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Posts Tagged ‘fotocamera’

camera tossMai sentito parlare del camera toss? Mi capitò di accennarne in un vecchio post, dopo che avevo provato a cimentarmi in questa pratica fotografica che chiamare folle è quantomeno adeguato.
Pare che qualcuno al camera toss si sia proprio appassionato e che forse, dopo innumerevoli e costosi “crash” di povere e malcapitate fotocamere volanti, abbia pensato a qualcosa di concepito proprio per questa specialità.
Dai un’occhiata questo video. È il promo di un gruppo di giovani progettisti che sta raccogliendo fondi su Kickstarter per realizzare l’oggetto ideale per un camera toss con i fiocchi!


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PSSSTTTT… Ehi ragazzi della Panono. Ora che vi ho fatto un po’ di pubblicità potreste poi anche mandarmene una di quelle vostre palle verdi, eh?!
😀 😀 😀

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Photo revolverGirovagando in rete ho trovato questa curiosa immagine: una foto del 1938 in cui si vede una mini fotocamera montata su una pistola.
La macchina fotografica era installata con un meccanismo di scatto pensato per immortalare l’istante dello sparo.
A parte l’ormai consolidato (e sciagurato) legame che ogni tanto connette armi e macchine fotografiche, a partire dal termine shoot (che in lingua inglese significa sia sparo che scatto fotografico), c’è qualcosa in questa immagine che mi ha incuriosito. Sono quelle piccole foto presenti a fianco. Sembrano realizzate in un modo che fa pensare alla pubblicità di un prodotto commerciale, magari ideata per dimostrare situazioni di legittima difesa.
La foto come prova indiscutibile dunque… Peccato che gli esempi mostrino vittime, magari indesiderate, ma apparentemente indifese!
:-O

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PinolaEbbene il dado è tratto. Con un pannello di PVC, un po’ di colla e qualche altro oggetto di facile reperibilità, ho iniziato a costruire la mia prima fotocamera a foro stenopeico: la Pinola.
Da tempo volevo sperimentare la fotografia pinhole, gustare il fascino antico e basilare della macchina fotografica senza obiettivo, ho quindi guardato un po’ di esempi su internet, trovandone alcuni da cui prendere spunto. L’idea era di farla semplice ma anche riutilizzabile, evitando le “usa e getta”, optando poi per una macchina a rullino e non a foglio singolo, anche se quest’ultima sarebbe stata più facile da realizzare.
Pinola 35mmEcco così avviato il progetto Pinola 35mm. Il PVC si taglia abbastanza bene con un trincetto (occhio alle dita) e si incolla facilmente. Il colore rosso forse creerà qualche problema, ma non ho saputo resistere e non è da escludere la necessità di verniciare di nero l’interno del corpo macchina.
Per il foro stenopeico ho ritagliato un pezzetto di alluminio da una lattina e praticato un piccolo forellino usando la punta di uno spillo ed un colpo di carta vetrata. Poi c’è da studiare una buona soluzione per l’otturatore e realizzare il meccanismo con il perno in legno per l’avvolgimento del rullino.
I lavori sono ancora in corso e staremo a vedere cosa viene fuori. Magari poi pubblicherò il prodotto finale ed i relativi obbrobri generati.

So che qualcuno tra i lettori del blog sta già facendo qualcosa di simile quindi perchè non ci provi anche tu? Potrebbe poi essere fantastico trovarsi tutti insieme, ognuno con la propria stenopeica-fai-da-te per una bella fotopasseggiata primaverile!

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Stenopeica IlfordQualche tempo fa Ilford provò a commercializzare un kit per fotografia stenopeica, un prodotto decisamente in controtendenza visto lo sviluppo sempre piu digitale della fotografia, ma al tempo stesso, teso a conquistare quella nicchia di appassionati che in numero sempre maggiore si interessano agli aspetti più basilari e tradizionali di questa arte.
L’idea non ebbe un gran successo, di certo anche perchè il costo del kit era davvero esagerato (270€).
Ma ecco che Ilford ci riprova. Pare infatti che il prossimo aprile sarà presentata una nuova macchina stenopeica, basica ma di buona qualità, ad un prezzo decisamente più accessibile.
La scatoletta avrà una struttura molto semplice, pensata per essere usata con negativi o carta fotografica 4×5, un foro stenopeico di 0,3mm realizzato ad alta tecnologia ed alcuni accessori tra cui un calcolatore di tempi di esposizione.
Sembra che il prezzo sarà tra gli ottanta ed i novanta euro, compresa una piccola fornitura di materiale sensibile sia negativo che positivo.
Staremo a vedere, intanto io sto pensando di fare qualche tentativo di autocostruzione di una semplice macchinetta stenopeica. Chissà che ne viene fuori…
😀

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dirkonNiente sensore, niente elettronica, niente parti meccaniche, niente ottica… costo praticamente zero.
Basta un po’ di carta ed una discreta dose di pazienza: la Dirkon è davvero una fotocamera alla portata di tutti.
Nata alla fine degli anni ’70 sulle pagine di una rivista dell’allora Cecoslovacchia, è una macchina fotografica stenopeica fai-da-te realizzabile interamente in cartoncino.
Puoi stampare il progetto che vedi qui sotto, ritagliare le parti, incollarle ed avrai una fotocamera pinhole utilizzabile con pellicola 35mm. Una vera sfida che potrebbe essere anche lo spunto per un evento in cui trovarci tra appassionati e provare a realizzarne una a testa per vedere come ce la caviamo.

Dirkon progetto

Puoi trovare altre informazioni ed istruzioni per la realizzazione sul sito www.pinhole.cz
La Dirkon non è l’unica fotocamera stenopeica in cartoncino. Una sua “concorrente” è la Rubicon, leggermente più complessa e sofisticata, probabilmente più efficace, che puoi assemblare partendo da un PDF con piani ed istruzioni, scaricabile gratuitamente qui.
Buon divertimento!

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Solo pochi mesi fa una fotocamera Leica è stata venduta all’asta ad una cifra che l’ha resa la macchina fotografica più costosa del mondo ed ecco che adesso si apprende che anche l’ottica “consumer” più costosa mai costruita è della stessa marca.
Il 1600mm Leica APO-Telyt-R 1:5.6 che vedi sopra è l’obiettivo più grosso e pesante mai realizzato da questa azienda.
Lungo 1.2 metri e pesante circa sessanta chili, è stato creato su ordinazione per uno tra i fotoamatori più ricchi al mondo, il principe del Qatar, che per averlo ha sborsato qualcosa come due milioni di dollari.
Un interessante dettaglio aggiuntivo è che il facoltoso cliente, per l’occasione, ha acquistato anche una Mercedes a trazione integrale appositamente allestita per “trasportare l’obiettivo”. Niente male eh? Non proprio un caso di attrezzatura leggera…

Non ci sono molte informazioni tecniche su questo peculiare oggetto nè scatti dimostrativi, si sa solo che ne esiste un’altra copia esposta nello show-room Leica a Solms, in Germania.

(Fonte: Geek)

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Better stay informed by Pega

Better stay informed – Copyright 2008 Pega

Pensiamoci bene: siamo investiti da continue proposte di nuove linee di fotocamere ed obiettivi, i produttori ne sfornano a ripetizione. I leader del settore come minimo lanciano un paio di nuovi modelli di punta all’anno, accompagnati da una schiera di prodotti accessori, ma ci sono anche aziende che vanno ben oltre, come ad esempio Fujifilm che solo nel 2012 ha già annunciato qualcosa come 27 nuove fotocamere compatte.
Mi chiedo se tutto questo abbia davvero un senso.
Sì, è affascinante vedere l’avanzamento tecnologico e tutte le piccole o grandi evoluzioni che i nuovi prodotti ci portano, va detto che ci sono anche parecchi aspetti negativi in tutto questo. Un rovescio della medaglia che non è solo distrazione dalla vera “sostanza” della fotografia. C’è altro.
Le nostre fotocamere sono prodotti complessi, ad alto impatto. Per costruirle servono materie prime preziose, a volte rare, serve lavoro ed energia, servono imballi e trasporti. E poi quando la fotocamera diviene vecchia, e quasi sempre non perchè lo è dal punto di vista pratico o funzionale, ma solo perchè la si ritiene obsoleta, essa si trasforma in un problema di smaltimento.
Insomma abbiamo per le mani aggeggi frutto di un lavoro spesso sottopagato, realizzati con materie prime oggetto di lotte o guerre, costosi dal punto di vista dell’inquinamento che si produce per costruirli e pericolosi quando dovremo disfarcene.
Non voglio fare una crociata contro l’innovazione tecnologica, ci mancherebbe, vorrei solo provare a stimolare una riflessione su quelle che sono le nostre abitudini, la nostra attitudine a comprare nuovi prodotti e gadget senza aver davvero esaurito e portato al limite dell’utilizzo ciò che abbiamo.
Io lancio un’idea al produttore che vorrà vendermi la mia prossima macchina fotografica:Offrimi un serio ritiro del mio usato, valutandolo davvero come un oggetto degno di esistere ancora, da rivendere ad un’altra persona o riciclare recuperando i suoi preziosi componenti. Imposta un nuovo modo di concepire il prodotto, che preveda il recupero dei vecchi modelli e permetta un’evoluzione tecnica davvero legata alle necessità del fotografo, molto meno a quelle del marketing. Proponimi in modo chiaro e trasparente una filosofia di produzione che preveda il rispetto del lavoro ed un impatto ambientale limitato.”
Lo so, molto probabilmente in questo modo la mia prossima fotocamera costerà di più, magari anche molto di più. Vuol dire che la sfrutterò per più tempo senza cambiarla di nuovo, ma è l’esempio di un percorso attraverso cui si potrebbero davvero risolvere alcuni dei problemi che ci affliggono.
Per il momento penso che terrò stretta la mia fida reflex da 12Megapixel, che in molti considerano obsoleta ma che ancora svolge egregiamente il suo lavoro e probabilmente ha caratteristiche ben superiori alle mie capacità, tanto che solo pochi anni fa sarebbe stata un irrealizzabile sogno fantascientifico per me e molti altri appassionati di fotografia.

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C’era davvero della bella gente l’altra sera a Firenze in occasione dell’incontro the film gang returns che abbiamo organizzato proprio negli stessi giorni di quello dello scorso anno.
Un gruppetto di appassionati con al collo le loro gloriose “vecchiette” a pellicola, entusiasti partecipanti a questo piccolo evento dedicato alla fotografia analogica.
E’ stato divertente vederli in azione e passeggiare con loro, formando una curiosa comitiva di persone caratterizzata da questi accessori un po’ retrò.
C’era chi, come il sottoscritto, aveva portato la sua vecchia biottica, chi la macchina a telemetro, ma non mancavano anche dei veri e propri classici della storia delle reflex come anche qualche giocattolino in plastica.
Grazie ad un prezioso suggerimento di Guido Masi siamo saliti sulla Torre di Arnolfo (che caratterizza Palazzo Vecchio) eccezionalmente aperta alle visite proprio in questi giorni. Posto bellissimo da cui si gode una vista del centro di Firenze che è a dir poco mozzafiato.
Insomma è stato ancora una volta piacevole tornare a scattare con la pellicola, dimenticando magari anche solo per una sera, il digitale e la sua tecnologia.
Non posso che dire: “arrivederci alla prossima!”

Un grazie a tutti i partecipanti che invito (quando avranno sviluppato e poi stampato le loro foto) a linkare qui i loro scatti.

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Cosplay beauty

Cosplay beauty – © Copyright 2010 Pega

[continua dal post precedente]

…ed insomma… Fotone si era spento.
Dopo aver attraversato lo spazio e rimbalzato sul viso di una splendida fanciulla, era finito in una strana scatoletta e su quel suo “sensore”. Così avevano fatto tanti suoi compagni di viaggio, anch’essi toccando, chi il viso, chi il vestito, chi le cose che circondavano la ragazza.
Il sensore era uno strano congegno, una sorta di luogo di riproduzione. Su questo si posavano e morivano i fotoni generando altre piccole creature fatte di pura energia, gli elettroni.

La magia dell’evento era che il flusso degli elettroni che usciva dal sensore, replicava il modo con cui i fotoni vi erano arrivati dall’esterno. Descriveva forma e colore di ciò su cui questi erano rimbalzati prima di arrivare: insomma gli elettroni portavano con loro l’immagine dell’ultima cosa toccata dai fotoni.

I piccoli elettroni si mossero tutti insieme e dopo aver girovagato nel loro piccolo ambiente naturale di circuiti interni a quella scatola finirono per posarsi e fermarsi per sempre. Avevano trovato la loro meta su una comoda superficie rettangolare, una sorta di mielario estraibile dalla scatola stessa.

Rimasero lì per qualche tempo, finché una persona estrasse quella piccola scheda. Come un apicoltore che prende il telaio melario dall’arnia, lo spostò ed inserì in un congegno capace di leggere l’informazione portata dagli elettroni.
Questa macchina era capace di estrarre il frutto conservato nella scheda e generare un nuovo flusso di elettroni contenente l’immagine originaria della ragazza.

Questa nuova genia di creature fatte di energia vagò ancora per circuiti fino ad approdare ad una nuova superficie di riproduzione, stavolta più grande e non più racchiusa in una scatola.
Qui avvenne l’ultima magia: gli elettroni donarono la loro vita per chiudere il ciclo e far nascere una nuova generazione di piccoli fotoni, identici a quelli arrivati dallo spazio, liberandoli in maniera ordinata e perfetta proprio per ricreare nell’occhio dell’osservatore l’originaria immagine della bella fanciulla delineata dal volo dei loro simili giunti dalla stella lontana.

Fine.

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Si, è una storiella scema. E forse anche incompleta. Perchè? Perchè in realtà i fotoni giunsero sulla retina e qui morirono per dar vita ad altri elettroni che viaggiarono fino al cervello dove definitivamente ricrearono l’immagine della fanciulla.

🙂

© 2012 Pega

Altre “storie da una foto”:
La porta
Capitan M|artin von Melik
Viva Viva, La Befana!
Il viaggio di Fotone
Alieni

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20120527-232009.jpg

È di alcuni giorni fa la notizia della vendita, presso la casa d’aste WestLicht di Vienna, di un raro esemplare di macchina fotografica Leica “0” del 1923, per l’astronomica cifra di 1.8 milioni di euro.
Si tratta di uno dei soli 12 rimanenti al mondo tra i 25 prototipi originalmente costruiti. La serie zero in pratica è la progenitrice di tutte le fotocamere formato 35mm, che Leica lanciò sul mercato con la serie “1” messa in commercio nel 1925.
Ho scovato il video dell’asta in cui, partendo dal prezzo base di trecentomila euro, gli acquirenti si sono giocati il cimelio a colpi di centomila euro a botta, vedendo alla fine come vincitore il battitore stesso, evidentemente delegato dal facoltoso anonimo che si è aggiudicato l’oggetto.
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