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Giovanni

Giovanni da Linari - © Copyright 2011 Pega

Pensi che la tua miglior foto sia quella che ancora devi scattare?
Beh, in ogni caso, dai con calma un’occhiata al tuo archivio immagini o al tuo album online con gli scatti di quest’anno e poi scegli quella che considerari come la tua miglior foto del 2011.
È un piccolo esercizio che ti propongo di fare a conclusione di questo anno, alla ricerca di quella  che sceglieresti se ti fosse concesso di salvare una sola tra le tue foto realizzate negli ultimi dodici mesi.

Io ci ho provato ed ho scelto il ritratto di Giovanni.
È un’immagine che risponde a vari criteri che per il mio giudizio ne fanno una buona fotografia: la storia che racconta, il soggetto e la sua espressione insieme ad una decente qualità tecnica…
Ma c’è qualcosa di più.
Sono il significato, le sensazioni ed i ricordi dell’esperienza che accompagnano questa foto gli elementi che la rendono davvero importante per me.

La scelta è ovviamente molto personale e totalmente soggettiva, ma è un qualcosa che ti consiglio di provare a fare con i tuoi scatti a conclusione di questo anno di fotografie.
Se ne hai voglia inserisci pure il link alla tua “preferita 2011” in un commento a questo post.

E… BUON 2012!

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Miguel EndaraUseresti una stampante ad aghi per creare un pezzo d’arte? Si, intendo una dot matrix dei vecchi tempi, quelle con la testina e gli aghi inchiostrati. 
No? Nemmeno se questa stampante fosse “umana”?
Miguel Endara si è messo in testa un’idea ed ha realizzato un ritratto di suo padre usando una tecnica manuale a pennarello ispirata alle tecnologie di stampa a matrice di punti, che poi sono le stesse normalmente usate anche nel caso delle stampanti a getto d’inchiostro che spesso usiamo per portare su carta le nostre fotografie digitali.

Il lavoro di Miguel ha un fascino particolare perchè incrocia in modo suggestivo vecchio e nuovo, antico e moderno, manualità e tecnologia.
Il disegno e la pittura a punti hanno radici che affondano nel passato ed in tradizioni culturali importanti come quella del tatuaggio, ma anche rimandi a tecnologie ed automatismi che sono proprie del mondo delle immagini digitali, dei dot, dei bit, dei pixel.
Non è un caso che l’immagine del ritratto altro non sia che la faccia di suo padre appoggiata sulla lastra di uno scanner (digitale appunto).

Non so quanti pennarelli abbia consumato Endara emulando con precisione il comportamento di una stampante nelle oltre duecento ore che sono servite per realizzare i 3.2 milioni di punti che compongono il ritratto, quel che è certo è che il risultato ha un discreto fascino.
Il video sotto, per altro molto ben fatto, racconta il “making of” di questo piccolo capolavoro.

Lo sai cosa mi piacerebbe? Mi piacerebbe poter commissionare a Miguel Endara la stampa a mano di una mia foto digitale.
🙂

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Parlando con amici fotografi mi sono accorto che solo in pochi hanno sentito parlare del “long portrait. Si tratta di una forma espressiva che porta il concetto di ritratto oltre la fotografia.
Il classico ritratto fotografico congela un solo istante, il long portrait lo dilata in una sequenza video, in cui però il soggetto rimane confinato in una composizione che non varia ed a variare possono essere solo i dettagli dell’espressione del viso o del corpo.

E’ una tecnica non molto diffusa e non facile da far funzionare perchè risente, ancor più del normale ritratto fotografico, del rapporto tra fotografo e soggetto. Qui le emozioni o l’imbarazzo possono anche andare velocemente fuori controllo ed il confine tra capolavoro e banalità è quindi labilissimo, ma forse è proprio questo l’aspetto che ne determina il fascino e le potenzialità.

Il long portrait è apparentemente semplice da realizzare : si creano le stesse condizioni di un ritratto tradizionale ma invece di realizzare delle fotografie si gira uno spezzone video ad inquadratura fissa, senza aggiunte, senza musica o parlato. La durata può essere di alcune decine di secondi o qualche minuto.
I risultati che ne scaturiscono possono avere un’intensità veramente notevole.

Voglio riproporre un esempio che già citai un un vecchio post.
E’ un long portrait realizzato dal fotografo newyorkese Clayton Cubitt, un artista dallo stile crudo e molto diretto, che da tempo sperimenta questa forma di ritratto.
Cubitt ha chiesto alla modella Graciella Longoria di posare in un giorno particolare: il primo anniversario della morte del padre in un incidente stradale.

E’ un’opera forse discutibile e proprio per questo mi piace citarla. Può piacere o meno.

—–
Qui altri video e long portrait di Clayton Cubitt su Vimeo.

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The pointbreaker
The pointbreaker – © Copyright 2011 Pega

Un sorriso così non lo fingi.

Non lo puoi simulare perchè ti si stampa in faccia da solo, schietto e inconfondibile, con un’energia che arriva diretta a chi guarda, o fotografa.

E’ il sorriso di chi ha appena fatto qualcosa di bello, soddisfacente, qualcosa che lo ha fatto davvero star bene.

Ho postato alcuni giorni fa questo ritratto sul mio album Flickr, vedendo che molti commenti convenivano su ciò che anche a me era parso subito dopo lo scatto: l’aver carpito un’espressione così vera ed empatica da riuscire a strappare un sorriso a chiunque.

Ma non è mio il merito.

Tutto sta nella condizione in cui si trovava il soggetto della foto, quegli istanti in cui tornava stanco ma felice, da una magnifica cavalcata sulle onde.

E’ questa energia che trovo sia bellissimo cercare e trovare per un certo tipo di ritratti, un aspetto che si fonde nella foto in modo difficile da descrivere a parole ma che può essere percepito con facilità da chi osserva.

Prova a cercare questa condizione negli attimi che seguono momenti belli ed intensi. Scegli tu quali e con chi, poi scatta, ma senza lasciare che la macchina fotografica perturbi troppo il momento.

Saranno foto intense e forse anche molto intime, probabilmente non sempre adatte ad essere condivise on line, ma di sicuro significative.

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Oggi ti propongo un interessante video in cui il fotografo Jim Talkington ci mostra come sfruttare una situazione all’aperto per realizzare dei bei ritratti.
Jim parte posizionando la modella in modo che il sole la illumini da dietro, poi aggiunge un pannello riflettente per ottenere una corretta luce sul viso.
Il terzo step prevede l’aggiunta di una luce artificiale, in questo caso un flash con softbox che porta ad un risultato piuttosto professionale.

Si tratta di un setup veramente facile da realizzare, basta un piccolo flash, un softbox o un ombrello, un pannello riflettente, una giornata di sole e… una modella!

Qui il sito web di Jim Talkington

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Nel primo post dell’anno parlavo di un semplice progetto che mi sarebbe piaciuto svolgere nel 2011, un’idea che è il naturale proseguimento della divertente esperienza dell’Ipholaroid Project. Ho deciso di chiamare questo nuovo progettino “Weekly Ipholaroid portrait”.

Come è facile intuire si tratta di realizzare un ritratto fotografico alla settimana utilizzando uno strumento a cui mi sto affezionando: l’Iphone, con la sua basilarità ed una app che simula in modo semplice ma realistico la “qualità” Polaroid.

E’ forse solo un modo per fare qualche ritratto in più ed avere la “scusa” per chiedere alle persone di posare e farsi immortalare in modo semplice e spontaneo, cosa che personalmente non riesco mai a fare quanto mi piacerebbe.
Devo dire che è divertente e mi ricorda molto i vecchi tempi con la Polaroid vera… 🙂

Ecco quindi i primi frutti… che conto di poter via via pubblicare in un’apposita pagina del blog.

Luciano  Valentina  Cesarina
Federica PPP Filippo

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Theory and practice

Theory and practice - © Copyright 2010 Pega

Eccoci qua ma INNANZITUTTO BUON 2011!
Alcuni giorni fa, cioè in un post dello scorso anno🙂 parlavo di progetti passati, riusciti o meno.
E ora che siamo non solo in un nuovo anno ma addirittura in un nuovo decennio eccomi a raccontare, come ho fatto anche ad inizio 2010, i miei propositi fotografici per i prossimi dodici mesi.

Scrivere qui sul blog queste semplici idee ha come scopo quello di condividerle, aiutarmi a prendere un piccolo impegno per tutto il 2011 e stimolarmi a portarlo a termine.
Se vuoi accompagnarmi in questo esperimento ti propongo di fare altrettanto e scrivere in un commento sotto quali sono i tuoi progetti fotografici per l’anno appena iniziato.
Sarà divertente trovarsi tra dodici mesi e vedere insieme che cosa abbiamo combinato.

Dunque comincio io.
Per quanto riguarda progetti puramente fotografici, nel senso della pura produzione di immagini, voglio provare a svolgere nel 2011 un’idea che mi è venuta come evoluzione di due esperienze precedenti e che ho deciso di chiamare “The weekly Iphortrait Project”.
Si tratterà di produrre un ritratto alla settimana utilizzando uno strumento a cui mi sto affezionando proprio: l’Iphone che, con la sua basilarità ed una app che simula in modo semplice ma realistico la “qualità” Polaroid, sarà lo strumento fondamentale per questo filone inaugurato scorso anno con l’Ipholaroid Project. Saranno ritratti particolari, il più possibile significativi e spontanei, proprio a sottolineare la versatilità di un apparecchio fotografico a disposizione anche nelle situazioni più impensate.

Ci sarà poi una serie di quattro progetti “Season Holter”. L’holter fotografico è una serie di fotografie fatte ad intervalli molto regolari durante tutto l’arco di una giornata, proprio come accade con lo strumento diagnostico che porta lo stesso nome. Ne parlai in un vecchio post qui.
Non ho ancora deciso la frequenza con cui effettuerò questi scatti ma quel che è certo è che voglio fare una sequenza per stagione. Il primo Holter quindi è già alle porte… 🙂

Ovviamente c’è poi il blog, per me fonte di stimolo con i visitatori ed i partecipanti in continua crescita, a cui si affianca la prosecuzione dell’iniziativa degli Sharing Workshop  oltre alla sperimentazione di qualche photowalk di cui parlerò a breve nei prossimi post.

Aggiungo infine una piccola novità.
In dicembre, dopo aver partecipato ad un interessante evento, sono stato invitato a far parte di Photoexperience.
Nel 2011 sarò direttamente coinvolto in molte delle occasioni fotografiche ed iniziative promosse da questo interessante gruppo e sarà un piacere darne sempre massima informazione in anticipo qui sul blog.

Insomma anche quest’anno un sacco di roba… come al solito troppa carne al fuoco?
Verrà un rosticcio?
Vabbè… come mi è già capitato di dire… L’importante è divertirsi… 🙂

Ciao ed ancora auguri di un ottimo 2011!

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Christmas candle

Christmas candle - © Copyright 2008 Pega

Ebbene… 
Che cosa dire in questi giorni  se non Buon Natale ?

Ti auguro di passare delle giornate serene tra auguri, regali, amici, parenti e… tutto quello che questa ricorrenza tipicamente riserva.
E poi il Natale è anche una notevole opportunità fotografica.
Approfittane per fare dei ritratti. Specie se passi le festività in famiglia quale occasione è migliore del Natale per invitare le persone a farsi fotografare ?

Ti propongo un piccolo esperimento da fare per il pranzo o il cenone.
Prepara un piccolo set fotografico in un angolo della stanza, vicino all’albero ma in alternativa anche scegliendo e posizionando uno sfondo omogeneo. Fa in modo che la zona sia ben illuminata, se cel’hai piazza un flash ed ombrello.

Invita le persone a farsi fotografare via via che arrivano o comunque PRIMA del pasto, poi effettua una seconda serie di scatti chiedendo alle stesse persone di posare DOPO l’abbondante mangiata… Credimi, è da provare…

Buon divertimento e BUON NATALE.

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ComposerIgorStravinskyNewYorkDecember11946

Conosci questa foto?
E’ il famoso ritratto del grande compositore Igor Stravinsky scattato nel 1946 da uno dei più importanti fotografi ritrattisti del novecento: Arnold Newman.

Newman è noto per aver immortalato moltissimi personaggi famosi: da Picasso a Marilyn Monroe, passando per Chagall, Dalì e tutti i presidenti americani da Truman in poi.
Il ritratto fatto a Stravinsky nel suo studio di New York è senz’altro una delle icone della fotografia del secolo scorso ed anche di quello che fu lo stile di Newman: il “ritratto ambientato”.“Le persone esistono nello spazio”, diceva il fotografo americano, riuscendo a trasmettere all’osservatore l’essenza dei suoi soggetti immergendoli nel loro ambiente naturale. Una sorta di geniale unione tra la tradizionale fotografia di ritratto e quella di reportage.
Sono sempre affascinato dal cercare di comprendere il percorso creativo seguito nelle fasi di realizzazione di una fotografia e qui  ho avuto la fortuna di trovare un interessante documento: la serie di scatti effettuati da Newman proprio in occasione della sessione con Stravinsky.
Si tratta di un insieme di quindici fotogrammi scattati il primo dicembre del 1946, proprio nello studio del compositore e da cui è tratta la foto che è divenuta così famosa.

Stravinsky_set

E’ un esempio molto interessante in cui si apprezzano i vari tentativi del fotografo alla ricerca dell’inquadratura migliore per realizzare uno scatto significativo.
Con i primi fotogrammi Newman esplora alcune soluzioni diverse, alla ricerca di quale possa essere la strada giusta.
All’inizio appare anche la moglie del compositore, poi si passa ad idee diverse, fino a quando il fotografo sembra trovare la chiave nella forma sinuosa del coperchio del pianoforte, che forse richiama in qualche modo le simbologie del pentagramma.
Si concentra e si avvicina al risultato finale negli ultimi quattro scatti, posizionando Stravinski ad un lato.
C’è poi la traccia evidente della valutazione effettuata a posteriori sulle immagini. Si vedono i segni di selezione delle “preferite” e la decisa scelta di quello che sarà il prodotto finale, compreso il particolarissimo taglio: un bel “crop” per dirla con i termini odierni.

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