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Posts Tagged ‘tempo’

Crepe

Flaws (The crepa project) – © Copyright 2011 Pega

Il tempo è un fattore molto relativo, si sa. Davanti ad un capolavoro come Monna Lisa si può rimanere incantati per minuti, decine di minuti… forse ore.
Esperti d’arte e curatori di esibizioni sostengono che per poter davvero apprezzare pezzi del genere sarebbero necessari almeno 10 minuti di osservazione attenta. Eppure i monitoraggi effettuati presso importanti opere esposte dimostrano che il pubblico, anche in condizioni di poco affollamento, si sofferma appena a vederle ed  il tempo medio di permanenza davanti ad un quadro come la Gioconda è meno di trenta secondi. Più o meno come un veloce spot in TV.
Considerando quindi mezzo minuto per un capolavoro assoluto come Monna Lisa che succede nei casi di opere un po’ meno importanti, come magari quelle presenti in una esposizione fotografica o negli album online?
Hai mai pensato a quanto spesso tendiamo ad osservare le fotografie in modo rapido e superficiale?
Eh si, di nuovo il tempo… in questo caso dal punto di vista dell’osservatore, ma ancora una volta elemento chiave.
Sarebbe importante riuscire veramente a gustare le immagini che gli altri ci propongono, goderne osservandole nei dettagli, nelle caratteristiche ed anche valutarne la qualità, magari da angolazioni e distanze diverse quando esposte fisicamente.

E tu quanto ti soffermi ad osservare una foto? E quanto conta per te se è una stampa esposta in una galleria, pubblicata in un libro o è un’immagine digitale su uno schermo? Piccola, grande, ben illuminata o… retroilluminata. Per te fa differenza sul tempo che le dedichi?

E’ interessante ragionare sul tempo che da osservatori dedichiamo alle foto degli altri perché probabilmente è in una qualche relazione con quello che gli altri a loro volta dedicano alle nostre.

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Una passeggiata con gli amici

Una passeggiata con gli amici – © Copyright 2008 Pega

Obiettivi, flash, treppiedi ed aggeggi vari. Quanto di frequente capita di parlare con amici e colleghi di quali elementi siano i più indispensabili nella borsa del fotografo?
Sebbene non venga considerato molto spesso ce n’è uno che è forse il più importante, anche se non tutti se ne rendono conto. E’ l’accessorio (o forse sarebbe tecnicamente più corretto chiamarlo “il consumabile”) più prezioso per il fotografo: è il tempo.
C’è qualcuno fortunato che ne ha in abbondanza ma per tutti gli altri invece scarseggia. Il bello è che il tempo è qualcosa di intimamente legato alla fotografia perché è addirittura uno degli elementi di impostazione della foto stessa, pensaci bene.
Lo scatto ha proprio nel tempo di esposizione un parametro chiave che influisce direttamente non solo sull’immagine realizzata ma anche sull’atteggiamento del fotografo.
Cerco di spiegarmi meglio. Pensa a quanto è diverso scattare al volo una raffica da 1/1000 oppure piazzare il treppiede per una lunga esposizione, magari di minuti o ore con una macchina grande formato, una pinhole o la tua digitale con i filtri ND. Pensa all’importanza che ha il concetto del tempo nella fotografia di eventi che vanno colti con precisione e che magari non si ripeteranno facilmente.

Prendersi il tempo necessario è importante per il fotografo. Prepararsi, posizionarsi, comporre e scattare facendo attenzione ai dettagli, tutto questo anche quando poi l’esposizione dura solo una frazione di secondo.
E poi il tempo per valutare il proprio lavoro, per la postproduzione in camera oscura o digitale, il tempo per portare all’attenzione degli altri le proprie foto o anche il tempo necessario a raggiungere i luoghi o le persone che si vogliono fotografare.

Non so se avevi mai considerato il tempo come un accessorio o un prezioso consumabile in fotografia, ma a pensarci bene è proprio un po’ così.

🙂

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101 women
Sei in cerca di un bel progettone fotografico? Uno di quelli che impegnano molto ma che possono anche dare grandi soddisfazioni?
Eccoti una proposta direttamente ispirata al lavoro di Sofia Wraber e Nanna Kreutzmann che hanno pubblicato sul sito onehundredone.dk un’affascinante serie di centouno ritratti di donne: una foto per ogni età: da zero a cento anni.

È un progetto che trovo bellissimo e degno di attenzione perchè sebbene semplice dal punto di vista concettuale e tecnico, è in realtà un lavoro di notevole impegno e spessore umano che però chiunque può realizzare.
Immagina che esperienza possa essere l’entrare in contatto con quelle centouno persone per ritrarle tutte allo stesso identico modo.

Ci vuoi provare? Naturalmente vale anche con centouno uomini. 🙂

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Scott kelby's Worldwide photowalk 2011 in Florence

Florence Photowalkers 2011 - © Copyright 2011 Pega

Nel precedente post parlavo di quella situazione che in molti trovano favorevole allo sviluppo delle proprie idee: l’isolamento.
Ripensando ed anche leggendo i commenti voglio però tornare sul tema e parlare stavolta di solitudine.

Che si tratti di lavorare in postproduzione o di muoversi per strada con in mano la macchina fotografica, non è raro rendersi conto che tutto diviene più semplice quando si è da soli.
Da soli si trova il proprio ritmo, il proprio passo, ci si può fermare ore davanti ad un dettaglio che per gli altri è insignificante o anche decidere di saltare a piè pari ciò che viene ritenuto imperdibile.
Da soli si è liberi ed è più facile dialogare con la propria creatività, tirar fuori le idee, anche se ci si trova in mezzo ad una folla.
In compagnia invece (anche se buona) si tende a distrarsi, parlare, dialogare e cercare la condivisione. Può essere comunque molto bello ma diverso. C’è un gran rischio di perdere il filo e va a finire che si torna a casa, magari contenti per il bel tempo passato con amici, ma con scatti deludenti.

Queste mie riflessioni sull’argomento non vogliono essere un invito ad essere asociali, assolutamente. Se ogni tanto leggi questo blog sai che sono un sostenitore di iniziative che fanno incontrare e stare insieme chi è appassionato di fotografia (mi riferisco agli Sharing Workshop o alle varie Photowalk) ma la constatazione è che quando si tratta di cercare di sviluppare il proprio estro creativo c’è poco da fare… Isolamento e solitudine possono davvero servire.

Del resto come dice anche il grande Steve McCurry : “photography is a solitary endeavour“.
.

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Pontiac Cuba

Pontiac para la fiesta © Copyright 2004 Pega

Ti capita mai di andare a rivedere le tue vecchie foto? Quelle del tuo archivio, analogico o digitale?
Che la passione per la fotografia sia recente o no, si tratta di un’esperienza sempre interessante e per molti aspetti istruttiva.
Nel tuo archivio trovi il modo di fotografare che avevi e che magari nel frattempo è cambiato, evoluto. Puoi trovarci  i soggetti che a suo tempo ritenevi importanti, gli errori che commettevi ed hai imparato ad evitare.
Spesso riguardando il proprio archivio capita di trovare scatti che un tempo si consideravano splendidi ma che guardati oggi non ci piacciono più, e magari scovare foto che si erano scartate e messe da parte che invece assumono un valore inaspettato.
Il tempo è un elemento che può aumentare il distacco dalle esperienze e dalle emozioni provate al tempo dello scatto e quindi rendere molto meno significative alcune immagini, ma al tempo stesso può anche fornire nuovi elementi che ci fanno apprezzare oggi una fotografia un tempo ritenuta poco interessante.
Frequentare di tanto in tanto il proprio archivio è anche un modo per mantenere vive quelle foto, evitando che ammuffiscano (cosa vera solo in modo figurato per quelle digitali 🙂 ) e per dar loro la possibilità di una nuova vita, magari valorizzandole con una bella stampa, elaborazione digitale o condivisione on line.
Non trascurare il tuo archivio, non lo dimenticare, abbine cura: racconta la storia della tua passione per la fotografia.

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Crepa!

Crepa! (the Ipholaroid project) - © Copyright 2009 Pega

Fermarsi a inquadrare un muro, magari accorgendosi dello sguardo perplesso delle persone che ti circondano.
Oppure tornare, dopo mesi o anni, a fotografare quella spaccatura nella parete, quasi con la sensazione di aver a che fare con qualcosa di vivo.
È forse proprio quest’ultima idea che mi porta spesso a far foto alle crepe.

La crepa è il vuoto che inesorabilmente riconquista il suo spazio nel pieno.
È il nulla che nel tempo fa breccia e vince sulla dura materia, troppo rigida per resistere veramente a lungo all’azione del caos.

Trovo sempre affascinanti le fessure, le spaccature piccole o grandi che possiamo trovare con facilità in ogni opera muraria, ma anche in natura. Sono fotogeniche nella loro lentissima ma inesorabile vitalità.
E così ho iniziato un piccolo progetto fotografico tutto dedicato alle crepe. Vedremo cosa ne viene fuori.

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domandaA volte gli spunti per questi post nascono nel modo più semplice. Sono domande.

Domande che capita di sentirsi fare, magari da una persona non particolarmente appassionata di fotografia, ed a cui sul momento ci si trova a non essere molto pronti nel saper cosa rispondere.

Oggi voglio girarti questa domanda, apparentemente innocente e banale, che però ti costringe ad azzardare una sintesi assoluta:
Se dovessi esprimere con una sola parola l’ingrediente chiave per una gran fotografia che parola useresti ?

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Keith RichardsDi sicuro il feeling tra chi fotografa e chi viene fotografato è basilare e probabilmente il fatto che Annie Leibovitz sia stata in tour con i Rolling Stones nei primi anni ottanta ha avuto il suo peso per questo set con Keith Richards per Louis Vuitton di cui ho trovato il video backstage.
E’ un breve filmato che fa vedere alcuni momenti della realizzazione della foto finale (sopra) usata per una delle campagne pubblicitarie di Vuitton e come tutti i “behind the scenes” mi affascina parecchio.
Ti consiglio di vederlo, specie per alcui dettagli.
Innanzitutto è interessante il fatto che la Leibovitz effettui tutto lo shooting usando come illuminazione solo un normale ombrello riflettente miscelato alla luce ambiente.
Niente grossi softbox, fari, grid o riflessi. Niente di niente, solo un ombrello dotato però di un impagabile supporto ad attivazione telepatica (si, intendo l’assistente…).

Il feeling tra Annie e Keith è percepibile.
Non so bene cosa abbiano avuto occasione di combinare insieme trent’anni fa tra un concerto e l’altro in giro per il mondo, ma l’espressione che ad un certo punto Richards tira fuori “where do you want it baby” è tutta un programma anche se simpaticamente riferita a come mettersi in posa.
Anche il modo con cui la Leibovitz mostra al musicista come stare mi ha colpito.
Non gli dice come e dove sedersi : semplicemente glielo mostra sedendosi sul letto.
Richards prova varie pose e movimenti, poi si sposta su una poltrona ma alla fine la Leibovitz lo rimette seduto sul letto, è evidente che ha proprio quello scatto in testa.

Si può imparare molto osservando con attenzione una professionista di questo livello al lavoro, anche che le immagini prodotte sul momento sono lontane da quello che è il risultato finale, ottenuto aggiunendo un notevole lavoro di postproduzione.
Lo si può notare verso la fine del filmato, quando viene inquadrato il monitor di un PC che visualizza le foto appena scattate. E’ ben percepibile la differenza tra quelle immagini e quello che poi è stato effettivamente usato per la pubblicità.
Buona visione.

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Credo che l’esperienza di esporre al pubblico il proprio lavoro sia molto importante per chi ama fotografare.
Ho avuto occasione di parlarne con l’amico Angelo Oliviero, amico e frequentatore di questo blog che ha accettato di raccontarci cos’è stata per lui l’esperienza della mostra “Poggio lo Sguardo”, realizzata a Poggio a Caiano qualche settimana fa.

Poggio lo sguardoCiao Angelo. Ci racconti un po’ com’è nata l’idea della mostra ?
L’idea di organizzare questa mostra è nata con la disponibilità di uno spazio espositivo interessante, si tratta di un posto molto bello anche se afflitto da varie difficoltà dovute alla scarsa illuminazione e al fatto che si trova all’aperto. Bizzeffe è uno spazio estivo gestito dalla cooperativa sociale “Il Grappolo” insieme ad altri volontari e Viola Belli (una di questi volontari) ha contattato Giulia Pagliai (un’amica fotografa) che poi ha contattato me e gli altri fotografi. Da lì è partito il tutto…

Qual è l’aspetto organizzativo che ha dato a te ed agli altri partecipanti più difficoltà ?
Sicuramente il problema maggiore per noi è stato il fattore tempo. Abbiamo organizzato la mostra circa un mese e mezzo. Ci è stata data quest’opportunità e noi l’abbiamo raccolta come una sfida facendo continui incontri ed organizzando il tutto usando anche facebook e la posta elettronica. Il giorno precedente all’inaugurazione siamo arrivati a scambiare addirittura 140 email! Oltre ai tempi stretti abbiamo avuto problemi con le cornici (molto economiche e poco affidabili) e con l’illuminazione (scarsa e “fastidiosa”).
Ma abbiamo fatto tesoro di quello che abbiamo imparato.

Scale Geometriche - Scale Cromatiche

Scale Geometriche - Scale Cromatiche - Copyright 2010 Angelo Oliviero

 

Cosa ti ha guidato nella scelta del tema che hai proposto per la tua esposizione ?
Voglio precisare che il mio ruolo è solo quello di co-organizzatore nella realizzazione della mostra. Il gruppo che ha realizzato la mostra è fatto da 10 persone (otto fotografi, un grafico e una ragazza che ci ha aiutato sin dall’inizio fino all’allestimento del banchetto per l’inaugurazione).
Durante il nostro primo incontro abbiamo deciso di scegliere un tema unificante e allo stesso tempo che lasciasse libertà ai fotografi. Il nome “Poggio lo Sguardo” è stato scelto dal gruppo ed indica una raccolta di foto che raccontano il comune di Poggio a Caiano. Questa scelta è stata quantomeno doverosa dato che è stata Poggio a Caiano stessa ad ospitarci e decidargli il tema delle fotografie è stato per noi un piacere. All’interno di questo tema ognuno dei fotografi ha scelto un “sottotema” così da realizzare una piccola mostra personale.
Il tema della mia personale era “Scale geometriche – scale cromatiche”. L’ho scelto perché ammiro molto la geometria delle scale della Villa Medicea di Poggio a Caiano e sono stato varie volte a visitarla ed a fotografarla. E questo tipo di attenzione mi ha permesso di andare più a fondo con il tema e di elaborarlo meglio nonostante il poco tempo a disposizione.

Dicci qualcosa sul processo di stampa.
Per la stampa ci siamo affidati allo studio Nonsolofoto di Poggio a Caiano. Da loro abbiamo ottenuto anche una piccola sponsorizzazione che ci ha concesso per questo un notevole sconto sul costo di stampa. Tutte le stampa erano nel formato 30×40. Questo formato non ci ha aiutato molto dato che non è nella proporzione (3:2) adottata dalle nostre Reflex. La maggior parte degli autori hanno preferito adottare un crop per riempire completamente la superficie stampata con le fotografie. Io ho scelto di adottare una cornice bianca intorno ad una foto di dimensioni 20×30. Sono contento di questa scelta ma devo dire che anche le stampe a pieno formato erano davvero splendide.
Tengo a precisare che lo stampatore ci ha garantito che le foto non avrebbero avuto alcuna elaborazione rispetto al file originale. Molti service di stampa tendono a “migliorare” le fotografie. Noi volevamo invece avere un risultato quanto più possibile simile ai provini che avevamo precedentemente stampato in formato 10×15.
Dato che ho parlato di uno degli sponsor, vorrei cogliere l’occasione di citare il negozio d’informatica Essedi Shop di Prato che ci ha fornito, come sponsorizzazione il proiettore che abbiamo usato per proiettare una raccolta di molte delle foto realizzate per la mostra (anche quelle non stampate). Le immagini sono state proiettate sul muro di perimetrale e l’effetto è stato davvero affascinante…

Scale Geometriche - Scale Cromatiche

Scale Geometriche - Scale Cromatiche - Copyright 2010 Angelo Oliviero

 

Come si è sviluppato il rapporto con gli altri fotografi che esponevano ?
La maggior parte dei fotografi li ho conosciuti ad un corso di fotografia di base organizzato dalla Circoscrizione Prato Centro. Il nostro rapporto di amicizia e la condivisione della nostra passione si sono poi consolidati frequentando insieme il corso di “Fotografia Creativa” tenuto da Andrea Abati presso il Dryphoto 2 a Prato.

Insomma è stata una bella esperienza? Hai qualcos’altro che vorresti condividere ?
E’ stata un’esperienza molto bella. Faticosa, non senza momenti di sconforto dovuti alla paura di non riuscire ad avere il risultato sperato, ma completamente appagante. Non era la prima mostra colletiva per me, ma era la prima organizzata insieme ad un gruppo di persone senza la guida e il supporto di un insegnante o di un gruppo fotografico. Abbiamo imparato tante cose e ne faremo tesoro. Farsi aiutare semplifica le cose, ma rende il tutto più piatto e meno interessante…
Qualcos’altro da condividere? Beh, invito gli altri fotografi a provarci così come ho provato io. Scegliere un tema, studiarlo, elaborarlo, tornare tante volte a fotografare nello stesso posto, scegliere come stampare, dove esporre etc etc. Sono cose che dovrebbero fare tutte le persone che amano la fotografia.
Fare fotografia non significa perdere ore su photoshop per limitarsi a pubblicare un’immagine martoriata solo su Flickr o peggio su Facebook…

Hai altri progetti in mente ?
Per settembre è prevista la mostra conclusiva del laboratorio di fotografia che ho seguito quest’anno con Andrea Abati. La mostra avrà come tema lo sviluppo e la riqualificazione della zona di Prato Nord. Oltre alle fotografie saranno esposti anche dei progetti di riqualificazione della zona realizzati da degli studenti di Architettura. Secondo me il risultato sarà davvero interessante. Sono molto curioso di vedere quale sarà il risultato finale.
Per il resto il nostro gruppo sta lavorando ad un paio di progetti per delle mostre. (una a S. Mauro a Signa, una a Firenze).

Ormai che ci sei, dai raccontaci qualcosa sulla tua passione per la fotografia e di come hai iniziato.
Quella per la fotografia è stata per me a lungo tempo una di quelle passioni “nascoste” o latenti. Una di quelle passioni a cui non si dà sfogo per mancanza di tempo o per sfiducia in sè stessi. Ho sempre guardato le foto con un certo interesse e non di rado mi perdevo ad ammirare le raccolte fotografiche proposte da Repubblica Online. Poi, nel 2006, successivamente ad un mio viaggio a New York ho deciso di provare investendo nell’acquisto della mia prima macchina fotografica (una Lumix FZ50) e iscrivendomi ad un corso. Da allora la fotografia non mi ha mai abbandonato ed è parte integrante delle mie giornate. Anche senza macchina fotografica, si fotografa sempre e non è difficile per me fermarmi ad ammirare la bellezza di un’ombra particolare che si proietta sull’asfalto.

Un domanda classica che faccio sempre: cosa significa per te la tua fotografia ?
Domanda classica a cui è difficile rispondere. Risponderò in breve dicendoti che per me la fotografia è una di quelle cose che rende così bella ed affascinante la vita. Vivo la fotografia come un mondo misterioso ed affascinante che quotidianamente mi svela sempre qualcosa di nuovo. Spero di non annoiarmi mai e di continuare a ricevere senza interruzione stimoli perché altrimenti sarebbe davvero un peccato… Permettimi di salutare e ringraziare i partecipanti alla mostra “Poggio lo Sguardo”.
E’ anche merito loro se sei qui a farmi queste domande. Eccoli :
I fotografi:
Francesca Bolognesi
Nicoletta Bonfà
Michele Lazzerini (
http://www.flickr.com/mick_the_mic)
Irene Lazzarini Simone Lazzarini (
http://www.francesimo.it)
Franca Mollica (
http://www.francesimo.it)
Giulia Pagliaia (
http://www.flickr.com/photos/giuliagiulai)

 e i collaborari:
Andrea Daviddi Pamela Caprioli

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Grazie Angelo per  l’interessante contributo.
Per chi fosse interessato a vedere le immagini, la galleria della mostra è visibile a questo indirizzo su flickr  mentre alcune foto dell’allestimento e dell’inaugurazione possono trovarsi qui.

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Oggi il post è una domanda.
La fotografia non c’entra molto lo so, ma mi farebbe piacere avere un feedback concreto su quali sono le propensioni alla lettura dei frequentatori di questo blog.

Con che frequenza vieni su Pega’s photography blog a leggere i post ?
E’ una cosa quotidiana ed apprezzi il fatto che ogni giorno ci sia un nuovo articolo ? Magari hai attivato l’opzione che ti inoltra in automatico una mail quando c’è un aggiornamento ?
Oppure non hai mai tempo e non riesci a tornare spesso, perdendo magari qualche post che ti sarebbe piaciuto leggere ?

Ti ringrazio se vorrai partecipare. Basta un click sul sondaggio qui sotto.

🙂

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