore, Kubrick riuscì a mettere le mani su un’ottica davvero speciale: un obiettivo Carl Zeiss Planar da 50mm con apertura f/0.7 (zero virgola sette!) che la NASA aveva realizzato per le missioni lunari Apollo.
Questo “supercinquantino” fu adattato alla cinepresa ed utilizzato con grande maestria, sfruttandone le doti di incredibile luminosità e gestendo magistralmente la ridottissima profondità di campo.
Fu un lavoro complesso e di grande precisione che, con in suo leggendario perfezionismo, Kubrick richiese a tutto lo staff. A partire dai tecnici che modificarono la cinepresa e realizzarono per lui un meccanismo di messa a fuoco precisissimo, agli operatori ed anche agli attori, ai quali fu chiesto di fare moltissima attenzione alla posizione: un piccolo spostamento avrebbe in molti casi causato deleteri effetti di sfuocatura.
Il risultato è un capolavoro della cinematografia e sceneggiatura, che rimane tale per la capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore con immagini che hanno lasciato il segno. Un livello forse mai più raggiunto.
Un po’ come quei passi sulla Luna, mai più ripercorsi, per i quali era stato originariamente realizzato il “cinquantino spaziale”.

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Blow up - Michelangelo Antonioni

Di recente è passato in TV un film che avevo visto parecchi anni fa, trovandolo al tempo non molto interessante e forse un po’ “vecchio”…
Blow-Up è una famosa pellicola girata da Michelangelo Antonioni nel 1966 in cui il protagonista, un fotografo di moda interpretato da David Hemmings, scatta per caso delle foto ad una coppia in un parco, accorgendosi poi di un dettaglio misterioso osservando gli ingrandimenti. La storia si sviluppa in un intreccio a tratti inquietante, con il taglio tipico, vagamente psichedelico, del cinema di quegli anni.
Riguardandolo con un occhio un po’ più attento, da fotografo diciamo, ho trovato molti aspetti degni di nota, a partire dal personaggio centrale, evidentemente ispirato ai famosi fotografi fashion degli anni sessanta come Brian Duffy o David Bailey, ma anche i particolari delle tecniche ed attrezzature usate.
Nella storia del cinema ci sono molti film dove la fotografia riveste un ruolo importante, quando capita mi piace molto scoprirli o riscoprirli, rivedendoli con curiosità e a tal proposito voglio dire che mi farà molto piacere se vorrai segnalarmi qualche pellicola degna di essere riscoperta sotto questa luce.
Nel frattempo ti propongo un breve video tratto da Blow-up, in cui si sviluppa un momento di forte “connessione” tra fotografo e modella. Una scena molto famosa che al tempo fu bollata come “troppo esplicita” 🙂
Buona visione.

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ValdOrcia

Hai impegni per il weekend del 12 e 13 Maggio? Se ami la fotografia di paesaggio e gli splendidi scenari che in questo periodo dell’anno regala quest’angolo di Toscana, ti segnalo la due giorni in Val d’Orcia proposta dagli amici di Photoexperience.
Si tratta di qualcosa a metà tra un workshop ed una breve vacanza, alla scoperta di angoli suggestivi ma anche location particolari, in linea con lo stile di questi eventi, sempre alla ricerca di spunti interessanti adatti sia a fotografi principianti che esperti.
In questo caso gli organizzatori accompagneranno i partecipanti verso affascinanti scorci fotografici ed anche luoghi resi famosi da scene cinematografiche di film come “Il Gladiatore” o “Il Paziente Inglese”, il tutto in un weekend adatto anche ad eventuali accompagnatori non totalmente dediti alla fotografia.
Lo scorso anno ho partecipato ad uno di questi eventi divertendomi molto, posso raccomandartelo in tutta tranquillità. Qui il breve resoconto postato sul blog.
Per informazioni ed iscrizioni ti invito a visitare il sito di Photoexperience dove potrai trovare tutti i dettagli ed anche il link all’agenzia che segue la parte relativa alla sistemazione in agriturismo per il weekend. Mi risulta che ci siano ancora posti disponibili ma ti invito ad affrettarti in caso di interesse.

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Insomnia

Insomnia – © Copyright 2011 Pega

Ti è mai capitato di scattare una foto e pensare al collegamento tra l’immagine che stai realizzando e la scena di un film?
Può capitare casualmente, oppure ci possiamo ritrovare a prendere la macchina fotografica ed andare apposta a cercare il luogo giusto per realizzare uno scatto che si ha in mente.
Ho fatto la foto sopra in un corridoio d’albergo, dopo esserci passato varie volte ed aver ogni volta pensato alla famosa scena di “Shining”, quella in cui il bambino gira con il triciclo nei corridoi deserti dell’Overlook Hotel. Non ho resistito e alla fine, treppiede e fotocamera alla mano, ho atteso il momento giusto e provato a realizzarla.

Quello che voglio proporti per questo weekend assignment è proprio questo: dedicare qualche tuo scatto del fine settimana ad una scena da cinema.

L’idea non è tanto quella di ricreare esattamente la scena di un film, piuttosto quella di fare una foto che per te abbia un  legame con quell’opera cinematografica. Potrebbe trattarsi di una scena simile ma anche un dettaglio o l’espressione di una persona, non importa la fedeltà ma l’emozione che all’osservatore viene trasmessa dall’immagine.

In questo fine settimana prova a seguire questo strano assignment, è un esercizio utile che stimola la creatività e può essere particolarmente divertente se poi, dopo aver fatto le tue foto, inserirai un commento con il link alle immagini che avrai realizzato, in modo da condividerle con gli altri lettori.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Ricordi Harrison Ford nei panni di Indiana Jones nel film “I predatori dell’Arca perduta”?
Era il 1981 ed adesso, per il trentennale, il fotografo ed animatore Jeff Gurwood ha realizzato un piccolo capolavoro: il video in stop motion del prologo di questo celebre film.

Come tutti i lavori creati con questa tecnica, tipica dell’era pre-digitale, si tratta di una sequenza di migliaia di fotogrammi realizzati singolarmente, scattando dopo aver impercettibilmente modificato la posizione delle figure di plastilina, costruendo così il movimento.
E’ un lavoro notevole, che in questo caso, oltre a dar prova di una grande abilità dell’autore nel gestire tecnicamente i personaggi e ripercorrere con fedeltà la sceneggiatura, dimostra anche un’attenzione ed una cura della fotografia davvero spettacolari.

Buona visione! 🙂  

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Harvey Keitel

Nel film Smoke, una pellicola che forse ha ben presente chi apprezza il cinema indipendente anni novanta, Auggie, il protagonista interpretato da Harvey Keitel, ha una curiosa passione. Ogni mattina alle otto precise esce dalla sua tabaccheria, piazza la macchina sul treppiede e fotografa sempre lo stesso scorcio di Brooklyn.
Auggie esegue questa semplice operazione con costanza per anni, estate o inverno, con la pioggia o il sole, conservando e catalogando le foto in album che conserva e che con il tempo divengono una sorta di opera d’arte.

Rivedendo quelle scene ho pensato a quanto valore possano avere la costanza e la perseveranza in fotografia.
Un singolo scatto realizzato sul marciapiede di un incrocio di una grande città può non avere un gran senso, ma un lavoro come quello descritto nel film Smoke assume un valore.
È il valore dell’impegno e della passione che il fotografo può iniettare in quella che a prima vista potrebbe sembrare una sequenza di scatti simili, aggiungendoci l’ingrediente della sua quotidiana presenza fisica ma anche quella seppur piccola, appena palpabile, dose di interazione con l’ambiente e le persone immortalate.

È il valore di ciò che gli anglosassoni chiamano commitment e che non di rado caratterizza la produzione di molti artisti.

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John Waine

C’è un bel motivo per fare un salto a Torino entro il prossimo due ottobre.
È la mostra “Magnum on set – il Cinema visto dai grandi fotografi” inaugurata lo scorso 26 Maggio.
Sono 146 immagini che ci portano nel passato, sul set di film che hanno fatto la storia e dove spesso si aggiravano i fotografi delle più importanti agenzie, come la Magnum appunto, realizzando scatti che non di rado sono diventati delle vere icone.

E così in questa mostra si incontrano Charlie Chaplin mentre gira il suo “Luci della ribalta”, oppure Orson Welles o il John Waine di Zabriskie Point e si ha l’opportunità di sbirciare nel set di molti altri momenti del grande schermo.

La mostra è, ovviamente, presso il Museo Nazionale del Cinema.
Proprio da farci un pensierino…

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ValdOrcia
Hai impegni per il weekend del 2 e 3 Luglio?
Io mi unirò agli amici di Photoexperience per un fine settimana in Val d’Orcia all’insegna della fotografia.
Sarà un qualcosa a metà tra un workshop ed una breve vacanza in questo splendido angolo di Toscana, alla scoperta di angoli suggestivi ma anche location particolari, in linea con lo stile di questi eventi, sempre alla ricerca di esperienze interessanti adatte sia a principianti che ad esperti.

In questo caso gli organizzatori accompagneranno i partecipanti verso affascinanti scorci fotografici ed anche luoghi resi famosi da scene cinematografiche di film come “Il Gladiatore” o “Il Paziente Inglese”, il tutto in una due giorni che si preannuncia adatta anche ad eventuali partecipanti non totalmente dediti alla fotografia.

Per informazioni ed iscrizioni ti invito a visitare il sito di Photoexperience dove potrai trovare tutti i dettagli ed anche il link all’agenzia che segue la parte relativa alla sistemazione in agriturismo per il weekend. Mi risulta che ci siano ancora posti disponibili ma ti invito ad affrettarti in caso di interesse.

Comunico invece, anche viste le tante richieste che mi continuano ad arrivare, che è al completo lo Sharing Workshop #4 che si svolgerà nel weekend del 21 e 22 Maggio p.v. Sorry!
🙂

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prospettiva forzataNata e molto sfruttata nel cinema, la prospettiva forzata è una tecnica che può essere molto divertente e creativa anche in fotografia. Consiste nel creare un’inquadratura in cui si sfrutta la distanza tra diversi elementi per farli apparire di dimensioni diverse da quelle che hanno nella realtà.
Non c’entra niente Photoshop o la postproduzione, si tratta di un trucco “al naturale” che sta tutto nel curare bene i dettagli prospettici in modo che l’occhio venga ingannato e l’osservatore abbia l’impressione di trovarsi davanti ad una scena “paradossalmente reale”.
Sono basate sulla prospettiva forzata innumerevoli scene in altrettanti film famosi, dai primordi di Hollywood fino a recenti esempi come quelle che vedono i piccoli Hobbit insieme ai più grandi umani ne “Il Signore degli Anelli”.

prospettiva forzataUn banale classico di questa tecnica è anche quello che moltitudini di turisti cercano di realizzare ogni giorno in tanti punti “pittoreschi” e turistici del mondo, facendosi fotografare mentre apparentemente sostengono o cercano di raddrizzare torri e colonne, ne sono un emblema la torre di Pisa o la Torre Eiffel. Sono scene che si ripetono senza soluzione di continuità e, a dire il vero, qualche volta scadono decisamente nel ridicolo.

prospettiva forzataL’idea della fotografia con prospettiva forzata merita in ogni caso di essere un po’ esplorata creativamente, proprio come hanno fatto alcuni fotografi su Flickr di cui ho riportato le immagini qui a fianco. Sono scatti divertenti ma anche ben realizzati, dove l’inventiva si somma alla capacità di gestire correttamente l’immagine ed i suoi parametri, in primis una profondità di campo che deve essere sempre necessariamente molto ampia, per aiutare ad ingannare l’occhio.

E tu hai mai fatto qualche scatto con questa tecnica?
Basta farsi venire qualche idea carina…
Perché non provarci.

🙂

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Carl Zeiss Planar 50mm f0,7

In vari post precedenti mi è capitato di parlare di Stanley Kubrick.
Anche in questo.
Ne parlo di nuovo perchè mi sono imbattuto nella foto di un mitico obiettivo che il grande regista utilizzò per realizzare alcune tra le più belle immagini della storia del cinema. Mi riferisco alle scene di un film straordinario che, nonostante la lunghezza, credo di aver visto una decina di volte: Barry Lyndon.

Barry LyndonPer poter girare gli interni con solo luci di candela, senza dover utilizzare illuminazione artificiale che secondo lui avrebbe distrutto l’atmosfera intima con cui voleva coinvolgere lo spettatore, Kubrick riuscì a mettere le mani su un’ottica davvero speciale: un obiettivo Carl Zeiss Planar da 50mm con apertura f/0.7 (!!) che la NASA aveva realizzato per le missioni lunari Apollo.
Questo “supercinquantino” fu adattato alla cinepresa ed utilizzato con grande maestria, sfruttandone le doti di incredibile luminosità e gestendo magistralmente la ridottissima profondità di campo data dalla enorme apertura.
Fu un lavoro complesso e di grande precisione che, con in suo leggendario perfezionismo, Kubrick richiese a tutto lo staff. A partire dai tecnici che modificarono la cinepresa e realizzarono per lui un meccanismo di messa a fuoco precisissimo, agli operatori ed anche agli attori, ai quali fu chiesto di fare moltissima attenzione alla posizione: un piccolo spostamento avrebbe in molti casi causato deleteri effetti di sfuocatura.
Il risultato è un capolavoro della cinematografia e sceneggiatura, che rimane tale per la capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore con immagini che hanno lasciato il segno, un livello forse mai più raggiunto.
Un po’ come quei passi sulla Luna, mai più ripercorsi, per i quali era stato originariamente realizzato il “cinquantino spaziale”.

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