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Posts Tagged ‘progetto’

SLO 3D printed cameraEcco un bel progettino per le fredde serate che l’inverno porterà (forse). Sui tratta della SLO, una fotocamera fai da te da assemblarsi con pezzi stampati in 3D.

L’intero progetto è disponibile on line ed il suo ideatore, il designer Amos Dudley, ha ben documentato sul suo blog l’intero processo di realizzazione.
Una dalle cose più interessanti è che anche la lente è stampata. Dudley ha usato una tecnica ancora in via di perfezionamento che richiede una certa dose di manualità per rifinirla e renderla davvero efficace, ma questo rende la SLO un prodotto integralmente realizzabile solo con dei pezzi stampati in 3D, senza aggiunte industriali o altri componenti.
slo 3d printed camera frontL’intero progetto è molto ben studiato, compresa la totale modularità del gruppo otturatore/lente che Dudley ha deciso di rendere indipendente, in modo da poter sempre sostituire queste parti con versioni migliorate senza dover ristampare tutta la fotocamera.
Insomma proprio una bella idea, anzi una sfida, che chiunque può raccogliere dato che i file sono liberamente scaricabili qui e sfruttabili anche da chi non possiede una stampante 3d: basta infatti consegnarli ad un service.
Quasi quasi ci provo…

https://gfycat.com/HoarsePerfectBlackrussianterrier

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legotron

Tra i miei progetti nel cassetto che forse prima o poi riuscirò ad iniziare c’è quello di una fotocamera che, tempo fa, trovai sul sito di un simpatico genio del fai-da-te, un certo Cary Norton, che aveva progettato e  costruito una macchina fotografica grande formato usando i mattoncini Lego: la Legotron Mark I.
Si tratta di una 4×5 che Cary aveva assemblato aggiungendoci un’ottica acquistata su Ebay per la bellezza di 40 dollari.
Come molte fotocamere di questa taglia, il sistema di messa a fuoco è semplicissimo e si basa sullo scorrimento di una sezione dentro l’altra della “scatola” che, in questo caso è fatta di Lego. Non c’è molto di più in questa macchina se non una slitta per l’inserimento della lastra. 
Da parte mia avrei idea di modificarla un po’ e renderla una “Instant-Legotron”, facendo in modo di accoppiarci un porta cartridge per pellicole istantanee Fuji a strappo, in stile Polaroid insomma, come ho fatto con la Pinolaroid.

ashley legotron

Oltre ad una buona scorta di mattoncini, quello che serve è pazienza ed anche una certa attenzione nell’uso che, come ben sa chi ha avuto modo di utilizzare questa classe di fotocamere, difficilmente permette di lasciare le cose al caso. D’altro canto, si tratta di un approccio in grado di regalare grandi soddisfazioni.
Ne è un esempio il ritratto qui a fianco realizzato con la Legotron.
Adesso Cary sta lavorando ad una seconda versione di questo progetto, un perfezionamento che sarà contrassegnato dalla sigla Mark II e che, come per la prima versione, potrai a breve vedere descritta nei particolari sul suo sito.

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Parallelismi

Parallelismi – © Copyright 2010 Pega

Click! Ecco fatta la foto; ma è proprio così che stanno le cose?
Pensaci bene: in che momento nascono davvero le tue fotografie?
E’ forse nelll’istante in cui premi il pulsante di scatto che la tua creatività si esprime? O è in qualche momento precedente, quando percepisci il potenziale in ciò che hai davanti.
Forse, invece, sei tra quelli che solo nell’intima solitudine davanti al computer (o perché no in camera oscura) esprimono il loro estro artistico, andando ad estrarre materiale grezzo dai tanti scatti realizzati quasi in automatico, scegliendone uno speciale per lavorarlo e farne qualcosa di compiuto?
Oppure sei tra i fotografi che l’opera la concepiscono prima, molto prima dello scatto, pensandola in anticipo, pre-visualizzandola e poi adoperandosi perché l’immagine finale sia come apparsa nella mente fin dall’inizio.
Insomma quando nascono le tue foto? Ci avevi mai pensato?
Ed i tuoi titoli come nascono? Prima o dopo le foto?

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Fotografia ansiogena

In anxious anticipation – Photo by Aaron Tilley – Set Design by Kyle Bean

La Fotografia può essere ansiogena, eccome, non solo per il soggetto ritratto che, insieme al fotografo, è sovente alle prese con ansie da prestazione; il fatto è che le immagini possono essere generatrici di ansia anche per l’osservatore.
Un interessante progetto che esplora questo tema è In Anxious Anticipation, un lavoro a quattro mani frutto della collaborazione tra il fotografo Aaron Tilley e designer Kyle Bean, che puoi trovare su Kinfolk Magazine.
In questa serie di fotografie, ogni immagine è creata ad arte per trasmettere un senso di apprensione, quella strana sensazione che tutti ben conosciamo di “sta per succedere qualcosa”. Nella mente di chi guarda si forma l’immagine di “ciò che sarà dopo”, insomma del “danno fatto” ma è una proiezione del tutto autonoma del cervello di chi osserva. La foto è solo l’innesco di questo meccanismo.
Trovo che si tratti di un aspetto dell’arte fotografica caratterizzato da grandi potenzialità, forse mai abbastanza esplorato.
E’ un tema impegnativo, forse non adatto ad un semplice weekend assignment 🙂 ma ben considerabile come progettino di lungo respiro. Che ne dici?

[Fonte: Kinfolk Magazine]

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Buzz Aldrin
Appena letta la notizia del Project Apollo Archive, l’iniziativa con cui la NASA ha inserito su Flickr oltre ottomila immagini delle missioni spaziali del periodo Apollo, mi sono subito precipitato a sguazzarci dentro.
Sono fotografie bellissime, originariamente realizzate con la mitica Hasselblad 500EL con ottica Zeiss Planar 80mm e digitalizzate ad alta risoluzione attraverso un lungo lavoro durato dieci anni.
Tra i primi rullini che ho scelto di gustarmi (sì, perché le foto sono state diligentemente raccolte secondo l’ordine dei “magazine” effettivamente usati) ci sono stati quelli della mitica missione Apollo 11, l’impresa che nel 1969 segnò lo sbarco sulla Luna.
Tra gli scatti più belli ho trovato un ritratto. E’ un’immagine di Buzz Aldrin, l’astronauta che insieme a Neil Armstrong scese sul suolo lunare.
All’interno di una composizione che già di per sé risulta affascinante, con quel triangolo di luce spaziale alle spalle, Aldrin è ripreso in una posa naturale, forse sorpreso dal collega che si era appostato per fargli una foto.
Osservando la sua espressione non è difficile scoprire una miscela di emozioni. C’è serenità mista ad apprensione, forte senso di fiducia in sé stesso ma anche fatalismo, il tutto condito dalla consapevolezza di una grande preparazione affrontata e condivisa insieme ai compagni di viaggio che, non dimentichiamolo, erano tutti di estrazione militare.
E’ uno scatto che dice molto su chi fossero quegli uomini e cosa siano state quelle missioni, ed assume per questo un grandissimo valore fotografico, visto che è pure realizzata con maestria.
Grazie NASA per averla condivisa 🙂

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Single frame Analemma - © Copyright 1979 Dennis di Cicco


Quando il sole comincia a farsi vedere e sentire come solo in estate sa fare, ecco che rispunta l’idea di un progetto fotografico davvero difficile: l’analemma.
L’Analemma è la figura a forma di otto allungato che il sole disegna nel cielo se fotografato alla stessa ora del giorno durante il corso di un intero anno.
Per riuscire in un’opera del genere è necessario piazzare la fotocamera in modo fisso e molto preciso, scattando poi sempre alla stessa ora esatta.
Realizzare un Analemma è considerato uno dei progetti di astrofotografia più complessi in assoluto, a partire dallo studio necessario per decidere l’inquadratura studiando la composizione che si vuole ottenere ed  il percorso del sole nel corso dei dodici mesi.
Farne un lavoro a valenza artistica esclude poi a priori ogni ausilio di automatismi o temporizzatori e pensare al bilanciamento dell’immagine con la gestione della luce durante un arco di tempo così lungo non è assolutamente banale. Realizzarlo materialmente mantenendo un impegno così preciso nel tempo è un qualcosa che si commenta da sè, anche tenendo conto delle questioni logistiche che possono nascere.    
Ma se componendo a posteriori le immagini, oggi ancora meglio con le tecniche digitali, le cose possono essere difficili ma affrontabili, la vera sfida che mi ha lasciato di stucco è quella di un certo Dennis di Cicco, un fotografo del New England che tra il 1978 ed il 1979 per primo riuscì a scattare un analemma di 44 esposizioni su un’unico fotogramma di pellicola!
E’ un risultato che ha dell’incredibile per difficoltà e perizia necessaria, tanto che solo in pochi al mondo sono riusciti a seguirlo in un’impresa del genere.
Compreso Di Cicco sono ad oggi solo sette i fotografi riusciti a realizzare un analemma su un solo fotogramma, cioè meno persone di quante non siano quelle state sulla Luna (dodici).
Vuoi passare alla storia? Provaci con un Analemma digitale multiesposizione.
🙂

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Lost time is never found again

Lost time is never found again – Copyright Brandon Kidwell

Cercando materiale ed ispirazioni per il recente weekend assignment dedicato all’esposizione multipla, mi sono imbattuto nel sito di Brandon Kidwell, un fotografo che si è specializzato proprio in questo genere di immagini. Sul suo sito c’è una splendida serie di doppie esposizioni che Brandon ha realizzato come progetto pluriennale durante la crescita dei suoi figli. Ogni immagine simboleggia un messaggio, un insegnamento, una frase significativa di un padre ai propri ragazzi. E’ una bella idea ben realizzata, un esempio di come si possa usare una vecchia tecnica per andare ben oltre l’immagine. Puoi trovare qui gli altri elementi di questo progetto intitolato “Wisdom for my Children”.

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Piovra fotografaSi chiama Rambo ed è il primo polpo al mondo capace di scattare fotografie.
È noto che le piovre sono animali molto intelligenti e Rambo, ospite del Sea Life di Auckland, è stato addestrato ad usare una fotocamera compatta per fare fotografie ai suoi visitatori. Il progetto, denominato “The Octographer” è una collaborazione tra Sony e l’acquario neozelandese; è finalizzato alla divulgazione della conoscenza sulle capacità che contraddistinguono questi animali e comprende la stampa delle foto di Rambo in cambio di un piccolo contributo di due dollari. Per non farci preoccupare, gli organizzatori garantiscono di tenere bassa la mole di lavoro di Rambo limitando gli orari in cui svolge questa attività professionale di fotografo.
“Non è stato difficile fargli comprendere il processo” ha detto l’addestratore Mark Vette, “ha capito al terzo tentativo ed ha imparato più velocemente di un cane, forse anche più veloce di un umano”
È tutto dire. 🙂
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(Fonte DIYP)

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PhotographsSta girando in rete un delizioso video sull’intreccio fra fotografie e ricordi, anzi, per la precisione: Polaroid e ricordi.
Si intitola Photographs ed è un cortometraggio animato realizzato da Brendan Clogher e Christina Manriqueche, due studentesse che hanno realizzato questo progetto come tesi alla Loyola Marymount University di Los Angeles.
La protagonista è un’anziana signora che ritrova una vecchia fotocamera Polaroid e comincia a scattare…
E’ un piccolo gioiellino che, se non l’hai già fatto, ti invito proprio a vedere.
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StarickTi piacerebbe passare il 2015 girando il mondo e vivendo di sola fotografia, senza spendere un centesimo? Togliendo ai soldi il loro potere letale? È proprio quello che sta facendo un certo Shantanu Starick, fotografo australiano che da due anni e mezzo porta avanti il suo progetto “Pixel Trade” che consiste nell’eliminare i soldi dalla sua vita, sostituendoli con la fotografia.
Starick ha già viaggiato in cinque continenti senza spendere nulla, basando la sua sopravvivenza solo su lavori fotografici che baratta con alloggio, vitto o trasporti. Pare proprio che la cosa stia procedendo alla grande e, come si legge sul suo sito, ha già completato quasi duecento di questi “scambi”, che tipicamente prevedono fornitura di servizi fotografici professionali di varia natura: dai matrimoni alla pubblicità, dai ritratti su commissione alla fotografia di architettura.
Il progetto punta a coprire i sette continenti ma, seguendo una conferenza TED che Starick ha tenuto a Brisbane (la puoi vedere qui sotto), pare che la sua vera intenzione sia proseguire a tempo indeterminato o, come dice lui: “finche esisteranno la curiosità umana e la gentilezza”.
Bella e romantica questa idea di cambiare l’equazione della propria vita e campare di sola fotografia, senza più il vil denaro tra i piedi.
In bocca al lupo Starick!
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