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Posts Tagged ‘creatività’

Archivio

Archivio – © Copytight 2009 Pega

Rieccomi con il weekend assignment. Come sempre l’idea è quella di avere un tema fotografico da svolgere durante il fine settimana. Se ti va puoi partecipare scattando qualche foto.
Stavolta l’argomento è Office Photography, in pratica l’arte di scovare soggetti interessanti e fotogenici nell’ambito dell’ambiente di lavoro. In genere sottolineo sempre l’importanza di effettuare questi assignment andando a realizzare foto fresche, scattando con in mente il tema proposto, ma in questo caso mi rendo conto che per molti (ma non per tutti) sarà improbabile trovarsi al lavoro, dato che siamo nel weekend. Per questa volta quindi l’esercizio potrà anche essere quello di andare a pescare nell’archivio e trovare lo scatto che meglio interpreta il tema, ma nessuno ti vieta di aspettare lunedì e realizzare qualche bella fotografia fresca.
Interpreta questo tema come meglio ti pare, catturando i dettagli di qualche strumento, dell’arredo o ritraendo le persone che lavorano con te, poi, come sempre , ti invito a condividere il tuo scatto postandone il link in un commento.
Buon divertimento e buon weekend.

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Wash machine by night

Wash machine by night – © Copyright 2009 Pega

Siamo sempre circondati da oggetti. Nella quasi totalità dei casi sono cose che abbiamo visto centinaia o migliaia di volte, dettagli che conosciamo benissimo e che appartengono al nostro mondo ordinario. Ma come vedrebbe questi oggetti una persona che non sapesse che cosa sono e iniziasse a studiarli, guardandoli da ogni possibile angolazione per capirli nella loro forma e funzione? Li troverebbe strani? Curiosi? Forse misteriosi? È possibile simulare qualcosa del genere sfruttando la nostra macchina fotografica?
Ecco la piccola sfida di questo weekend assignment in cui ti propongo di fare qualche scatto e realizzare fotografie di oggetti ordinari cercando però di raffigurarli in modo diverso, così da renderli misteriosi.
Prova a scattare cercando angolazioni insolite o posizioni particolari. Avvicinati a qualcosa di uso quotidiano e rendila diversa dal solito, studiando il taglio, l’inquadratura e la distanza.
Poi, come ormai propongo sempre in questo spazio, pubblica in un commento qui sotto il link alla tua foto.

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Gallo Cristallo

Gallo Cristallo – © Copyright 2009 Pega

Prendi un bambino, un bambino che sa a malapena camminare e mettigli in mano il necessario per dipingere.
Inizierà a tracciare dei segni su quel foglio, passerà il pennello sulla carta fino ad esaurire l’inchiostro, poi lo intingerà di nuovo, continuando a tracciare dei segni.
Poi forse deciderà di provare un altro colore e traccerà altri segni.
E ancora.
Non ne verrà fuori un capolavoro di tecnica, ma per lui quella sarà una sua creazione, una sua forma espressiva nata senza vincoli o timori di giudizio. Sarà una sua opera: l’opera di un artista.

E’ vero. Da piccoli siamo tutti artisti, si tratta della nostra natura. Ogni occasione è buona per lasciare il proprio segno, per dichiarare “Ecco questo l’ho fatto io. E’ una mia creazione”.

Poi arrivano le regole, i paragoni, la razionalità, la critica. E piano piano iniziamo a perdere la capacità di saperci esprimere in modo totalmente libero.
E’ un percorso in cui con le esperienze e l’apprendimento formiamo un reticolato di parametri che imbriglia il nostro istinto di artisti naturali. Per qualcuno questa è la strada per una crescita artistica che può arrivare a livelli altissimi, per molti altri è la perdita della capacità di saper liberare la propria vena creativa. C’è l’inibizione, la paura di creare. Il terrore della critica.

Ma quel bambino è ancora in te.
Pensaci.

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Once there was

Once there was – © Copyright 2010 Pega

Ed eccoci al primo weekend assignment di questo nuovo anno e come al solito l’idea è quella di provare qualche scatto “a tema”. Come sai bene se segui questo sconclusionato blog, sono convinto che fotografare con in mente una piccola missione sia davvero utile per migliorare la propria fotografia, oltre che risultare anche divertente insieme alla condivisione dei risultati di questi assignment. Per farlo non hai che da inserire il link alla tua foto in un commento a questo post.
Dunque il tema di oggi mi è venuto in mente nel cuore della notte di capodanno, sul tardi quando l’atmosfera dopo feste e botti si è calmata e pian piano è sceso il silenzio.
Si può fotografare il silenzio? Beh, probabilmente sì e ti invito a provarci in questo fine settimana perché il tema è proprio questo.
La fotografia di concetti non visuali è una piccola sfida.
Buon divertimento 🙂

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Cruscotto astratto

Cruscotto astratto – © Copyright 2008 Pega

Una volta il titolare di una piccola galleria d’arte mi disse: “L’astratto è un genere difficile, che generalmente paga poco. In fotografia non paga proprio”.
Non so dire se avesse ragione o meno, resta il fatto che comunque l’astratto mi affascina, sopratutto in fotografia.

Mentre per le altre arti figurative l’astratto è un risultato che parte dal concetto mentale dell’artista e si produce direttamente nell’opera lasciando all’osservatore l’onere di un grosso sforzo interpretativo, in fotografia è invece un paradosso, un percorso diverso, con un passaggio in più. La foto è intrinsecamente una rappresentazione meccanica del reale, quindi per realizzare un astratto il fotografo deve lavorare per fare in modo di rendere astratto ciò che non lo è.
L’astratto fotografico è quindi tale solo agli occhi dell’osservatore, il fotografo lo inganna rendendogli arduo riconoscere il vero soggetto dello scatto.
Sì, hai ragione, è un ragionamento contorto che forse non riesco nemmeno a spiegare bene, ma se un po’ lo condividi prova a ragionarci. Magari mi fai sapere che ne pensi.
🙂

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ilford disposable

Non ci sono dubbi: la pellicola non è morta, anzi è viva e vegeta. Lo provano le tante iniziative che rifioriscono attorno a questa tecnologia fino a poco tempo fa data per spacciata, ma che negli ultimi tempi manifesta segni di grande vitalità. Lo dimostrano il successo di imprese come Impossible Project o la recente contesa di alcuni brevetti Kodak da parte di Apple e Google.
Un altro esempio di questa tendenza è anche il lancio sul mercato di prodotti che a modo loro sono innovativi, come queste due macchine fotografiche “usa e getta bianco e nero” create da Ilford attorno a pellicole di qualità come HP5 e XP2. Una scommessa che la dice lunga su quelle che sono le prospettive che alcuni produttori intravedono ancora in questo settore.
agfa optimaChe Ilford abbia successo o meno credo che non si possa che rallegrarsi di fronte a questo fenomeno che dimostra come la fotografia sia sempre fonte di sfide e rielaborazioni interessanti.
Quel che è sicuro è che non sembra all’orizzonte la scomparsa della pellicola, un supporto che resiste nonostante tutto, continuando ad affascinare vecchi e nuovi appassionati.
Ed io allora che faccio?
Ma certo: un investimento natalizio.
Ecco qui a fianco un mio nuovo gioiellino analogico arrivato oggi: una fiammante Agfa Optima del 1960 acquistata su Ebay alla roboante cifra di 3 sterline e mezzo.
🙂

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Cassetta storta

Cassetta storta – © Copyright 2011 Pega

Di solito non lo faccio mai ma questa volta cedo e ripropongo un vecchio assignment, anzi ne ripropongo addirittura tre in un colpo solo.
Sono gli assignment #35, #36 e #38 che proposi un po’ di tempo fa a proposito della questione dell’obliquità, delle cose dritte e storte, raddrizzate o rese pendenti dal fotografo.
E’ in sostanza lo stesso tema che ho trattato anche nel precedente post e che trovo stimolante, non solo come argomento di discussione, ma anche come spunto di osservazione e fonte di idee creative in fotografia.
Le cose possono essere un po’ oblique per loro natura oppure divenire interessanti proprio solo quando si osservano in modo da “vederle” storte; però non è sempre così e altre volte è fondamentale rispettare il rigore statico o addirittura forzarlo raddrizzando l’immagine.

Insomma per l’assignment di questo weekend ti invito a ragionare e fotografare sul tema: orizzonte soggettivo e vediamo cosa viene fuori.

Come al solito ti invito a condividere “il tuo prodotto della missione” e pubblicare in un commento qui sotto il link alla foto che avrai realizzato.
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Gira al prossimo incrocio

Gira al prossimo incrocio – © Copyright 2012 Pega

“Ma non vedi che è storta?”
“Certo. E’ bella storta”
“In effetti è vero”

A volte cosa c’è di più affascinante di una imperfezione? Di quel poco (o tanto) di “sbagliato” che rende certe cose interessanti?
Troppo spesso sento o leggo critiche che danno enorme importanza al rigore statico, quasi come se in natura tutto fosse perfettamente orizzontale o verticale. Forse quando guardiamo le cose siamo sempre “in bolla”?

Largo all’obliquo, spazio all’imperfezione! Il succo dell’evoluzione creativa sta tutto lì: nella leggera mutazione, nel lieve scostamento dal “perfetto”, una perfezione che poi è sempre soggettiva.
E’ storta la foto o è storta la cornice appesa? Sicuro che non sia storta la casa?
In sintesi, per dirla con le parole del famoso fotografo Gregory Simpson “nothing is more arbitrary than a level horizon”.

🙂

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Fulvio Petri - Comune di Scandicci - Mostra

Fulvio Petri detto Sharkoman è il mio “Maestro” di pareidolia cioè di quell’arte che è ricerca di forme umane, animali o altro in cose e materiali disposti dal caso.

Fulvio è un artista del guardare e dell’immaginare, io lo considero un punto di riferimento irraggiungibile per talento ed estro creativo perché è capace di vedere dove gli altri non vedono e realizzare fotografie che danno vita a ciò che non ne ha.

Finalmente “Sharko” si è deciso ed ha pensato bene di esporre un po’ dei suoi scatti in una mostra che sarà inaugurata il prossimo 8 Dicembre nel Palazzo Comunale di Scandicci, alle porte di Firenze.
Guardando la locandina ti sarà già chiaro: che tu sia vicino o lontano non c’è da esitare, che ti basti la bici o ti serva un treno, un salto a questa mostra è un’esperienza da non perdere.

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Wang Mo

Nella storia dell’arte orientale c’è una figura affascinante, che trovo connessa con il processo creativo che a volte si percorre con la fotografia. E’ il pittore e calligrafo Cinese Wang Mo.
Si narra che Wang Mo creasse le sue splendide opere raffiguranti paesaggi e scene naturali procedendo in due fasi. Nella prima si ubriacava, beveva fino ad arrivare a muoversi con difficoltà, poi intingeva nell’inchiostro i suoi lunghi capelli e con questi iniziava ad imbrattare la tela. Continuava per pochi minuti alla fine dei quali crollava addormentato.
Il mattino seguente, sobrio, esaminava i pastrocchi generati la notte ed iniziava ad apporre pennellate, fino a trasformare quello che era un grezzo scarabocchio in un’opera d’arte.

Il parallelo che vedo con la fotografia è che sovente iniziamo a fotografare e la passione ci porta a fare tanti scatti, specie in digitale, liberi da quelli che un tempo erano vincoli e preoccupazioni di costi di pellicole e sviluppo. A volte la grande quantità di immagini che produciamo ha il sapore di una piccola frenesia, di una sorta di ubriacatura. Una volta a casa, davanti al monitor, c’è il secondo momento, quello della sobrietà. Si esamina il lavoro con calma e magari si “scopre” il particolare in uno scatto, ci si lavora e si fa qualcosa che ne trasforma qualcuna in un qualcosa che davvero ci piace e ci soddisfa.
E’ un processo creativo in due fasi: la prima sul campo quasi a raccogliere materiale grezzo, la seconda davanti ad un computer, a svolgere una sorta di processo di sintesi.
Si tratta di un approccio molto diverso da quello a cui si era portati con la fotografia analogica, dove gran parte della fase creativa era al momento dello scatto, cosa che costringeva ad una disciplinata previsualizzazione.
Non so dire se è meglio o è peggio ed in ogni caso non è sempre così. Probabilmente per qualcuno non lo è mai.
Quel che certo è che con il digitale a volte c’è davvero la sensazione di generare foto che nascono un po’ inconsapevoli, in due fasi, insomma un po’ alla Wang Mo.
🙂

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